Terza stagione all’Ipag Sorelle Ramonda Montecchio, squadra con cui sta portando avanti un percorso che ormai da qualche tempo la vede fare la differenza sui campi di Serie A2 femminile. Giorgia Mazzon è una certezza della categoria sia per qualità che per attitudine, doti che le permettono di essere un perno del sodalizio veneto. Ecco le dichiarazioni dell’opposta classe 1998, in esclusiva ai nostri microfoni.
Per cominciare, quali sono state le sensazioni alla riconferma e come mai ha deciso di proseguire la sua avventura a Montecchio?
“Nelle prime due stagioni a Montecchio mi sono sentita a casa, mi è piaciuto l’ambiente che ho trovato e ho potuto apprezzare il modo di fare di una società che cerca sempre di migliorarsi. Avevo proprio la sensazione che restare anche quest’anno sarebbe stata la scelta giusta“.
Nelle scorse settimane è stata nominata capitana dell’Ipag. Cosa significa per lei ricoprire questo ruolo? Si sente addosso una certa responsabilità?
“Il ruolo di capitana è molto importante perché devi essere brava a mediare tra giocatrici e società. All’inizio ero un po’ spaventata e poco sicura di essere all’altezza di questo ruolo; però, piano piano ho capito di avere la possibilità di dare un’ulteriore mano alla squadra e allo stesso tempo diventare una ragazza più responsabile e organizzata“.
In campo, sarà più una capitana silenziosa o cercherà di mostrarsi come leader, spronando le sue compagne e aiutandole nella loro crescita personale?
“Siamo una squadra formata da giocatrici più o meno della stessa età, ma comunque spero di riuscire a trasmettere una parte di me a tutte le compagne e di crescere insieme a loro“.
Montecchio ha cambiato volto e pelle durante l’ultima off-season. Cosa ne pensa della nuova squadra?
“Mi piace molto la nuova squadra e mi ha fatto piacere trovare alcune ragazze che già conoscevo. Penso che quest’anno ci siano tanti caratteri diversi che messi insieme funzionano alla perfezione“.
Come procede la preparazione? E com’è lavorare con coach Eraldo Buonavita?
“Stiamo lavorando nel migliore dei modi, vedo grande impegno e voglia di fare in ogni allenamento. Con Eraldo mi sto trovando molto bene“.
Pronti, via e sarà subito derby in famiglia con sua sorella gemella Alessia, centrale di Macerata. State già vivendo l’attesa per questa partita? Che rapporto ha con lei?
“Sto aspettando con ansia la prima partita di campionato, ma solamente perché potrò rivedere mia sorella. Mi piace affrontarla in campo da avversaria, abbiamo un rapporto speciale e un giorno spero di giocare di nuovo in squadra con lei“.
È originaria di Cittadella così come una famosissima opposta di A1 come Paola Egonu. Non le piacerebbe incontrarla sui campi della massima serie? Cosa le manca per fare il grande salto?
“Certo, mi piacerebbe tanto provare ad entrare nel mondo dell’A1. Probabilmente finora mi è mancato il coraggio di fare un salto così importante“.
Quali sono i momenti del suo percorso pallavolistico che ricorda con maggior piacere?
“Momenti che ricordo sempre con grande piacere e porto nel mio cuore sono la promozione dalla B2 alla B1 con l’Argentario Progetto VolLei, le finali nazionali U18 che ho giocato a Crotone nel 2015 e la partecipazione all’EYOF con la nazionale nello stesso anno“.
Chiudiamo con domande e risposte rapide, a istinto. Chi è la giocatrice più matta, nel senso buono, con cui ha giocato nella sua carriera?
“Ce ne sono davvero tante… La prima che mi viene in mente è Federica Nonnati“.
La più ordinata e precisina?
“Senza dubbio Rachele Nardelli“.
La più completa dal punto di vista tecnico?
“Deja McClendon, statunitense con cui ho giocato al primo anno di A2“.
Qualcuno con cui sarebbe bello giocare, una volta nella vita?
“Non ci ho mai pensato, anche se ogni anno trovo sempre nuove giocatrici da aggiungere alla mia squadra del cuore“.
Uno sportivo da cui prendere ispirazione, fuori dal campo?
“Michael Jordan“.
Un suo pregio e un suo difetto.
“Pregio: sono brava ad ascoltare e aiutare le persone. Invece, difetto: sono super disordinata e mi preoccupo molto anche senza motivo“.
Un sogno al di fuori della pallavolo?
“Portare a termine gli studi in Psicologia e diventare Psicologa dello Sport“.
di Alessandro Garotta