Con le buone si ottiene tutto. Giovanni Gargiulo ci ha messo anche molto del suo per arrivare dove ha sognato sin da quando era bambino, o meglio fin dai tempi in cui giocava a tennis e poi, con i suoi stratosferici 210 cm, è stato magicamente trapiantato a Castellana Grotte. Un settore giovanile che, oltre a farlo crescere, gli ha donato quell’occasione per emergere che lui ha sfruttato per arrivare alla Gioiella Prisma Taranto, dove si sta imponendo come titolare: solo nella partita persa, ma bellissima, contro la Lube, ha siglato 16 punti.
“Il rammarico dopo la sconfitta contro Civitanova è rimasto. Non basta un punto, quando sei lì a giocarti il quinto set. Sono 15 punti in cui speri ovviamente di portare l’intera posta in palio a casa“.
L’esordio di Ljubo Travica in panchina, come la successiva sfida contro Modena, hanno fatto subito capire che con il nuovo allenatore l’obiettivo sarà quello di cambiare marcia.
“Per Ljubo e il suo lavoro che ha impostato fin dal primo giorno ho molto rispetto. Mi piacciono molto gli allenatori che richiedono massimo impegno e sacrificio come prima cosa. E le dirò, non è una cosa scontata. Mi ha colpito molto il fatto che abbia detto che dobbiamo uscire dal campo ogni domenica con la consapevolezza di aver dato quel qualcosa in più, al di là del risultato finale. Lei dice di cambiare marcia, io direi che dovremo virare verso la direzione in cui coach Travica deciderà di portarci“.
Intanto una cosa è certa: Gargiulo vira verso una stagione da protagonista.
“Ogni anno la Superlega diventa sempre più competitiva. Esserci è un buon risultato. Siamo riusciti ad ottenere due punti contro Trento e contro la Lube. Sono certo che il lavoro pagherà e credo che, pensando al percorso fatto, il fatto di aver giocato una Superlega con l’obiettivo di lottare per la salvezza sia stato un buon banco di prova“.
Quindi nei prossimi anni le piacerebbe giocare per qualcosa di più?
“Avrei certo curiosità di capire cosa significhi farlo. Oppure, sempre pensando alle squadre che le ho menzionato, capire cosa significhi un impegno totalitario, nel quale non ci sia in palio solo un campionato italiano, ma anche una Coppa internazionale“.
Quarto anno in Superlega. Curiosità: come mai sempre al Sud?
“Credo sia una fortuna, ma anche una responsabilità. Quando parlo di responsabilità intendo dire che i club più prestigiosi sono ubicati tutti al Nord. Per un uomo del Sud, io sono di Sorrento e sono pallavolisticamente cresciuto in Puglia a Castellana, restare qui sia una questione di volontà nel fare emergere una realtà nel quale fare business con la pallavolo o vincere a grandi livelli non è proprio semplicissimo. Essere a Taranto per il secondo anno lo considero una fortuna a livello umano e professionale, e contribuire a far crescere il movimento qui è una sorta di dovere morale, a maggior ragione per chi proprio dalla Puglia ha avuto modo di crearsi una carriera“.
Castellana ha dato i “natali” negli ultimi anni a lei, Cianciotta e Laurenzano, per dirne tre.
“Tre amici, tra l’altro. È un settore giovanile bello nel quale io ho cominciato tardi, a 15 anni. Facevo parte di una famiglia di tennisti, e nella quale, grazie all’attività di papà che gestiva una piscina, l’estate per me significava lavorare dopo la scuola. Un amico di mio padre mi propose di andare a fare un provino a Castellana. Papà mi permise di lasciare il lavoro e tentare questa strada, pur sapendo che nel volley ero praticamente a livello zero. Andai al provino senza particolari speranze o ambizioni. Quando mi dissero che a settembre sarei dovuto tornare a Castellana per iniziare gli allenamenti, non mi sembrò vero. Ed eccomi qua“.
Primo della classe di professione. Così si dice.
“(ride, n.d.r.) Più che altro volevo avere un titolo in tasca. I miei genitori hanno sempre dato grande importanza allo studio. Così mi sono laureato in Economia e Management delle Imprese Sportive. Chissà, potrebbe essermi utile per una carriera futura“.
di Roberto Zucca