Di A.G.
Esempi di coraggio e di forza di volontà nel mondo della pallavolo non mancano ed emergono soprattutto quando le cose non girano per il verso giusto, quando un giocatore, che sia o meno un campione affermato, è costretto ad un’improvvisa battuta d’arresto.
Una storia che ci ha colpito particolarmente è quella di Giulia Bellandi, ragazza toscana, classe 1990, con la passione per la pallavolo nelle vene, che ha dovuto fare i conti con un destino beffardo, ma non per questo si è lasciata piegare e, anzi, ha rilanciato. Costretta all’amputazione della gamba sinistra in seguito a un incidente in motorino all’età di 19 anni, Giulia è tornata in campo grazie al Sitting Volley con ancora più voglia e con straordinaria caparbietà, diventando presto la palleggiatrice della nazionale italiana e riuscendo a trasformare la disgrazia in un trionfo, umano e sportivo.
A distanza di un anno dalle Paralimpiadi di Tokyo, abbiamo voluto parlare con Bellandi del suo passato, dei suoi progetti e delle prospettive future di una disciplina che si sta imponendo sempre di più nel panorama sportivo italiano.
Ci racconti qualcosa di lei: chi è Giulia Bellandi e come ama definirsi?
“Sono una ragazza di 29 anni che lavora in banca e gioca come alzatrice nella nazionale italiana di Sitting Volley. Mi definisco una persona carismatica, leale, solare e ottimista”.
La sua vita è cambiata completamente dieci anni fa a causa dell’incidente in cui è rimasta coinvolta. Come ha trovato la determinazione a non arrendersi?
“Ci vuole determinazione, forza di carattere e coraggio per andare avanti, non buttarsi giù ed evitare di lasciarsi prendere dalla depressione. Per me sono state importanti anche tutte persone, dai miei cari ai miei amici, che mi sono state vicino e mi hanno aiutato in quel periodo difficile”.
Lo sport rappresenta davvero un’arma per sconfiggere i momenti difficili che ci possono colpire?
“Ho iniziato a giocare a Sitting Volley a cinque anni dal mio incidente, quando mi ero ormai ripresa dallo shock del momento, ma avevo ancora tanti tabù legati alla mia disabilità. Lo sport mi ha fatto conoscere un mondo nuovo con altre persone nelle mie stesse condizioni e con le stesse difficoltà: tutto ciò mi ha aperto la mente, facendomi sentire più sicura di me stessa”.
Quando ha scoperto che il Sitting Volley sarebbe stata la sua attività sportiva?
“L’ho capito quando sono entrata a far parte della nazionale e mi sono resa conto delle mie abilità e del potenziale che aveva quella squadra”.
Quali sono le differenze più significative a livello tecnico tra il Sitting Volley e la pallavolo nella sua concezione classica?
“Le differenze principali sono tre: nel momento in cui si tocca la palla una parte del busto deve toccare terra e perciò non ci si può alzare da terra; se c’è un contrasto a muro per più di tre secondi l’azione viene ripetuta e infine la battuta può essere murata. Per il resto, il Sitting Volley è molto simile alla pallavolo, soprattutto negli schemi di gioco e nell’agonismo in campo”.
Parliamo della crescita del movimento: il Sitting Volley è promosso in maniera adeguata e con una corretta visibilità nel panorama sportivo italiano?
“Il Sitting Volley è una delle ultime discipline che la realtà degli atleti paralimpici ha abbracciato e solo da pochi anni si giocano il Campionato Italiano e il Torneo Interregionale Rotary, una competizione che chiama a raccolta molte squadre. Finché questa disciplina rimarrà limitata ai canali del settore, non avrà una visibilità e una diffusione adeguata. Perciò, credo che si possa fare molto di più, a partire dalla promozione del Sitting nelle scuole”.
L’ultimo Campionato Europeo ha lasciato in dote la prima storica medaglia di una nazionale italiana di Sitting, e soprattutto il pass per i Giochi Paralimpici di Tokyo 2020. Che cosa rappresenta l’argento conquistato in Ungheria?
“La medaglia d’argento vinta agli Europei e il conseguente pass per le Paralimpiadi rappresentano il coronamento di un sogno condiviso da tutta la squadra. Sembravano obiettivi inarrivabili, ma siamo riuscite a raggiungerli con impegno, lavoro e costanza, dopo un percorso in cui ci siamo diventate un gruppo sempre più affiatato”.
Quali sono i suoi obiettivi per la stagione 2019-2020?
“L’obiettivo è arrivare all’appuntamento paralimpico al top della forma: siamo contente di aver staccato il pass per Tokyo, ma ora vogliamo ottenere anche un buon piazzamento e salire sul podio”.
Quali sogni ha per il futuro?
“Sono molto ambiziosa e mi sono prefissata obiettivi importanti sia a livello sportivo sia in ambito lavorativo, anche se, ad oggi, è difficile coniugare le due attività; perciò, un giorno mi piacerebbe lavorare in una federazione sportiva e, quando smetterò di giocare, diventare team manager della nazionale di Sitting Volley”.