Di Redazione
Medaglia d’oro alle Olimpiadi di Sydney 2000, argento ai Mondiali 1998, campione d’Europa nel 2001: sono soltanto alcune delle voci dell’infinito palmares di Goran Vujevic, campione indimenticabile con la maglia della Serbia ma anche per il pubblico italiano, e da qualche anno dirigente della Sir Safety Conad Perugia. Giovanni Saracino lo ha intervistato per il Corriere di Taranto, ripercorrendo i suoi trascorsi con la maglia della squadra pugliese, ma non solo.
“Rispetto a quando giocavo io – dice Vujevic – la pallavolo è diventata molto più fisica. Si sono fatti strada giocatori molto alti e molto potenti ma tecnicamente non dotatissimi. Ormai nei settori giovanili il lavoro è impostato più sull’aspetto fisico che sulla tecnica. Penso che i giocatori tecnici, come lo sono stato io, non farebbero fatica a giocare oggi dove si fischiano meno doppie in palleggio, dove si permettono tante palle sporche, si concedono tanti tipi di tocco, anche in attacco, che prima venivano fischiati. Diciamo che oggi, per amor dello spettacolo, tutto è concesso proprio per far si che la palla possa rimanere in gioco quanto più possibile. Di converso posso dire che tanti giocatori attuali in passato il campo non lo avrebbero visto facilmente perché meno attrezzati tecnicamente“.
Perché ha intrapreso la carriera di dirigente e non quella di allenatore? “Allenare avrebbe comportato per me troppi spostamenti – spiega il campione serbo –, avrebbe significato vagabondare per il mondo ed una volta che prendi questa via non si torna più indietro. Non faceva per me anche perché a Perugia ho la famiglia ed allontanarmi da essa sarebbe stato un sacrificio. Ho trovato un club serio ed organizzato che mi consente di lavorare serenamente e di non spostarmi troppo“.
E a proposito della crescita di Perugia, Vujevic ha solo parole d’oro: “Il segreto è la passione e l’entusiasmo di tutti i dirigenti, in testa il presidente, che è il primo tifoso. Ciò ha consentito in tempi brevi di fare degli enormi salti di qualità che nessuno si aspettava. Abbiamo atteso il nostro momento, perso finali scudetto, ma poi siamo riusciti ad arrivare in vetta ed abbiamo costruito credibilità e basi solide per poterci permettere di portare da noi i giocatori più forti al mondo e di lottare ogni anno per vincere qualcosa“.
Infine una battuta sul ritorno di Taranto in Serie A: “Non posso che esserne contento. La città di Taranto merita di rivivere le emozioni provate nel passato. La società mi sembra abbia un progetto ambizioso, hanno messo su in poco tempo una squadra che ambisce a tornare in Superlega, se non immediatamente, a breve“.
(fonte: Corriere di Taranto)