Di Roberta Resnati
Una Coppa dei Campioni ed una Supercoppa italiana. È questo il curriculum indoor, che forse non tutti conoscono, della campionessa di beach Greta Cicolari. Si, perché oltre ad un Europeo, un oro ed un argento ai Giochi del Mediterraneo, 7 podi nel World Tour e soprattutto un’Olimpiade disputata sulla sabbia, Greta vanta un passato anche da giocatrice di pallavolo ad alto livello.
L’abbiamo intervistata due ore prima dell’incontro, nel quale la sua Golden Tulip Volalto 2.0 Caserta affrontava la Saugella Monza, la partita che segnava il suo ritorno su quel taraflex che aveva lasciato tanto tempo fa (l’ultima stagione in serie A1 è datata 2008-2009, a Chieri).
Un ritorno importante, sentito e con tanta voglia e tante emozioni, che però non ha potuto mettere in campo: nel corso del primo set, ricadendo dopo un attacco, si è procurata un infortunio la cui entità è ancora da verificare (la diagnosi iniziale è di distorsione al ginocchio e probabile distacco parcellare della testa del perone). Il giorno successivo alla partita, come se non bastasse, sono arrivati la sconfitta a tavolino e una pesante sanzione alla società proprio a causa dell’illegittimo utilizzo della stessa Cicolari.
Dopo dieci anni torna al primo grande amore, come mai?
“Sono in pace con il mondo (ride, n.d.r.), stavo facendo altro, ho la mia scuola di Beach e quest’anno mi ero tenuta tanto tempo libero per rimettermi in forma. Avevo voglia di stare bene, questa occasione mi è piovuta dal nulla, il mio compagno non sta più giocando quindi abbiamo deciso insieme: ma sì, facciamolo!”
A 37 anni come si affronta una sfida del genere, con che spirito?
“Molto diverso da quello di dieci anni fa: quando sei giovane vivi le partite con angoscia, ti guardano le statistiche, la prestazione, la palla più a destra o più a sinistra. Adesso, un po’ perché vengo dal Beach Volley, un po’ perché non ho neanche gli allenamenti della pallavolo sulle gambe, la pressione su di me non è alta. Sono più matura, capisco molto di più i meccanismi di gioco, gli equilibri, l’importanza di un pallone, la vivo molto più serenamente“.
Quanto è cambiata la pallavolo femminile dai tempi in cui giocavi in A1?
“Totalmente cambiata: la velocità è doppia, la palla alta non esiste più, poche direzioni, tanta forza atletica, tanta precisione dei palleggi, molta fisicità a discapito della tecnica. Somiglia sempre di più alla maschile, si attacca da tutte le parti, più è veloce è meglio è. Molto figo! Infatti sono molto curiosa di vedere, ho fatto tre allenamenti e non ho idea di cosa mi troverò di là, ma sicuramente sarà un primo test“.
In questo 2020 sei anche tornata sulla sabbia disputando il tuo primo torneo federale, come è stato?
“Non mi sono divertita. È nato tutto perché mi volevo rimettere in forma. L’anno scorso ho avuto una brutta allergia alimentare, ho rischiato molto, mi imbottivo di cortisone, mi ero un po’ gonfiata; non mi sentivo bene, non mi sentivo più me stessa, e da quest’ estate ho cambiato stile di vita. Mi sono posta degli obiettivi come andare in palestra, fare delle cose che quando non sei più una professionista non fai, e da lì è arrivata la voglia di tornare ad allenarmi e fare questo torneo, che però non è andato come speravo“.
La scuola di Beach come sta andando?
“Benissimo. Mi piace molto, i miei corsisti sono sempre fantastici. Quest’anno ho dedicato due giorni a Milano e mi sono tenuta il resto del tempo libero, proprio perché era un anno particolare della mia vita. Il mio obiettivo è di aumentare l’impegno la prossima stagione, facendo almeno un giorno in più qui a Milano, perché le richieste stanno arrivando e al momento non riesco a garantire tutti i livelli“.
Ci sono degli atleti di prospettiva nel Beach Volley in Italia?
“No, c’è tabula rasa, non c’è settore giovanile, non ci sono investimenti, non ci sono soldi, non c’è voglia, non c’è la Federazione dietro al movimento. Soprattutto nel maschile, dove potrebbe esserci più bacino, in quanto il Beach Volley è sempre più atletico e i ragazzi sono sicuramente avvantaggiati“.
Un consiglio che daresti ad una ragazzina che si avvicina al Beach Volley. Una caratteristica che bisogna avere?
“Devo essere sincera, le premesse non ci sono, questo sport attualmente in Italia non è considerato, non ci sono soldi ed è molto molto difficile perché non c’è un progetto neanche a livello nazionale. Però, se nonostante tutto qualcuno vuole provarci, è necessario tanto lavoro sulla sabbia, tanto lavoro mentale e… un grosso in bocca al lupo perché potrebbe essere un’impresa molto ardua!“.