Di Stefano Benzi
É stata un’annata davvero difficile, per tutti: contratti non onorati, società costrette ad accorparsi, a cancellare il proprio programma sportivo. Altre che si sono allenate a singhiozzo, per moltissimi mesi (quasi tutti hanno cominciato ad agosto) alternando poche settimane di ritmi frenetici a lunghi periodi di sedute ridottissime e senza partite.
É evidente che quello che stiamo vivendo finirà sui libri di storia e verrà ricordato negli anni a venire come una calamità. Ma in tutta onestà lo scorso anno ci avevano quasi convinto che in un anno ne saremmo usciti. E invece no. E mentre ci sono società che ritirano tutte le proprie squadre giovanili (l’Academy Ancona), un club come Casalmaggiore che ha fatto miracoli per arrivare alla fine della stagione e forse dovrà ritirarsi dai playoff, mentre molti giocatori – soprattutto a livello amatoriale – chiedono di sospendere tutto, non sappiamo più che cosa aspettarci. É tutto davvero molto confuso.
Aggrappati alla nostra vita
Ci vuole una canzone che trasudi ottimismo e resilienza. E l’abbiamo ritrovata qualche giorno fa ascoltando la radio e uno di quegli orrendi remix che prendono brani di successo di alcuni anni fa spolpandoli e decontestualizzandoli. Il lavoro di riconfezionamento è orrendo: ma l’originale era un piccolo capolavoro pop. Le Wilson Phillips sono uno trio americano nato a cavalli tra anni ’80 e ’90 in California. La splendida Chynna Phillips è la figlia di John e Michelle Phillips, fondatori dei Mamas and Papas; Carnie e Wendy Wilson sono le figlie di Brian Wilson, il leggendario fondatore dei Beach Boys. Le tre ragazze, amiche dalla nascita, ne hanno passato di tutti i colori con genitori che hanno vissuto la loro esistenza tra LSD, amore libero ed eccessi. Sole, mentre una di loro è alle prese con una brutta dipendenza da alcol e un’altra sta combattendo con drammatici disturbi alimentari, si chiudono in una casetta a Venice Beach e compongono alcune canzoni. Una di queste si intitola “Hold On”: parla di un rapporto che non funziona, del desiderio di ricominciare. La parola d’ordine del brano è ‘amor proprio’: “Un giorno qualcuno ti farà venire voglia di voltarti e andartene, perché le cose possono cambiare, possono andare a modo tuo. Tieni duro un altro giorno e le cose andranno come dovranno…”. Fu un grandissimo successo mondiale. Il fatto che qualcuno lo ripeschi in piena pandemia adattandolo a rime e ritmi da trap fa capire che certi messaggi, mai come ora, sono attuali.
Come diceva qualcuno, non basta. Ma aiuta.
Una versione live molto recente di “Hold On” delle Wilson Phillips che sono ancora in piena attività.
Per la cronaca, Chynna è la bionda. Carnie è la sorella Wilson più in carne, a destra. Wendy è quella a sinistra. Se volete vedere quanto erano splendide all’esordio cliccate qui.
Il mondo intorno: c’è ed è bellissimo
Esiste però anche un brano italiano di molti, molti anni fa, di un gruppo italiano che ha avuto una vita degna di una fiction. La prima versione di grande successo dei Matia Bazar era quella con Carlo “Bimbo” Marrale alla chitarra, Piero Cassano alle tastiere, la deliziosa Antonella Ruggiero cantante solista e i compianti Aldo Stellita e Giancarlo Golzi, basso e batteria. Tornati da un tour mondiale che li aveva arricchiti in modo smisurato e del tutto imprevedibile in pochissimo tempo, i cinque Bazar tornano a Genova e cercano di capire cosa registrare. Discutono, litigano, minacciano di separarsi. Finiscono per parlare più di soldi e distrazioni che di musica. Fino a quando uno dei cinque alza la voce e dice… “che stiamo facendo? Stiamo buttando via tutto a causa di stupidi egoismi”. La voce era quella del compassato Aldo Stellita, il poeta della band, un hippy italiano, che poteva essere nato in California e invece era figlio di genitori siciliani trapiantati in Riviera.
Straordinarie doti poetiche con un gusto creativo fuori dal comune. Aldo era sempre quello che metteva ordine: il palco con tutti i cavetti sparsi, le bottiglie in giro… “Ragazzi mettiamo ordine, dobbiamo suonare”.
La band si ricompatta, e scrive una canzone che prevede a una melodia rock italiana e molto intima con un crescendo finale che esplode in un esercizio lirico. Perché Antonella e aveva studiato lirica e aveva una voce impressionante ma anche perché la cosa funzionava. E se lo faceva Freddy Mercury, Antonella poteva farlo anche con i polmoni collassati.
Nasce “C’è tutto un mondo intorno”: “Se per caso un giorno o l’altro ti trovassi solo, corri senza indugi, forse è il sole che tu vuoi… e se il tempo ormai usato se ne va, e ti senti un naufrago che scruta da solo il blu, quella fiamma è la tua zattera”. La band fa pace di fronte a un’armonizzazione deliziosa e a un testo genuino, quasi infantile che diventa uno dei loro successi più amati. Carlo Marrale di questa canzone dice… “in quel periodo avevamo perso la bussola, scrivere ‘Mondo intorno’ ci ha riunito e dato una direzione”.
I Matia Bazar, anche dopo l’uscita di Cassano, sostituito prima da Mauro Sabbione e poi da Sergio Cossu, resteranno uniti intorno ad Antonella, Aldo, Giancarlo e Carlo per molti anni scrivendo molti altri capolavori. Forse la pop band italiana migliore di sempre.
Concerto alla TV Svizzera, 1981: una delle migliori versioni live di sempre di “C’è tutto un mondo intorno” dei Matia Bazar.
La prima coppa non si scorda mai
Festeggiamo due coppe: Powervolley Milano ha conquistato il suo primo trofeo internazionale alzando ad Ankara la Challenge Cup maschile. Due vittorie per 3-2 sullo Ziraat Bankasi di Giampaolo Medei, una formazione tutt’altro che comoda. Una vittoria sofferta figlia di un successo durissimo a Milano e di una vittoria al quinto set in Turchia in rimonta dominando quarto set e tie-break. Onore ai meriti di Powervolley che quest’anno ne ha passate di tutti i colori arrivando a giocarsi l’accesso alle semifinali di Superlega e conquistando un trofeo prestigioso. Una squadra di forte contrasto: da una parte la carica emotiva di Piazza, spesso incontenibile, dall’altro il garbo quasi troppo educato di giocatori come Ishikawa e Piano. Che giustamente ha deciso di coccolare la sua coppa alzata in qualità di capitano, a letto.
Al garbo vincente di Milano proponiamo un brano sguaiato di una strepitosa band folk-punk irlandese, i Pogues che nella loro “Fiesta!” sintetizzano in pochi tratti sproloquiati da quel beone del loro cantante, Shane McGowan, tutto il necessario per una festa come si deve: “Brandy e Corona, calamari e maccheroni, un menestrello e una ‘cosciona’, il bingo, il menestrello, donne di facili costumi e una botte sempre piena”. Mettiamoci pure la Challenge Cup.
Il video originale di “Fiesta” dei Pogues, per avere un’idea di quello che la canzone scatena dal vivo potete cliccare qui
Perché… la seconda la buttiamo via?
Citazione doverosa anche per Saugella Monza che conquista la sua seconda coppa internazionale in due anni alzando la Coppa Cev, che fa il paio con la Challenge Cup vinta nel 2019. Un percorso netto streopitoso quello della squadra di Marco Gasperi che ha eliminato strada facendo Bekecscabai, Ub, Tent e Galatsaray concedendo un solo set in cinque partite: finali dominate, due 3-0 secchi e autorevolissimi a Monza e a Istanbul.
Della Saugella piace lo spirito. In campo come fuori le ragazze se la godono, sorridono, si tengono testa l’una con l’altra e dimostrano anche di divertirsi, oltre che di divertire. In uno sport sempre più stressante, quasi tossico ai massimi livelli, non è cosa da poco. Vincere aiuta, ma anche divertirsi nello spirito giusto della competizione è fondamentale.
Alle ragazze dedichiamo una canzone che crediamo piacerà molto anche a loro. Visto vestono il rosa e l’azzurro ecco “Pretty in Pink”, splendido brano easy rock degli Psychedelic Furs scritto per la colonna sonora dell’omonimo film la cui protagonista era la deliziosa Molly Ringwald. Che un po’ ci ricorda la Saugella. Molly era bellissima nella sua atipicità, diversa da tutte le altre supermodel esplosive dell’epoca. Capelli rossi, sorriso malizioso e accattivante. La classica bellezza non bella che ti fa perdere la testa. Perché essere forti e vincere tutto è figo. Ma essere vincenti, quando sei un outsider, è moooooolto più figo.
Il video originale di “Pretty in Pink” nel quale compare anche Molly Ringwald.