Foto Instagram Earvin Ngapeth

Hit Parade: quando la rabbia chiama, prendila con filosofia

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Di Stefano Benzi

La settimana scorsa, approfittando dello sfogo del presidente della Top Volley Cisterna per i risultati della sua squadra che lo avevano fatto profondamente arrabbiare, abbiamo creato una playlist di cinque brani estremamente energici, adeguati a uno sfogo anche fisico. Avevamo promesso per questa edizione della nostra Hit Parade qualcosa di completamente diverso, un’atmosfera soffusa e adatta a chi in un momento di rabbia profonda cerca di prendere le cose con filosofia.

Ad ispirarci c’è la notizia di Earvin Ngapeth che in pochi giorni ha litigato e (forse) fatto pace con lo Zenit Kazan. Ma la fine della vicenda è ancora tutta da chiarire. Il fuoriclasse francese se ne è tornato in Francia senza autorizzazione, poi – tramite il proprio agente – ha chiesto di poter rientrare in squadra. La vicenda è ancora in definizione; il giocatore – non è la prima volta che si rende protagonista di episodi del genere, ed evidentemente si rende conto di avere esagerato – sarebbe anche disposto a pagare e chinare il capo. Allo Zenit fanno sapere che in qualche caso bisogna anche “abbassare il livello dello scontro“. Soprattutto quando in ballo c’è un ingaggio che costa un sacco di soldi e la garanzia di avere in squadra uno dei giocatori più forti del mondo.

Ecco la nostra playlist, perfettamente in linea con il secondo grado di accettazione di sfortuna e contrarietà: sopportare e tirare avanti, fare quadrare le cose. Prenderla con filosofia… Sperando che serva. Nel caso fatecelo sapere. Ogni commento sarà gradito.       

1) Prendila leggera

“Take it Easy” degli Eagles è il brano per eccellenza di chi alla sfortuna o alla cattiveria cerca di opporsi con un’energia positiva. Il titolo – prendila facile – è diventato un modo di dire di uso comune non solo negli Stati Uniti ma in tutto il mondo dopo l’enorme successo di questo brano che ormai ha quasi 50 anni di vita (fu pubblicato nel 1972). L’autore del brano, tuttavia, non fa parte degli Eagles: si tratta di Jackson Browne.

Cantautore americano raffinato, autentica bandiera della west-coast, Browne aveva scritto il brano per sé: ci credeva talmente tanto che lo aveva inserito nel suo primo album. Ma il testo non lo convinceva… fece ascoltare il brano al suo amico Glenn Frey (al centro nel video con la camicia a quadrettoni), chitarrista e fondatore degli Eagles, che gli corresse gran parte della canzone che ne uscì completamente trasformata. Browne ne fu entusiasta: e decise di ‘regalargliela’.

Frey, scomparso non molto tempo fa, inserì un assolo, un paio di altre righe (“Sono all’angolo di una strada di Winslow, in Arizona e lo spettacolo più bello da vedere è una ragazza su un furgoncino Ford che rallenta per guardarmi…”), il coretto alla fine. L’assolo venne affidato a Joe Walsh (chitarrista con la bandana rossa sulla testa). E gli Eagles debuttarono con questo singolo al primo posto delle classifiche americane del 1972. Un manifesto programmatico del buonumore che continua a contagiare milioni di persone e intere generazioni.

Il video è tratto dal meraviglioso doppio album “Eagles Live”, uno dei dischi più venduti di sempre.

https://www.youtube.com/watch?v=1bF01Z0XWj8

2) Ci si vede da Mary

Immediatamente dopo i terribili fatti del 2001 con l’attentato delle Torri Gemelle, Bruce Springsteen pubblica un album capolavoro che si intitola The Rising. Forse il suo disco più bello dopo “The River”. É  un lavoro intenso, emozionale, sofferto, una vera e propria catarsi di fronte a qualcosa di drammatico che ha gettato tutto il mondo nel caos e nello shock. Dall’11 settembre 2001 il mondo non è più stato lo stesso: il modo in cui viaggiamo, entriamo in aeroporto o in stazione è drammaticamente cambiato per sempre. E tutto fa pensare che anche questo 2020 lascerà una impronta molto forte.

Bruce Springsteen analizza il lutto, il dolore, lo sgomento: ma esorcizza il tutto con un paio di brani che sanno di casa e di festa. Su tutti Mary’s Place. La band deve suonare, ma le nuvole lasciano presagire l’arrivo di un gran temporale. L’acquazzone rischia di rovinare lo show: bisogna trovare un posto al riparo: “Visi familiari intorno a me e risate che riempiono l’aria. I mobili fuori dal portico, la musica alta, ti sogno tra le mie braccia. Mi perdo nella folla. Lascia che piova, lascia che piova… ci si vede da Mary e faremo festa. Vediamoci da Mary… come si vive con il cuore spezzato? Vediamoci da Mary, il tuo album preferito è sul giradischi, la puntina scende, prego… e alzo il volume”.

Indimenticabile la versione live suonata da Springsteen a San Siro il 28 giugno del 2003 sotto un diluvio mai visto. Questa la sua versione dal concerto indoor di Barcellona del 2002 con la presentazione della sua band…

3) Lasciatemi ballare

Non è il solito rock che – ammettiamo – prende spesso il sopravvento nelle nostre playlist, ma un brano pop, che più pop non si può. Non è così facile scrivere una canzone ruffiana, bella, divertente, destinata a piacere a nonne e nipoti. Ma Can’t stop the feeling lo è. D’altronde è stata scritta da produttori che sanno esattamente come si crea un successo: gli svedesi Max Martin e Johan Shuster sono quelli che hanno  creato Britney Spears, Christina Aguilera, Katy Perry e i Maroon5 scrivendo incidentalmente anche per P!nk, Taylor Swift, Adele, Avril Lavigne e Ariana Grande. In due hanno venduto come autori e produttori quasi mezzo miliardo di dischi.

Justin Timberlake ha preso una canzone che è un capolavoro di disimpegno, ottimismo, allegria e le ha dato tutto il resto: forma, voce, immagine e ballo. La canzone racconta il sogno di chiunque: Prendere una giornataccia e trasformarla in qualcosa di magico: “Il sole mi splende addosso e la musica muove i miei piedi, ti guardo e mi muovo in un modo fenomenale… non riesco a smettere, devo ballare, ballare e ballare. Non vedo nient’altro tranne mentre balli, balli e balli. Nessuno se ne andrà tanto presto di qui, quindi continua a ballare. È nell’aria, è nel mio sangue, scorre veloce e non c’è bisogno di razionalità, niente autocontrollo, volo oltre il soffitto fuori dalla mia comfort-zone…” Chiunque, ascoltando questa canzone, sente l’insopprimibile desiderio di sorridere e lasciarsi andare. Poche canzoni riescono a essere così contagiose.

Questa è la versione che Timberlake ha offerto alla notte degli Oscar del 2017 facendo ballare tutti, superstar e attori. Pure Michelle Obama. Timberlake voleva ricreare l’energia della scena del ballo finale di “Dirty Dancing”. Nel brano il cantante ha inserito un’altra perla da sottolineare come “Lovely Day” di Bill Withers. Bellissima l’immagine in cui Justin balla con la moglie, la splendida Jessica Biel.

4) Sole e mare, e cucciolotti

Gli Weezer sono un gruppo straordinario, davvero poco conosciuto nel nostro paese. Saranno in tour (speriamo, per lo meno…) con i Green Day in Italia a giugno. Ormai vanno per i trent’anni. Famosi per il video di “Buddy Holly” – quello nel quale fanno il verso a “Happy Days”, uscirono nel 2001 con la deliziosa Island in the Sun, tre minuti abbondanti di immagini solari e divertenti che ricordano un’adolescenza spensierata e senza inibizioni. “Andremo alla deriva nelle acque di un’isola assolata, giocheremo e ci divertiremo e la cosa mi fa stare così bene che il cervello mi scoppia. Scapperemo insieme e non ci sentiremo mai più meglio di così…”

Esistono due video di questa canzone: ma quello più bello è stato girato in un parco vicino a San Diego con decine di cuccioli che giocano con i quattro componenti della band.

5) Teniamo duro e tiriamo avanti

Una giusta via di mezzo tra i brani ruvidi e arrabbiati di settimana scorsa e quelli disimpegnati e un po’ ingenui di questa playlist è rappresentata da (Keep on) Rocking in the Free World, inno alla libertà e al disimpegno di Neil Young. Il cantautore canadese la scrisse nel 1989 quando stava preparando il suo primo tour in Unione Sovietica. All’ultimo istante il governo del Cremlino disse ‘niet’ e il tour venne cancellato. Neil Young uscì con il suo chitarrista “Poncho” Sampedro e davanti a una tequila chiese: “Cosa può fare un artista di fronte a una ingiustizia del genere?“.

La risposta di Sampedro diventò il titolo e gran parte del contenuto della sua canzone più bella di sempre: “Si tira avanti a fare rock and roll, fino a quando non vivremo in un mondo davvero libero”. La canzone in una forma estremamente semplice e coinvolgente è stata suonata da decine di artisti: Ramones, Bruce Springsteen, U2, Big Country, ma soprattutto dai Pearl Jam, che la imbracciano come un’arma scarica alla fine di ogni loro concerto: luci accese, pubblico in piedi, un urlo liberatorio che non è rabbia fine a se stessa, ma profonda autodeterminazione.

Non rinunceremo mai a cantare e suonare fino a quando il mondo non sarà completamente libero. Un messaggio consapevole e ottimista che vuole cambiare il mondo con la forza del pensiero, del contenuto e della positività. Chi non conosce questa canzone la troverà liberatoria, ipnotica, universale.

Il video si riferisce al dirompente ultimo brano dei Pearl Jam a Toronto il 12 settembre del 2011. Sul palco, in giaccone di pelle nera e panama bianco sale a sorpresa anche il grande Neil Young. Un brano di 12’ in una scaletta di oltre quattro ore… La canzone fu eseguita senza prove: la band non sapeva nemmeno che Neil Young sarebbe salito sul palco e reagisce in modo sorpreso e commosso.

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