Di Eugenio Peralta
Nello scorso weekend alla Unipol Sai Arena, per assistere alla final four di Del Monte Coppa Italia, c’era anche una vera e propria leggenda: Hugo Conte, considerato uno dei più grandi giocatori di sempre, protagonista del campionato italiano per quasi vent’anni e ormai di casa nel nostro paese. A lui abbiamo chiesto un parere sulla spettacolare finale tra Civitanova e Perugia, ma anche sulla situazione dei due movimenti pallavolistici che hanno segnato la sua carriera, quelli di Argentina e Italia.
Che final four ha visto a Casalecchio?
“Innanzitutto due semifinali di altissima qualità e poi una finale favolosa, tra due squadre che sono sicuramente le più forti al mondo. Se giocassero le Olimpiadi, andrebbero senza dubbio a medaglia. Il livello generale è stato veramente molto alto e l’evento organizzato come sempre alla grande, per tutto il contorno, il pubblico e l’atmosfera che si respirava“.
Dopo quel quarto set strappato ai vantaggi da Perugia, il tie break è stato dominato in maniera un po’ inattesa dalla Lube. Lei che idea si è fatto del finale di partita?
“Non è sempre facile valutare cosa succede nella testa dei giocatori: a volte chi perde il quarto set in quella maniera entra in campo malissimo nel tie break, perché continua a ripensare alle occasioni perse. Altre volte invece è la squadra che ha vinto ad aver consumato tutte le energie, soprattutto quando è sempre stata sotto nel punteggio e costretta a rincorrere. Il calo di Perugia nel quinto set, però, è difficile da capire, considerando la presenza di tanti giocatori esperti“.
Questa sconfitta potrebbe essere un peso psicologico per la Sir nelle prossime sfide tra le due rivali?
“No, credo che si ripartirà da zero. Non mi fido di chi guarda soltanto i numeri: le statistiche servono a darti più dati, ma poi contano la qualità, la voglia e la motivazione delle due squadre. Per una squadra la motivazione può essere continuare a vincere, per l’altra vendicare la sconfitta: sono convinto che, se si ritroveranno contro in altre finali, ognuno giocherà per vincere senza pensare a quello che è successo prima“.
La finale è stata anche la partita più lunga di sempre, quasi come ai tempi del cambio-palla. Chi vorrebbe ridurre i tempi non sarà contento: cosa si potrebbe fare in questo senso?
“Credo che l’unica cosa che si potrebbe tagliare sono i Video Check che, se sommati, prendono un bel po’ di tempo. Ma toglierli sarebbe una pazzia, sono stati uno straordinario passo in avanti per la pallavolo e danno una mano gigantesca a tutti. Non vedo dove si possa guadagnare altro tempo: del resto credo che questa partita sia stata un’eccezione, favolosa per gli spettatori, anche se i giocatori erano distrutti“.
L’Argentina ha portato due squadre alle Olimpiadi e sembra attraversare un grande momento pallavolistico…
“Storicamente in Argentina abbiamo una realtà molto importante fin dagli anni Ottanta, grazie anche a una cosa straordinaria che esiste solo da noi e in Brasile: le polisportive, club con un sacco di campi interni esterni su cui si può giocare praticamente sempre. In questo modo ogni giocatore passa tanto tempo a divertirsi anche al di fuori dei suoi allenamenti, si creano un sacco di situazioni favolose per “giocare” nel vero senso della parola. Infatti le nazionali giovanili vanno quasi sempre a medaglia o sono comunque tra le prime al mondo, proprio perché i giovani hanno la possibilità di crescere in questa situazione ideale“.
E alla nazionale maggiore cosa manca per essere al top?
“Il problema, quando si passa all’età adulta, è che tanti ragazzi passano alla pallacanestro: il basket è molto più organizzato, ha una storia straordinaria in Argentina e tanti esempi da seguire. I giocatori della nazionale, comunque, quando raggiungono un certo livello si trasferiscono all’estero, fanno esperienza internazionale e continuano a crescere. Per quelli che rimangono nel campionato argentino è un po’ più difficile, perché sono solo 3 o 4 le squadre di un certo livello, di più non si riesce a fare“.
L’Italia invece come la vede, in chiave Tokyo?
“La vedo molto bene, ha in rosa giocatori che ancora possono crescere tanto, altri ancora giovani ma già di livello altissimo, e tutti con competizioni importanti giocate e vinte nel loro curriculum. L’Italia sarà senza dubbio protagonista alle Olimpiadi, poi vedremo come finirà, perché le squadre ben attrezzate sono molte“.
E suo figlio Facundo (schiacciatore del Sada Cruzeiro, n.d.r.) lo rivedremo nel nostro campionato?
“Facundo sta molto bene in Brasile, ma in futuro gli piacerebbe tornare in Italia e fare un altro anno da noi. Per il momento, però, rimane al Sada“.