Di Roberta Resnati
Diego Cantagalli, opposto della Sieco Service Ortona, ha stabilito il nuovo record per una partita di pallavolo di serie A2.
Nella vittoria al tie-break di ieri sera dei suoi Impavidi ai danni della Emma Villas Aubay Siena, l’opposto azzurro ha infatti messo a terra 46 palloni vincenti portandosi in vetta alla speciale classifica dei migliori realizzatori in una gara di serie A superando il record di Josè Matheus (45 punti in A2 nel 2000) e Raydel Poey (44 punti in A2 nel 2016).
All’indomani della gara, abbiamo intervistato il posto due classe ’99 per fare con lui una panoramica partendo dal record, dal rapporto con suo padre, da come si trova ad Ortona e dove si vede da qui a 20 anni.
46 punti con il 69% in attacco, come si è sentito quando ha realizzato di aver segnato un record oltre ad aver disputato, ovviamente, un’ottima partita?
“Si, sono tanti, e una percentuale così alta non è così facile da fare, è una cosa incredibile. Io durante il match non sapevo quanti punti avevo fatto o che stavo per battere un record che era in piedi da 20 anni, l’ ho saputo solo a fine partita dai miei compagni e l’emozione è stata ancora più grande. Ero molto sorpreso e contento e per poco non mi sono scese anche due lacrime per la gioia”
Ieri 61 palloni sono passati dalle sue mani, cosa si prova ad essere il punto di riferimento di una squadra?
“Essere il punto di riferimento in una squadra è molto soddisfacente e soprattutto non è mai facile, bisogna essere davvero concentrati e cercare sempre il meglio non solo da sé stessi ma anche dalle altre persone. Questo ieri penso che a tratti sia riuscito a farlo, non ho mollato nulla ed ho sempre cercato di incitare tutti i compagni, siamo rimasti uniti e questo ci ha permesso, oltre alla mia performance, di vincere la partita”.
Con queste percentuali non è difficile pensare a un Cantagalli in Superlega da titolare molto presto. Di che città vorrebbe diventare il giocatore simbolo?
“L’obiettivo è sempre quello, sto lavorando molto per arrivare a giocarmi un posto da Superlega molto presto. Non ho una città dove vorrei giocare, bisogna fare ancora un percorso e bisogna trovarla con il tempo. Ovvio, non nego che andare a Modena mi farebbe molto piacere, ma è una cosa molto difficile, continuerò a lavorare per coronare il mio sogno”.
Il suo giocatore di riferimento o il suo idolo da piccolo?
“All’infuori di papà che ho sempre avuto in casa e mi ha cresciuto come lui caratterialmente, non avevo un giocatore a cui mi ispiravo essere. Dopo l’anno di Civitanova ho legato molto con Sokolov, che reputo una persona incredibile e più che un idolo per me lui è diventato un punto di riferimento, per come era e per come giocava“.
Suo padre ha scritto un post in facebook che recita così “46 e non è il numero di Valentino..” Come è avere Luca Cantagalli come primo tifoso? Cosa le ha detto dopo ieri?
“Avere Luca Cantagalli in casa è una delle cose più belle del mondo, è una gioia incredibile. Dopo la partita di ieri mi avrebbe solo voluto abbracciare, penso, come tutta la famiglia. Il post che ha fatto su Facebook, ora glielo devo rinfacciare perché doveva farlo su Instagram dato che non ho Facebook (ride). Papà è una persona fantastica; una delle cose più belle fatte da parte sua è stato farmi innamorare dello sport in generale perché non mi ha mai costretto a seguire le sue orme con la pallavolo tanto è vero che prima facevo basket e nuoto. Poi un giorno ho iniziato a giocarci e da lì mi sono appassionato, ci sono arrivato io per mia volontà e non obbligarmi è una delle cose migliori che potesse fare”
Capolista solitaria.. qual è la vostra forza?
“La nostra forza è la squadra, siamo molto legati dentro e fuori dal campo. Questo aiuta in ogni aspetto, nelle partite e in generale e in tutto il resto. Qui si sta bene, in palestra si lavora bene, ci divertiamo, scherziamo ed è una cosa bellissima”.
Suo padre si è “reinventato” ristoratore, lei come se la cava in cucina?
“È una passione che abbiamo in comune, a me piace la cucina, mi piace sperimentare, quando ho tempo, qualcosa di nuovo. Da qui a 20 anni potrei seguirlo anche in questo perchè mi piace, quando abbiamo aperto i primi ristoranti ho sempre dato una mano”.