Di Redazione
Ormai sempre più spesso anche nel mondo della pallavolo, come da tempo accade in altri sport, si ragiona sul concetto di “brand“, investendo strategicamente sul valore del proprio marchio. Ma è possibile quantificare questo valore in termini economici? Da oggi sì, almeno per quanto riguarda la Superlega maschile, grazie a uno studio realizzato da StageUp Srl, realtà di riferimento nel mercato delle ricerche e dell’advisoring nello sport, e dalla finanziaria Fi.Bo Spa.
Secondo la ricerca, di cui oggi la Lega Pallavolo Serie A ha pubblicato un estratto, i marchi delle 13 società che hanno partecipato al campionato 2020-2021 valgono complessivamente 10,26 milioni di euro sul mercato italiano, con una media di 784mila euro per club. Un valore pari al 19% del fatturato complessivo di Superlega riferito alla stagione 2019-2020, l’ultima con il pubblico (54 milioni di euro).
Il valore dei brand delle singole società non è stato reso noto, ma la ricerca ha individuato una “classifica” diversa da quella del campionato: il brand value non è infatti legato solo ai risultati agonistici, ma anche alla tradizione e, sempre di più, alle strategie e ai piani di marketing messi in atto dalle singole società. Il modello utilizzato per lo studio si basa, in particolare, su numerosità ed engagement del bacino di tifosi, la principale fonte su cui è possibile per le società costruire un sistema di ricavi, sia diretti (abbonamenti, biglietti, merchandising, membership card…), sia indiretti, in termini di visibilità e comunicazione per sponsor e partner.
“I nostri presidenti della SuperLega Credem Banca – dice Massimo Righi, presidente di Lega – sanno dare un valore alla sponsorizzazione sul mercato. Ma questa ricerca pone in luce ben altro: i valori aggiuntivi legati all’ingresso di uno sponsor nel nostro sistema. È un binario doppio, molto interessante. Racconta ad una azienda quanto un investimento venga potenziato dalla nostra pallavolo e al club insegna una connotazione diversa di valorizzazione, legata alla forza che una società di volley di vertice costruisce attorno al proprio marchio“.
Giovanni Palazzi, amministratore delegato di StageUp, commenta così la ricerca: “Simon Sinek, uno dei più importanti consulenti di marketing al mondo, è solito dire che ‘la gente non compra quello che fai, ma perché lo fai’. Questo è tanto più vero nello sport, dove l’attività agonistica dei club è solo parte dell’importante contributo emotivo, sociale ed economico che le società sportive danno ai loro stakeholder e ai territori che li ospitano. Parte di questo valore trasversale è racchiuso nel ‘valore del marchio’, l’esplicitazione del potenziale di attrazione del club a cui va affiancata una efficace strategia di gestione e commercializzazione. In questa prospettiva, la consapevolezza dell’importanza economico/patrimoniale del marchio è cruciale ottenere il massimo dalle sponsorizzazioni, dai diritti media, dal licensing e, last but not least, nel rapporto con i tifosi, i simpatizzanti e le istituzioni sportive“.
“Lo studio – conclude Massimo Masotti, amministratore delegato di Fi.Bo – fa emergere un valore patrimoniale importante che deve rappresentare un driver centrale per lo sviluppo futuro della pallavolo di vertice ma che, purtroppo, sino ad oggi, è stato poco valorizzato nei bilanci e che nasconde ulteriori potenzialità che possono emergere solamente da una perizia valutativa specifica che, oltre ai casi comparabili, valorizza le strategie di sviluppo di ogni singola associata“.
(fonte: Comunicato stampa)