Di Roberto Zucca
A Monza è stato il punto di forza da cui ripartire, uno dei protagonisti assoluti per sette lunghe stagioni. La decisione di lasciare il Consorzio Vero Volley, per Iacopo Botto, è stata inevitabilmente travagliata e sofferta, perché arrivata al termine di un lungo percorso in cui la banda ligure ha contribuito a scrivere la storia della società. Ora, però, il suo presente si chiama Gas Sales Piacenza:
“È una storia lunga sette anni, nel corso della quale ho compiuto un percorso personale e professionale molto netto e molto profondo. Sono arrivato a Monza poco più che ventenne e in cerca di consapevolezza. Ho trovato un ambiente meraviglioso e delle persone che porterò sempre con me. Ho giocato, vinto, perso, sono cresciuto ed ora era giusto staccare quel cordone ombelicale. Piacenza è stata forse la naturale continuazione”.
Lei è stato un po’ la mascotte di quel Vero Volley di cui parla. È stato difficile staccarsi?
“No, penso sia stato naturale. Venivo dalle due ultime stagioni in cui potevo sicuramente fare di più, nelle quali qualche problemino fisico di troppo mi ha impedito di esprimermi al meglio. Ora sto bene e vorrei lottare per riprendere il mio cammino qui a Piacenza”.
Lei arriva dalla società di Alessandra Marzari. Che differenze ha trovato tra i due club?
“Piacenza ha una società ambiziosa e desiderosa di riportare la città al centro della scena in Superlega. Penso ci riuscirà, perché al di là della professionalità dei dirigenti che stimo molto, ha creato un bel gruppo. Per fare dei paragoni con Monza è troppo presto. Anche perché negli anni ero riuscito a crearmi la stima e l’affetto di Alessandra Marzari, persona alla quale sono legatissimo e che non dimenticherò mai”.
Obiettivi personali?
“Trovare un mio spazio. Con Gardini lavorerò per fare sì che le occasioni che mi verranno date possano essere per me un modo per ricominciare a dire la mia in campo. Abbiamo degli ottimi elementi in squadra e sarà necessario poter dare continuità ed equilibrio in una stagione lunga e faticosa”.
Lei ha parlato di un percorso. Di cosa e di chi ha riempito il suo bagaglio in questi ultimi sette anni?
“Di esperienze in primis. E di persone. Sento di essere cresciuto e maturato. In questo Martina (Balboni, n.d.r.) mi è stata molto vicina”.
Osservandola dalle tribune, si capiva che per lei sono stati anni travagliati. Martina è stata fondamentale in questa fase?
“Confermo. Senza di lei in molti momenti mi sarei sentito perso. Il fatto che entrambi arriviamo dallo stesso ambiente mi è stato di supporto nell’avere delle nuove chiavi di lettura. E nel cominciare a costruire alcune certezze anche al di fuori del campo. Una casa, le fondamenta di una vita, insieme“.
In questi anni c’è stato anche l’azzurro. Si è chiesto come mai non è più parte di quel gruppo?
“Sì. E la vivo serenamente. Non sono state le mie migliori stagioni queste ultime, ed era giusto optare per altre scelte. Il gruppo mi appare ora più solido e strutturato che mai. Per me è stata un’esperienza meravigliosa”.
Pensa che ci sarà una seconda occasione?
“Per ora la vedo difficile. Ma ritornare a trascorrere l’estate a faticare a Cavalese non mi dispiacerebbe per niente. Mai dire mai”.