Sta già riscontrando un buon successo il nuovo libro di Marco Fantasia, giornalista e telecronista di Rai Sport, intitolato “Golden Set. Storie di donne e di uomini che non si sono fatti schiacciare“. Il libro uscito nelle scorse settimane raccoglie dodici confessioni di pallavolisti e una di una ginnasta che si sono prestati a descrivere i loro momenti più bui, toccando varie tematiche che hanno rappresentato ostacoli insidiosi nella vita e nella loro carriera, come la depressione, la malattia, gli abusi e le discriminazioni di genere.
Tutte queste storie trovano una possibile soluzione in un unico punto: parlare con qualcuno. Che sia un amico, un famigliare, un compagno di squadra o lo psicologo del team, il primo passo per uscire dal tunnel è rivolgersi a chi ci sta a cuore o a uno specialista, così come ad esempio Luciano De Cecco scelse di fare per cercare di trovare sollievo alla sua crisi. Il libro – pubblicato da DFG Lab e disponibile nelle librerie fisiche e online, al prezzo di 17,90 euro – offre tanti spunti di riflessione e la sua lettura leggera, emozionante e coinvolgente può essere d’aiuto a chi sta passando un momento di difficoltà.
Ecco la nostra intervista all’autore.
Marco, qual è la genesi di questo libro? Com’è nata l’idea?
“A gennaio del 2022 sono andato a vedere uno spettacolo teatrale a Genova intitolato ‘Il Muro’, a cui ero stato invitato. Partendo dal volley si è parlato dei muri che affrontiamo nella nostra vita e delle difficoltà che incontriamo. Questa cosa mi ha interessato e mi ha fatto venire in mente quante difficoltà di questo tipo possono riscontrare gli atleti professionisti che noi vediamo sempre magnifici, imbattibili e con dei fisici splendidi ma che hanno, anche loro, i propri pensieri e problemi. Ho scavato in questa cosa e ho trovato queste tredici storie. Mi sono fatto raccontare le storie da loro in prima persona e le ho messe insieme per fare questo libro“.
La copertina del libro attira subito gli appassionati della pallavolo perché riconoscono il nastro sulle dita… ma il dettaglio che può sfuggire a prima vista sono quelle linee dorate sulle mani e sui polsi.
“I cerotti sono ben noti e servono ai pallavolisti per rinforzare le dita. In questo caso dà un’idea di qualche cosa che viene aggiustato; allo stesso modo questi solchi dorati che vedete si riferiscono all’arte giapponese del kintsugi: una pratica che prevede di utilizzare l’oro nelle spaccature per riparare degli oggetti. In questo caso abbiamo voluto sottolineare come le difficoltà possano aiutarti, una volta superate, a essere più forte, trovando un nuovo valore dentro se stessi“.
Com’è avvenuta la raccolta delle testimonianze? Sapevi già chi coinvolgere in questo progetto?
“Inizialmente avevo alcuni nomi ai quali rivolgermi e ho fatto un po’ di passaparola nell’ambiente. Appena ho ricevuto delle adesioni ho cominciato subito con le interviste che si sono svolte via Zoom, le ho registrate in modo da essere più fedele possibile al racconto che mi veniva fatto. Dopo le chiacchierate ho riascoltato i racconti diverse volte, per alcuni dettagli li ho richiamati per avere delle precisazioni in alcuni passaggi e correggerli. È stato un lavoro molto curato e approfondito, ringrazierò sempre i ragazzi e le ragazze per questo aiuto e per ciò che mi hanno permesso di fare. È stato fondamentale anche l’aiuto di Giulia Pisani, che mi ha aiutato a raggiungere un paio di contatti.
La questione della salute mentale è una tematica molto attuale e discussa. Quanto è sottovalutata secondo te nel mondo sportivo?
“Temo ancora troppo. Nel mio libro ci sono parecchi casi di depressione in diverse forme, come avrete modo di leggere. Non tutte le squadre sono ancora dotate di un mental coach o di uno psicologo, invece credo che servirebbe molto. Nella prestazione sportiva l’aspetto mentale è importantissimo, la concentrazione e la serenità dell’atleta sono importanti. In questo momento non tutte le società sportive hanno ancora ben presente la situazione, troppo spesso gli atleti vengono lasciati soli ad affrontarla, oppure vengono aiutati quando il caso diventa eclatante, invece la prevenzione è importantissima“.
Oltre alle testimonianze, sono presenti anche gli interventi di specialisti che spiegano in maniera scientifica la difficoltà trattata. Quale valore aggiunto danno ai racconti?
“Gli interventi degli esperti sono fondamentali, perché aiutano meglio a inquadrare il tema da un punto di vista clinico. Nel libro ci sono diversi contributi: c’è la mental coach che spiega quanto sia importante anche per la prestazione avere la mente libera ed essere tranquilli; c’è l’esperta di tumori che spiega come da un tumore al seno si può guarire e ritornare ad avere una vita normale, anche avere un figlio come è successo a Eleonora Lo Bianco. Per quanto riguarda la celiachia l’esperto spiega il tipo di dieta che uno sportivo può adottare e che non influisce sulla sua prestazione: si può mangiare tranquillamente cibo senza glutine senza avere conseguenze. Al lettore arriva un supporto che non è solo quello del racconto personale dell’atleta, ma anche quello di un esperto che spiega come sia possibile affrontare le difficoltà, uscirne in certi modi e continuare a fare attività sportiva contemporaneamente“.
Il libro riguarda interamente storie di ex e attuali pallavolisti, ma è anche presente il racconto prezioso di Anna Basta, ex ginnasta ritmica e ora allenatrice.
“Il suo caso era troppo legato all’attualità per ignorarlo, l’unico che esula dalla pallavolo rispetto a tutte le altre testimonianze. Ho incluso il suo perché tocca il tema degli abusi nello sport, una piaga molto presente della quale si conosce soltanto la punta dell’iceberg. In alcune realtà purtroppo avvengono abusi nei confronti di atleti molto giovani o perfino bambini. Per il caso specifico di Anna e delle sue compagne che hanno denunciato c’è un’inchiesta in corso, dunque nel libro non esprimo giudizi né emetto sentenze. Il racconto di Anna deve far aprire gli occhi a tutti quanti, a partire dai dirigenti delle società che hanno la responsabilità di affidare i bimbi più piccoli alle persone giuste, dagli allenatori che hanno un ruolo delicatissimo e dalle famiglie che devono stare attente a percepire i primi segnali di malessere nei ragazzi. È un tema che va affrontato con molta attenzione, il contributo dell’esperta Daniela Simonetti (giornalista e fondatrice di ChangeTheGame, associazione contro gli abusi nello sport, n.d.r.) spiega molte cose a riguardo ed è interessante da leggere“.
Il libro ha lo scopo di far riflettere il lettore, e allo stesso tempo lo invita anche ad avere un comportamento moderato sui social network: il racconto di Rosamaria Montibeller fa comprendere quanto un atleta possa soffrire di fronte a certi commenti.
“Il rapporto con i social network di ognuno di noi è personale, se siamo delle brave persone contatteremo gli atleti per fare dei complimenti o anche una critica costruttiva, l’importante è non superare certi limiti. Tutti dovremmo pensare: ‘Se dicessimo le stesse cose in faccia, immaginando di avere quella persona davanti, saremmo in grado di dire tutto ciò e con questa ferocia?’. Purtroppo l’anonimato dei social network permette ad alcune persone di sfogare la propria frustrazione e cattiveria. Vedi il caso di Paola Egonu, che è costantemente presa di mira, a ogni pallone sbagliato si scatena un’orda di critici, spesso di razzisti, che gliene dicono di ogni genere sui social. Purtroppo i personaggi pubblici non possono proteggersi da tutti, l’importante è che gli utenti cerchino di comportarsi bene ed esprimersi come se dovessero rivolgersi a un amico, senza dimenticare che anche gli atleti e le atlete spesso leggono i commenti. La critica ci sta, ma c’è modo e modo di farla“.
Anche il titolo del libro è significativo. Il golden set nella pallavolo è l’ultimo atto che può portare alla vittoria. Quale significato ha per le persone che hai intervistato?
“Come hai detto, il golden set è il momento decisivo che può portare alla vittoria o alla sconfitta. In senso più esteso, ho immaginato che questi ragazzi giocassero questo set di una partita che avrebbe potuto provocare la fine della loro carriera o addirittura – in alcuni casi – far rischiare loro la vita. È bello vedere come alla fine siano riusciti a mettere a terra il quindicesimo punto in maniera decisa e come ne siano usciti con grande soddisfazione“.
Gli atleti protagonisti delle 13 interviste sono: Noemi Signorile, Luciano De Cecco, Adelina Ungureanu, Giulia Leonardi, Rosamaria Montibeller, Marco Meoni, Francesca Villani, Eleonora Lo Bianco, Lara Lugli, Federica Stufi, Giulia Aringhieri, Anna Basta, Alessia Orro.
di Camila Arce