Una finale promozione giocata in maniera perfetta, nella quale, tra le stelle della Tonno Callipo Calabria Vibo Valentia, quella di Santiago Orduna brilla per candore e per la forza con cui è riuscita ad imporsi. Una stagione da mettere in bacheca con un “triplete”, tra le tante giocate dall’italo-argentino, che oggi si gode qualche momento di relax, ma già si prepara alla prossima Superlega:
“Trascorrerò l’estate qui in Calabria, un po’ perché Valentin sta bene qui all’asilo con i suoi amichetti e le insegnanti, un po’ perché finalmente mi godrò la parte migliore della stagione con la famiglia. Il volley in casa lo vivremo fino all’ultimo, anche perché mia moglie Lucila giocherà proprio nei prossimi giorni i playoff della serie C con la Todosport di Vibo e io e mio figlio saremo in prima fila a tifare la mamma. Detto questo, non mi riposerò più di tanto perché ho già la testa proiettata alla Superlega. Voglio farmi trovare pronto all’inizio della prossima stagione“.
Intanto godiamo dei frutti di quest’anno. Un play off giocato a senso unico.
“Dopo aver lottato un po’ con Ravenna, che per età ed entusiasmo dei suoi giovani protagonisti ci ha fatto un po’ penare, con Santa Croce e Bergamo abbiamo giocato delle gare davvero perfette. Ci siamo trovati di fronte a due squadre fatte da ottimi avversari e abbiamo saputo approcciare mentalmente tutte le partite nel migliore dei modi, giocando una bella pallavolo“.
Una bella pallavolo che quest’anno ha fatto triplete, vincendo Coppa Italia, Supercoppa e campionato?
“(ride, n.d.r.) Il mio primo triplete. Bellissimo, sono molto soddisfatto. Credo che Vibo sia stata una squadra costruita per vincere, ciò che poi siamo riusciti ad ottenere. Abbiamo dimostrato di non essere una squadra di figurine, come ci aveva definito qualcuno, ma un insieme di elementi che hanno fatto bene dal primo giorno. Abbiamo avuto i nostri momenti no, qualche sconfitta è toccata anche a noi, ma da quelle cadute abbiamo saputo rialzarci. Questa era una squadra di uomini che si è ritrovata a vincere una guerra. È andata bene, nessuno ci ha regalato niente“.
La finale di Bergamo è stata giocata contro una squadra che il prossimo sparirà. Che finale è stata?
“Avvincente. Io ho detto in un’intervista che siamo stati geniali. In realtà volevo dire che siamo stati spettacolari, arrivando alle partite con la miglior forma fisica e mentale. Siamo arrivati con un Buchegger che ha giocato Gara 1 e Gara 2 a bomba, con il 70% in attacco; i centrali sono stati determinanti in Gara 2, così come le bande in Gara 3“.
Non dimentichiamo il suo premio come MVP in Gara 3. Si è detto che il suo campionato è stato di un altro livello.
“Non sono io a doverlo dire, ma leggerlo mi fa piacere. La società è stata molto brava a costruire attorno a me un bel reparto di attacco con cui mi sono sbizzarrito. Ho trovato giocatori, tutti, con cui ho costruito il mio gioco. E se è andato meglio, rispetto ad altre formazioni, vuol dire che ho saputo fare bene il mio lavoro“.
Vibo è una squadra che si è dimostrata molto affiatata in campo. Non si può non parlare di rapporti umani speciali. Il primo è quello con Paul Buchegger.
“Con Paul è nato qualcosa di speciale anni fa a Ravenna. È un ragazzo che, subito dopo quell’esperienza, ha avuto qualche acciacco che ne ha bloccato a fasi il suo enorme valore. Quest’anno è stato fondamentale e ha dimostrato di essere un giocatore all’altezza del miglior campionato. Umanamente è un grande amico e sono contento di ritrovarlo con me il prossimo anno qui“.
Alessandro Tondo ci ha detto che lei è stato il suo Cupido.
“(ride, n.d.r.) Ha fatto tutto mia moglie! Con Ale ci conosciamo da più di dieci anni e ci siamo ritrovati a giocare qui con la stessa intesa con cui avevamo cominciato a Reggio Emilia. In mezzo tanti anni in cui siamo cresciuti parecchio. È un grandissimo giocatore“.
Ha avuto delle belle parole per Cavaccini.
“Mimmo è uno con cui non vorrei mai giocare contro, perché è sempre sul pezzo. È uno metodico, perfezionista, uno che vuole far sempre bene. Questa Superlega se l’è guadagnata sul serio. Mi ha nominato tre persone con cui è nato un rapporto bello, con le quali mi sono confrontato anche appassionatamente, e a cui ho sempre detto tutto in trasparenza. Forse la bellezza della nostra amicizia è stata proprio questa“.
di Roberto Zucca