Il volley "minore" riflette sul futuro. A Treviso un terzo delle società rischia la chiusura

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Di Redazione

Si è parlato molto in questi giorni delle conseguenze del lungo stop per l’emergenza coronavirus porterà per il volley di Serie A, ma l’impatto peggiore rischia di essere quello sul movimento pallavolistico di base. A riflettere sull’argomento è il dirigente Claudio Busato, ex Sisley e Imoco e oggi consigliere del Comitato Territoriale Tre.Uno della Fipav, in un’intervista apparsa oggi sulla Tribuna di Treviso.

La prospettiva inquadrata dal quotidiano è sconfortante: si stima infatti che quasi un terzo delle 90 società del territorio di Treviso e Belluno, che conta un totale di 8700 atleti, non abbia i mezzi per ripartire. I bilanci dei club, infatti, rischiano di vedere quasi azzerate le voci di entrata: “quote di iscrizione dei singoli atleti, sponsorizzazioni e contributi comunali, che vengono erogati in tempi e modi diversi – ricorda Busato – alcuni direttamente, altri come sconto sull’uso delle palestre. Queste ultime sono invece una voce di spesa, assieme ai compensi (spesso rimborsi spese) per allenatori e collaboratori“.

La defezione più rilevante potrebbe essere naturalmente quella degli sponsor: “Se un’azienda o un’impresa locale non fattura – aggiunge
Busato – di sicuro non ha i soldi da investire nelle società sportive. Qualcuno lo fa per visibilità, qualcuno come investimento nel territorio, ma prima vengono i loro dipendenti. Pensiamo, per esempio, alle pizzerie, dove tante squadre, con gli accompagnatori, concludevano la serata dopo la partita: ora nessuno incassa e nessuno spende“.

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