Di Redazione
Un palmarès ricchissimo, un esordio a soli 14 anni, nessuna voglia di appendere le ginocchiere al chiodo. La Regina di Coppe, Francesca Piccinini, giocherà anche questa stagione con la maglia della Unet E-Work Busto Arsizio. Di ritiro neanche l’ombra, come dichiara alla Gazzetta dello Sport nell’edizione odierna.
Questo sarà il suo 26° campionato di A1. Che sensazione prova?
“Come l’alfabeto, siamo arrivati alla Z. È strano ma la cosa più bella è che ho lo stesso entusiasmo della prima stagione. A gennaio 2020 quando sono rientrata avevo un obiettivo ben chiaro (una convocazione olimpica, ndr). Il Covid ha interrotto bruscamente la stagione ma a me non piace mollare le cose a metà. Quindi ho scelto di giocare ancora e vedere come va, che apporto posso dare alla squadra. E poi si vedrà”.
Per anni lei è stata il simbolo della pallavolo italiana. Con 7 Champions vinte è definita Regina di Coppe. A chi lascerà il testimone?
“Io ci sono ancora (ride, ndr). Comunque credo che Paola posso essere la mia erede. È una giocatrice fortissima e ha ancora margini di miglioramento. Nei prossimi anni potrà dare tanto sia in campo che fuori”.
In queste stagioni qual è stata la vittoria più significativa?
“La vittoria del Mondiale arrivata 18 anni fa è sicuramente uno dei ricordi più belli. E poi le 7 Champions League. Ma la vittoria più bella è sempre quella che deve ancora arrivare”.
E la sconfitta che le brucia di più?
“Il k.o. nei quarti a Pechino 2008 è un’eliminazione che ha fatto male anche perché con la Nazionale arrivavamo da un periodo di successi e medaglie tra Grand Prix ed Europei”.
Da donna e da consigliere federale che idea si è fatta del caso Lloyd e dell’assenza di tutele contrattuali per le atlete incinta?
“Non siamo difese. Per una donna diventare mamma è una cosa fantastica e mi sembra giusto che anche le pallavoliste possano ambire a questo con delle tutele contrattuali. Con il professionismo, con la spinta del nuovo sindacato, qualcosa deve succedere”.
A Vicenza, in Supercoppa, ha vissuto prima l’euforia dell’evento all’aperto e poi la finale giocata indoor. Che ricordo
ha?
“È stata la mia prima volta all’aperto. All’inizio ero molto carica per la bellezza della location e la particolarità dell’evento. Purtroppo il nostro sport ha qualche problema nel giocare all’aperto. Il fondo del campo era diventato pericoloso. Al di là di questo il nostro obiettivo era andare in finale e ci siamo riuscite. Poi Conegliano ha dimostrato tutta la sua forza e credo che anche in campionato parte da favorito. Ma sarà una stagione interessante e oltre le 4 finaliste di Supercoppa a Monza e Perugia”.
Nel suo futuro si vede allenatrice?
“Non lo disdegnerei, ma nel settore giovanile. Delle piccole Piccinini innamorate della pallavolo”.