Di Redazione
Abbandonate le vesti di allenatore, Julio Velasco attuale direttore tecnico del settore giovanile maschile, intervistato dal quotidiano “Leggo” si sofferma a parlare del movimento pallavolistico in Italia.
La pallavolo italiana sarà uno dei pochi sport di squadra che vedrà entrambi i team impegnati alle Olimpiadi di Tokyo 2020. A parlarne un mito del volley italiano come l’ex ct Julio Velasco, che sfiorò il sogno dell’oro con la generazione di fenomeni degli anni 90 ad Atlanta, e attuale direttore tecnico del settore giovanile della Fipav.
A che punto è la crescita delle Nazionali? «Le due squadre sono forti, la Femminile è cresciuta tantissimo negli ultimi anni anche perché partiva da molto più dietro rispetto alla maschile, che si è sempre mantenuta a ottimi livelli. Per fare il salto di qualità, per arrivare all’oro, a un risultato importante, servirà essere concentrati nelle partite fondamentali».
Ma qual è lo stato del volley italiano? «Buono ma ci sono dei pericoli che vanno combattuti prima che diventino problemi, perché è costoso fare sport. I Comuni ora fanno pagare le palestre a prezzo di mercato. Nel movimento maschile il problema c’è, perché se smettono solo 4-5 ragazzi, chi gestisce deve mettere mano al portafogli. Queste persone lo fanno per passione, non sono imprenditori. Il tema del reclutamento così non è solo una necessità tecnica ma anche di gestione. Il secondo problema è che i club piccoli, che hanno tante spese, appena hanno un talento, devono cederlo ad altre società. Noi dobbiamo far sì che questi club piccoli mantengano le motivazioni».
In che modo si può realizzare tutto ciò? «Mi sto muovendo tanto non solo nei grandi club, a livello di Serie A, ma soprattutto nei Comitati regionali. E’ un modo non solo per conoscere le realtà e trasmettere la mia esperienza, ma anche per dare un riconoscimento al lavoro che svolgono, che è importantissimo».
Lo sport italiano vivrà sul proprio territorio grandi appuntamenti, dagli Europei di nuoto alle Olimpiadi invernali. E’ un’occasione importante di crescita, in tutti i sensi. Riusciremo a sfruttarla? «Sia gli eventi che le Nazionali, che i campionati, devono servire per creare uno spettacolo, ma anche per aumentare i praticanti. Lo spettacolo in sé è poco. E su questo dobbiamo crescere. Quindi ben vengano le Olimpiadi, ma dobbiamo cominciare a sfruttare questi eventi».