Il finale di stagione da incubo della Sir Safety Susa Perugia ha lasciato i suoi strascichi anche tra i giocatori della squadra umbra, ed era difficile aspettarsi il contrario. A testimoniarlo sono anche le parole di Kamil Semeniuk, impegnato con la sua Polonia nella prima tappa di VNL. Intervistato da Marek Zochowski per la testata SuperExpress, lo schiacciatore traccia senza peli sulla lingua un bilancio dell’annata, e non risparmia certo le critiche prima di tutto a se stesso, ma anche alla gestione tecnica di Andrea Anastasi e ad alcuni compagni di squadra (pur senza fare nomi).
“Non è stato un problema per me accettare la concorrenza con Leon e Plotnytskyi – dice Semeniuk – ma per tutta la stagione mi sono reso conto di non essermi allenato abbastanza a livello individuale. E invece questa è una cosa di cui ho bisogno. Se poco tempo fa sono stato premiato come miglior giocatore d’Europa, non è certo successo per caso, ma grazie al duro lavoro; quando non si hanno le basi, non è facile rimanere ad alto livello. Spero che a Perugia, con il nuovo staff tecnico, arrivino un nuovo impulso e un nuovo stile di allenamento, di gestione della squadra e della disciplina“.
Non finisce qui. Quando gli viene chiesto quale consiglio darebbe al presidente Gino Sirci, il polacco risponde senza mezzi termini: “Innanzitutto di imparare dagli allenamenti dello Zaksa. A Kedzierzyn-Kozle si presta molta più attenzione ai dettagli tecnici che magari in altri club vengono considerati superflui: per esempio, allenare le free ball in modo che arrivi una palla pulita al palleggiatore. Piccoli elementi che possono fare una grande differenza. A Perugia, invece, ci si concentrava molto sull’allenamento sei contro sei e poco sulle basi tecniche“.
Anche sulla disciplina del gruppo Semeniuk non le manda a dire: “Ci sono state situazioni in cui alcuni giocatori venivano in palestra e non si capiva se stessero lavorando o fossero a una riunione con gli amici, perché se ne andavano dopo mezz’ora, 45 minuti al massimo. E poi bisogna prendersi cura di se stessi e del proprio corpo anche fuori dalla palestra, non limitarsi ad allenarsi e farsi la doccia. Il corpo è il nostro strumento di lavoro ed è necessario prendersene cura per dare il meglio ogni giorno. Io la chiamo etica del lavoro, e questo aspetto è sempre stato di alto livello nello Zaksa, soprattutto da quando è stato allenato da Fefè De Giorgi“.
(fonte: Sport Express)