Di Redazione
La palleggiatrice polacca Katarzyna Skorupa ha rilasciato una bella intervista a Onet Sport in cui affronta il tema dell’omosessualità, ancora oggi troppo spesso trattato come un tabù nel settore sportivo. Il coming out di Skorupa era avvenuto nel 2019, in seguito alla pubblicazione della celebre foto del bacio con Paola Egonu sulle pagine della Gazzetta dello Sport: un incidente che oggi l’ex giocatrice della Saugella Monza considera superato, anche se, aggiunge, “è triste che un bacio tra due persone dello stesso sesso faccia sensazione“.
“L’omofobia esiste nello sport, indipendentemente dalla latitudine – spiega Skorupa – anche se ovviamente tutto dipende dal tipo di società in cui si vive. Spesso gli omosessuali sono discriminati dai club e dalle Federazioni, e a volte persino dai colleghi, anche se quest’ultimo è un fenomeno che riguarda più il settore maschile. Capita che un giocatore omosessuale sia la seconda scelta, anche quando il suo rendimento in campo indica che dovrebbe essere la prima. L’argomento è molto complesso: gli atleti maschi sono percepiti come corpi atletici, forti, ricchi di testosterone, assumendo automaticamente la loro eterosessualità. Questo è uno stereotipo“.
“Ho capito subito che ero lesbica – racconta Skorupa – anche se non è stato facile. Non c’era accesso universale a Internet, non c’erano così tante informazioni disponibili, campagne per persone LGBT+, per non parlare dell’educazione sessuale. L’omofobia si nutre di ignoranza e paura. Il problema è alla radice. Sfortunatamente, nella maggior parte dei casi, i genitori omofobi crescono bambini omofobi che ridicolizzano e maltrattano i loro coetanei a scuola. In questo modo, il giovane cresce nella convinzione che essere omosessuali sia un motivo di vergogna, qualcosa di brutto, indesiderato, qualcosa che non si deve dire. Bisogna informare le persone, questo è il primo passo. Più di noi escono dall’ombra, più velocemente la consapevolezza del pubblico cambierà“.
La situazione è particolarmente difficile in Polonia, risultata ultima in una classifica dell’associazione ILGA sull’omofobia in Europa. “Viviamo in una società xenofoba, omofoba, chiusa, patriarcale – denuncia la giocatrice – con un solo modello di famiglia, un’unica lingua, un solo colore, una sola fede. Ci sono molte persone non eterosessuali nello sport, come in ogni altro settore della vita, e questo vale anche per la pallavolo polacca; il fatto che io sia l’unica giocatrice e una dei pochi sportivi ad aver fatto coming out la dice lunga sul potere della discriminazione. Ho fatto le mie scelte, a volte drammatiche, e le ho pagate, ma per me c’è qualcosa che conta di più della paura“.
(fonte: Onet)