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Kioene Padova, il medico Paola Pavan: “Il Covid ha cambiato il nostro lavoro”

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Di Redazione

La dottoressa Paola Pavan è una delle persone che da più anni fanno parte della Pallavolo Padova. Anzi, il suo esordio in bianconero come medico della squadra avvenne nel 2000, nell’era Sempre Volley. Una figura di riferimento importante, una di quelle persone che vedi sempre in panchina alla Kioene Arena, in un perfetto mix di professionalità e simpatia: “La parte affascinante di questo ruolo – dice – è che posso mettere in pratica il mio lavoro specialistico di Medico dello Sport. Il mio compito è quello di farmi carico della salute dei giocatori affinché siano efficienti al 100%, anche dal punto di vista psicologico“.

Che differenza c’è tra un giocatore più esperto e uno più giovane?

Quelli esperti sono generalmente più consapevoli del loro corpo, pretendono di più e al tempo stesso conoscono i propri limiti. I giovani, come è normale che sia alla loro età, a volte si sentono degli ‘Highlander’, per cui bisogna indirizzarli maggiormente in un percorso che tenga conto di tutto, anche degli aspetti nutrizionali. Rispetto a quando ho iniziato, ad oggi sul piano anagrafico per molti potrei essere la loro ‘mamma’“.

Nella sua carriera a Padova, quali sono state le stagioni che ricorda con particolare piacere e quelle più difficili?

L’anno della Coppa CEV fu entusiasmante. Morsut non poté giocare per un problema fisico ma, nonostante la sconfitta, la stagione 2004-05 fu straordinaria. Ricordo anche con piacere l’anno della promozione a Santa Croce sull’Arno. La più complicata? Forse il 2009-10, quando in agosto Kristof Hoho fu colto da malore nella fase di pre campionato. Avvenne mentre stavamo eseguendo un accertamento diagnostico finché era in palestra. Fortunatamente andò tutto bene e ci fu un grande lavoro di squadra da parte di tutto lo staff medico“.

Sotto altri aspetti, anche le ultime due stagioni sono state contrassegnate dal “fattore Covid” che ha costretto tutti a cambiare stile di vita e di lavoro…

8 marzo 2020. Da quel giorno è cambiato tutto nella gestione e nell’attività di sicurezza. Abbiamo avuto un colloquio continuo con i giocatori, spiegando loro i comportamenti da tenere anche al di fuori della palestra. Si sono resi conto che anche un solo contagio avrebbe coinvolto la loro famiglia e tutta l’attività della squadra e dello staff. Sono molto fiera di questi ragazzi, perché fortunatamente nessuno dei nostri giocatori si è mai contagiato fino ad oggi“.

Come vede il futuro sotto questo punto di vista?

Il mio auspicio è che la strada ora sia in discesa. Penso che la vaccinazione sarà l’arma vincente per ridurre la diffusione della malattia. Per tutti l’aspetto gestionale sarà più semplice. Comunque le attenzioni continue in merito alla pulizia delle mani, all’utilizzo della mascherina e del distanziamento sociale hanno avuto una ‘buona’ conseguenza: in quest’ultima stagione non si è registrata nessuna patologia infettiva tra i ragazzi, nemmeno un raffreddore. Gli unici problemi fisici si sono registrati a livello ortopedico, ma questo è dovuto al gioco“.

In questi 21 anni di attività a Padova, qual è il valore aggiunto che le piace dell’ambiente?

Il rispetto dei ruoli e la stima reciproca. È un ambiente in cui ci si confronta sempre e non è una cosa assolutamente scontata. Inoltre ci sono ancora alcuni ex giocatori che a volte mi chiamano o mi scrivono. Sia per chiedere come va, ma anche per condividere le foto dei loro figli appena nati o per avere qualche piccolo consiglio medico. È un grandissimo piacere. Perché è bello trasmettere fiducia, sapendo che per tutti ho messo sempre in primo piano la salute e il loro benessere“.

(fonte: Comunicato stampa)

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