Di Redazione
Giorgio Sabbadin sta lavorando con il gruppo Under 17 della Kioene Padova, che si appresta ad affrontare la finale regionale e, i giorni successivi, le Finali Nazionali del campionato di categoria. Da luglio, però, sarà anche parte dello staff tecnico della nazionale Under 20 come assistente allenatore per seguire da vicino il torneo EYOF e gli Europei di fine settembre. Sabbadin ricopre inoltre il ruolo di selezionatore regionale per il Veneto.
“Arrivare a giocarci le finali con l’Under 17 – spiega il tecnico della Kioene – era un obiettivo che avevamo da inizio anno. Non era scontato, ma ce lo siamo guadagnato con il duro lavoro che stiamo facendo con i ragazzi. Per le fasi nazionali è difficile fare previsioni: si svolgono in pochi giorni e si giocano anche due partite al giorno. Basta un niente per essere eliminati o per passare alla fase successiva, per cui l’attenzione deve essere sempre massima“.
Sabbadin presenta così la sua squadra: “Quello Under 17 è un gruppo sostanzialmente di nuova formazione. C’è una base di ragazzi che hanno partecipato alla Coppa Italia di Divisione, altri provengono dalla Under 15 e altri dalla Under 17 B. Da questo punto di vista il Covid non ci ha dato una mano, perché ha interrotto i momenti di condivisione necessari per ‘fare gruppo’, ma fortunatamente abbiamo trovato altre occasioni per stare insieme e creare un bell’ambiente all’interno della squadra“.
L’allenatore riflette poi sul suo nuovo ruolo in azzurro: “In questo momento sono concentrato sulle finali con la mia squadra qui a Padova. Di certo la chiamata della nazionale rappresenta un’esperienza nuova, per certi versi inaspettata. Credo che la filosofia che sta adottando Velasco come direttore tecnico delle nazionali giovanili sia molto interessante dal punto di vista della diffusione del metodo di lavoro: formare gli allenatori dei settori giovanili e permettere loro di trasferire le conoscenze acquisite nel club di appartenenza. Per quanto mi riguarda, poi, la chiamata azzurra è un premio per il lavoro che da qualche anno stiamo facendo insieme agli altri allenatori“.
“La sfida del selezionatore – conclude Sabbadin – non è tanto notare chi ha talento in modo evidente, ma scoprire i giocatori che hanno un talento latente, indipendentemente che sia tecnico o caratteriale. In più un selezionatore può attingere da più squadre, mentre un allenatore deve essere bravo a creare una squadra con un gruppo di ragazzi meno numeroso e riuscire a far emergere il meglio da ognuno di loro“.
(fonte: Comunicato stampa)