Foto Facebook Eleonora Pescarolo

La giocatrice transgender Eleonora Pescarolo: “Sogno la Serie A e la nazionale”

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Di Redazione

Da tre anni ormai gioca in Serie C in provincia di Piacenza, in questa stagione con la Polisportiva San Nicolò. Serie C maschile, anche se Eleonora Pescarolo, 22 anni, è un’atleta transgender che ha già completato da tempo il suo iter di transizione, iniziato a 15 anni e concluso con l’operazione di due anni fa. Per poter giocare nei campionati femminili, però, deve attendere l’ok della Federazione, dopo essersi sottoposta per un anno a test che certifichino che i livelli di testosterone restino nei limiti consentiti.

La sua storia è arrivata al pubblico nei giorni scorsi grazie a La Gazzetta dello Sport ed è salita agli onori delle cronache nazionali. È di oggi l’intervista pubblicata da La Repubblica in cui la giocatrice racconta la sua situazione, senza polemiche e con grandi ambizioni: “Spero che tutti gli esami vadano bene, di poter approdare in Serie A, c’è già l’attenzione di qualche società. E chissà, magari un giorno giocare in nazionale, sarebbe una bella rivincita. Non avrò vantaggi rispetto alle altre atlete, perché con l’inizio del percorso ho bloccato la mia crescita adolescenziale, come la forza fisica e il volume dei muscoli. Inoltre gli ormoni che devo prendere ogni giorno mi stancano e mi debilitano“.

Gli appassionati di volley sanno bene che il caso di Eleonora non è unico, nemmeno in Italia. La pallavolo è uno sport che si presta particolarmente al cambio di genere, e fece scalpore la partecipazione al nostro campionato di A2 della brasiliana Tifanny Abreu, che giocò a Palmi nel 2016-2017 (tuttora milita nella massima serie in patria, con l’Osasco). Recentemente, oltretutto, la FIVB ha accettato il cambio di genere anche nelle competizioni internazionali.

Nel racconto di Pescarolo, però, quello che più colpisce e fa ben sperare sono le reazioni positive con cui la giocatrice è stata accolta dal mondo del volley: “Anche se il tema della transessualità è poco affrontato, sia nella società che nello sport – spiega – ho sempre incontrato squadre che mi hanno portato rispetto. Gioco con gli uomini, ma ovunque, in casa e in trasferta, posso avere uno spogliatoio tutto per me. Non sono mai stata vista come una scocciatura, e soprattutto sono stata accolta“. Un ulteriore segnale della mentalità di apertura e inclusione per cui spesso il nostro sport si è distinto.

(fonte: La Repubblica)

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