Di Stefano Benzi
Sono trascorsi 125 anni dalla prima partita ufficiale di pallavolo. Già da qualche tempo gli studenti dell’università di Springfield, Massachusetts, che si riunivano nei pressi del dormitorio di Holyoke avevano deciso di giocare a qualcosa di diverso rispetto a basket e hockey. La leggenda metropolitana racconta che il gioco fosse nato per coinvolgere le ragazze e creare squadre miste: un approccio molto sportivo ma anche social.
Si dice che i giocatori fossero una ventina e che il tempo fosse incerto: erano presenti persino un po’ di spettatori, oltre ai vertici di alcune università americane e al capo di stato maggiore dell’esercito, sempre interessato a qualsiasi forma di sport potesse attirare nuovi coscritti tra i ranghi. Non si chiamava ancora pallavolo, o comunque volleyball: il nome provvisorio era “mintonette”, inutile cercare una traduzione, non esiste.
Mintonette era semplicemente la prima definizione di pallavolo e a coniarla era stato William G. Morgan, un educatore della YMCA, quando nel 1895 decise di creare qualcosa che fosse divertente e imprevedibile come il basket, nato appena cinque anni prima, ma senza i rischi di un contrasto fisico. Da sottolineare il fatto che l’area geografica è la stessa nella quale era nata anche la pallacanestro, sempre sotto l’incessante impulso della curiosità sportiva di giovani universitari.
L’idea era quella di creare una commistione di basket, tennis, baseball e pallamano: dal baseball è stata ereditata l’idea delle zone di ricezione, dalla pallamano quella del controllo di palla, dal basket quella del gioco di squadra e dal tennis, va da sé, il rimpallo delle azioni da un lato all’altro di un campo diviso da una rete.
Ci fu grande discussione sull’altezza della rete: secondo Morgan doveva essere alta non meno di due metri e dieci ma quando gli venne spiegato che l’altezza media degli universitari americani – del tutto insufficiente – avrebbe creato notevoli problemi alla spettacolarità del gioco si optò per un’altezza di 1.98. Un compromesso che avrebbe aiutato anche le molte ragazze che si stavano avvicinando a questo sport. Oggi, con la crescita globale dell’altezza ma anche con l’incremento delle prestazioni, l’altezza della rete maschile è salita a 2.43 e quella femminile a 2.24. Il campo era lungo 15 metri per una larghezza di 7.60.
La prima partita fu puramente dimostrativa: donne vestite fino alle caviglie e uomini in tuta: nessuno schema, battuta dal basso verso l’altro, nessuna schiacciata vera e propria, ogni giocatore doveva prestarsi a qualsiasi tipo di ruolo a seconda della posizione che occupava sul campo dopo la rotazione. Secondo i documenti depositati a Holyoke, che da allora è la casa della pallavolo ed è anche la sede della Hall of Fame, la Spalding avrebbe fornito il primo pallone: circostanza questa contraddetta da alcune testimonianze secondo le quali il pallone della prima gara sarebbe stato creato ad hoc nel laboratorio della palestra ginnica del campus.
Springfield un anno dopo ospitò la prima partita ufficiale, una sfida tra due rappresentative del college locale: si arrivava a due set su tre di quindici punti. Bisognerà aspettare il primo torneo internazionale ospitato dalle Filippine, era il 1916, per vedere introdotti i concetti di alzata, muro e schiacciata: cambiano i ruoli, cambiano le strategie e da allora sono cambiate tante cose. Pensate, la regola dei tre tocchi arrivò solo nel 1920: inizialmente le squadre potevano trattenere la palla quanto e come volevano.
In 125 anni si calcola che circa tre miliardi di giocatori abbiano calcato più di una volta un campo di pallavolo: attualmente i giocatori tesserati nel mondo sono 830 milioni, 50 milioni solo negli States. Un cambiamento dopo l’altro si cresce, e si va avanti con una passione che non dimostra gli anni che ha e che è rimasta estremamente giovane.