Di Eugenio Peralta
Non è mai stata una persona facile Paola Egonu, e non tanto per suoi spigoli o debolezze caratteriali, quanto perché essere Paola Egonu non è facile di per sé. La predestinata a un avvenire da campionessa che a volley non voleva neppure giocare, la ragazzina timida e riservata che è diventata donna da copertina, la fuoriclasse che a 17 anni, con titoli e record già in tasca, diceva di voler smettere per dedicarsi agli studi: contraddizioni che non sono una novità per chi conosce la storia dei grandi fenomeni dello sport. E che ieri sono esplose ad Apeldoorn con il clamoroso annuncio “a puntate” del possibile, temporaneo addio alla nazionale.
A quell’appuntamento, inedito nella storia della pallavolo e forse dello sport italiano, Paola si è presentata nella stessa condizione in cui l’abbiamo vista nel corso di tutti questi Mondiali: sola. Persino l’agente Marco Raguzzoni, suo punto di riferimento sportivo, era apparentemente all’oscuro di quanto fosse lucida e meditata la sua decisione. E dopo un mese passato a “proteggersi da quello che succede fuori” attraverso il “silenzio stampa” (parole sue), paradossalmente Egonu si è fatta dettare dai media i tempi e i modi delle giornate più importanti della sua carriera: a scandire le ore sono stati i commenti su Facebook, gli articoli di giornale, il video “rubato” su Twitter, le dichiarazioni ufficiali su YouTube, e infine l’intervista televisiva. L’ennesima contraddizione, insomma.
Non sapremo mai quali percentuali di sfogo estemporaneo e di calcolata “exit strategy” ci siano state dietro le parole di Paola, quale ruolo abbia giocato il risentimento personale nei confronti delle insinuazioni velenose dei media (di alcuni media) e quale la volontà di mandare un messaggio “politico” a quella parte di popolazione che sembra trovare nell’odio e nella violenza verbale le sue uniche forma di relazione con l’altro. E soltanto il tempo ci dirà quali saranno le reali conseguenze dello strappo di sabato, in termini tecnici e umani, sul futuro della nostra nazionale.
Una cosa però è certa: dietro la scelta di Egonu c’è un percorso di malessere, insoddisfazione e fastidio che parte da molto lontano. E proprio per questo si sarebbe dovuto fare di tutto per non abbandonare a se stessa la giocatrice dal talento più debordante nella storia del volley italiano, specialmente in una giornata che doveva essere di festa per la nostra pallavolo, capace di portare a casa una medaglia mondiale (nella storia l’Italia ne ha vinte solo tre, due con questo gruppo) e assicurarsi l’ennesimo piazzamento di un quadriennio che ha visto le azzurre salire sul podio in ogni manifestazione, Olimpiadi escluse.
Paola ha commesso i suoi errori e ha le sue responsabilità, intendiamoci. Ha peccato di sufficienza nel gestire la comunicazione di se stessa, concedendo ai mezzi d’informazione di volta in volta troppo poco della sua parte pubblica e troppo di quella privata; ha probabilmente ascoltato i consigli delle persone sbagliate e ha esagerato nel personalizzare le critiche, finendo per attirarsi ancora più veleno ed essere catapultata al centro di polemiche più grandi di lei. Si è isolata troppo, contando solo sulle proprie forze (enormi) e sul proprio orgoglio. Ma dov’era, in tutto questo, chi sarebbe dovuto scendere in campo per difenderla?
Lascia perplessi il fatto che una Federazione spesso in prima linea nel proteggere le sue nazionali, talvolta arrivando all’eccesso di “coprire” gli infortuni quasi fossero motivo di vergogna, abbia lasciato campo libero agli attacchi personali contro la sua atleta simbolo e poi alle sue stesse esternazioni. Ancora più stupefacente, però, è che si siano lasciati filtrare senza controllo indiscrezioni e malumori che allignano in ogni spogliatoio del mondo, e che “stranamente” prendono corpo dopo ogni sconfitta. La pallavolo si fa un vanto, giustamente, di essere un gioco di squadra, in cui ciascuno – nel suo stesso interesse – gioca anche per l’altro; lo stesso principio dovrebbe valere anche fuori dal campo. E invece oggi pare che qualcuno stia giocando contro, contro Paola Egonu e contro la pallavolo italiana.