Di Alessandro Garotta
Ci sono giocatrici che, ovunque siano andate, hanno sempre lasciato un segno indelebile. Entrando nel cuore dei tifosi, con il loro gioco, il loro carattere, i punti sensazionali, i successi ottenuti. E quando decidono di far calare il sipario, lo fanno in silenzio, senza squillo di trombe e fuochi d’artificio, ma con l’eleganza che le contraddistingue.
“Cara pallavolo, […] oggi è arrivato il momento più difficile: quello in cui devo lasciarti andare. Da domani sarò semplicemente io, Costanza, una tra tante. […] Inizia la mia nuova vita ma porterò per sempre il mio numero 11 sulla schiena e i ricordi di una vita insieme fatta di emozioni fortissime“. È così che qualche giorno fa, Costanza Manfredini – opposto milanese, classe 1988 – si è congedata dalla pallavolo giocata. Molto più di una semplice passione o un lavoro. Questo sport per lei è stato una palestra di vita, le ha insegnato a non arrendersi mai, a metterci la faccia, a prendersi responsabilità, a perdere, a soffrire, a lottare ma anche a vincere, a gioire, a vivere emozioni bellissime e uniche, ancora più forti perchè condivise con le compagne di squadra.
Giocatrice di grande carattere e carisma, Manfredini ha ripercorso ai microfoni di Volley NEWS le emozioni di vent’anni sul taraflex e ha parlato delle sue aspirazioni e dei suoi progetti futuri.
Costanza, quando è nata l’idea di appendere le ginocchiere al chiodo? Come ha capito che era il momento giusto?
“Ci stavo pensando da diverso tempo e già all’inizio della stagione con Ravenna avevo preso questa decisione: l’intenzione era di farla coincidere con il mio matrimonio, che poi è stato rimandato a causa dell’emergenza coronavirus. Credo sia il momento giusto per iniziare nuovi progetti di vita, incentrati sulla famiglia e su una maggiore stabilità nei luoghi”.
Going out on top, direbbero i media inglesi: uscire di scena al massimo, al vertice della propria carriera. Quanto è importante per lei questa consapevolezza?
“Moltissimo. Non è stata una decisione semplice, soprattutto dopo la chiusura anticipata della stagione, tanto che quando sono arrivate delle offerte tra aprile e maggio mi è venuto il dubbio di proseguire per un altro anno. Alla fine, ha prevalso l’idea di appendere le ginocchiere al chiodo. Sapevo che avrei potuto ancora fare la differenza, ma per me era importante lasciare un buon ricordo e smettere in un momento in cui fossi pienamente soddisfatta del mio percorso: non volevo che questa scelta fosse obbligata da problemi fisici o dall’età”.
Non le sarebbe piaciuto giocare una partita di addio?
“Ovviamente sì. Non ho avuto la possibilità di scegliere come terminare la carriera, ma ho preso quello che il destino mi ha riservato. In un primo momento, dopo la sospensione del campionato, mi ero illusa di poter tornare in campo e perciò mi sono tenuta in allenamento fino ad aprile; poi, però, è stata decretata la chiusura definitiva. Forse questo distacco più progressivo è stato meno doloroso dal punto di vista emotivo e sono riuscita a metabolizzarlo un po’ meglio”.
Ripercorrendo le tappe principali della sua carriera, quali sono i ricordi più belli?
“La pallavolo mi ha dato la possibilità di viaggiare tanto e questo mi ha arricchito molto sia come giocatrice sia come persona. Probabilmente i ricordi più belli sono legati alle vittorie, come l’oro agli Europei juniores nel 2006, la promozione con Chieri di due anni fa o quelle con Sassuolo e Pavia ad inizio carriera. Non dimenticherò nemmeno le emozioni dell’esordio assoluto in A1 a Novara e l’orgoglio di vestire la maglia azzurra con le nazionali giovanili. Ma l’eredità che mi lascia lo sport comprende anche le amicizie e i legami speciali che si sono creati negli anni e porterò con me per tutta la vita”.
Ha qualche rimpianto o sconfitta che ricorda con dispiacere?
“Le sconfitte bruciano perché ti fanno provare una sensazione di amarezza che può rimanerti impressa persino più della gioia per una vittoria. Nella mia carriera sono state tante le sconfitte difficili da digerire, come la semifinale nazionale ai tempi delle giovanili con la Pro Patria Milano o la semifinale agli Europei pre-juniores. Più recentemente, c’è la finale di Coppa Italia quando giocavo a Rovigo: avevamo battuto la favorita Monza in semifinale, ma poi abbiamo perso male in finale contro Bolzano, praticamente senza scendere in campo. Quella volta ho pensato che non avrei mai più voluto provare un dispiacere così grande”.
Quanto sono stati importanti il lavoro costante e la passione per arrivare in Serie A e raggiungere i traguardi della sua carriera?
“Sono due aspetti fondamentali per qualsiasi sportivo; per me ancora di più dal momento che, almeno da giovane, ero molto testarda e non avevo un carattere affine alla vita da atleta. Il lavoro costante in palestra ti aiuta a crescere non solo dal punto di vista tecnico ma anche da quello caratteriale, mentre la passione ti spinge a continuare nei momenti più difficili, quando vuoi mollare tutto, e rende meno pesanti i sacrifici e le rinunce”.
Cosa le mancherà maggiormente della pallavolo?
“Mi mancheranno il rapporto con le compagne, la condivisione dello spogliatoio, la carica dei tifosi e soprattutto l’adrenalina che può trasmettere solo una partita di Serie A. Difficilmente riuscirò a ritrovare questi aspetti al di fuori del contesto sportivo. Credo che sopperirò con la voglia di mettermi in discussione e accettare nuove sfide”.
A cosa si dedicherà ora? Pensa di rimanere nel mondo della pallavolo?
“A breve sosterrò l’ultimo esame della laurea triennale in Lettere Moderne. Ho intenzione di portare avanti questo percorso di studi che mi appassiona molto, e perciò mi sono già iscritta alla magistrale. Poi non escludo l’opzione di diventare insegnante, seguendo così le orme di mia madre. Nel frattempo, potrei coniugare studio e lavoro, magari rimanendo nell’ambito della pallavolo come giornalista o addetta stampa di una società. Quest’anno ho avuto la possibilità di commentare le finali di Coppa Italia da seconda voce: è stata un’esperienza molto bella che mi piacerebbe ripetere in futuro. Quindi, non credo che abbandonerò del tutto la pallavolo perché è da sempre la mia vita”.