All Star Game è un po’ come Halloween, San Valentino e il Black Friday… è una festa americana della quale ci siamo impossessati senza grandi diritti aggiungendo giusto qualche elemento di novità. Negli States l’All Star Game dei grandi eventi sportivi era e resta uno degli appuntamenti più significativi dell’anno, a volte capace – per la sua rilevanza – di oscurare la finale che assegna il titolo stesso.
Nella NBA la gara delle schiacciate è uno degli eventi più significativi e venduti agli inserzionisti pubblicitari. Nel football americano o nell’hockey, come nel basket, la sfida è tra Eastern e Western conference: il prodotto specifico della singola lega è talmente grande che anche spezzandolo in due ottieni un livello stratosferico. Nel calcio, dove gli Stati Uniti sono ben consapevoli di non poter essere un punto di riferimento a livello mondiale, la MLS invita ogni anno squadre d’eccezione come Real Madrid, Arsenal, Tottenham, Manchester United o Bayern Monaco cui presenta il suo biglietto da visita.
Qui in Italia il calcio si è guardato bene dal creare un All Star Game… sarebbe un impegno in più in un calendario già molto fitto e poi, che interesse ci sarebbe nell’organizzare qualcosa che è soprattutto un beneficio per il pubblico? Se non ci guadagna nessuno non ha senso: il calcio in Italia parte da questo presupposto che è tassativo e non condizionabile.
Ed è probabilmente per questo che l’idea di creare un All Star Game ha attecchito più facilmente sul tessuto sociale degli appassionati di basket o pallavolo: perché il pubblico è sempre interessato a qualsiasi cosa porti spettacolo. Ma anche i club hanno tutto l’interesse a creare un’opportunità di visibilità in più per i propri giocatori: l’evento in programma sabato sera al PalaNorda di Bergamo è uno splendido regalo di Natale che viene offerto ai fan della pallavolo, non solo declinata al femminile. Da una parte la Nazionale azzurra di Davide Mazzanti che chiude l’anno in vista di un 2018 Mondiale, dall’altra una rappresentativa che porta in campo tutto il bello del nostro campionato: la svedese Haak, di gran lunga la più bella sorpresa di questa prima metà della stagione con la sua alzatrice Lauren Carlini, la deliziosa palleggiatrice americana di Monza Micha Hancock, il tris d’assi veneto composto da Papafotiou, De Kruijf e Kimberly Hill oltre a Scuka, Tomsia, Heyrman, Leonardi e Parrocchiale. A gestire tanta ricchezza tecnica Marco Fenoglio, da poco tornato in panchina a Modena dopo il titolo vinto lo scorso anno a Novara.
È vero, i regali per definizione non si pagano: ma stavolta gli appassionati di pallavolo italiani possono fare uno sforzo e affollare il PalaNorda a un prezzo ragionevole e comunque giustificatissimo. Le buone cause sono due: dimostrare che la pallavolo è comunque un’altra cosa e che la causa comune prevale sempre. A Bergamo dove le ragazze della Foppa hanno realizzato un meraviglioso calendario dedicato alle donne vittime di abusi e violenze, si sosterrà la causa della Gicam, i chirurghi amici della mano. E senza mani la pallavolo non può andare da nessuna parte.