Di Alessandro Garotta
Gli atleti vorrebbero che tutto filasse sempre liscio, ogni partita andasse bene, ogni anno fosse affrontato nel migliore dei modi e non ci fossero mai infortuni o problemi fisici. Non sempre questo accade. Ma ciò che distingue un campione da un atleta comune è la resilienza, ovvero quella forza indispensabile per voltare pagina, rimboccandosi le maniche per uscire da una situazione complicata.
Laura Partenio ha dimostrato di averne tantissima e, dopo una stagione condizionata dal grave infortunio al ginocchio sinistro, ora è pronta a ripartire più forte che mai da una nuova sfida nella Ligue A francese con la maglia del Pays d’Aix Venelles, come racconta in un’intervista esclusiva ai nostri microfoni.
Partiamo dal suo infortunio. Come ha vissuto questo momento delicato della carriera?
“Dopo il parto non credevo che potesse esistere un dolore più forte. Invece, quando nel tentativo di non fare invasione sono atterrata male dopo un attacco (durante il match Firenze-Casalmaggiore dello scorso campionato, n.d.r.), ho visto le stelle. Un dolore pazzesco, improvviso e allucinante al ginocchio. Questo infortunio è stato un evento inaspettato della mia vita. Ho sofferto molto, vissuto momenti bui subito dopo l’operazione, ma con l’aiuto di mia figlia che mi distraeva un pochino sono riuscita a non focalizzarmi troppo sulle cose negative: pensavo a quello che avrei dovuto fare per prendermi cura di lei e di me. E ovviamente anche il sostegno e l’aiuto di mio marito sono stati fondamentali“.
E adesso come sta?
“Il peggio è passato. Da quel 16 novembre sono riuscita a ‘scalare la montagna’, e da agosto posso dire finalmente di aver iniziato un percorso in discesa. Ora sto bene, ma con lo staff della nuova squadra ho sempre un occhio di riguardo per il mio ginocchio, che finora ha risposto bene ai carichi“.
Come stava andando la sua stagione a Casalmaggiore prima dello stop forzato?
“In ogni stagione cerco di aggiungere un pezzettino di esperienza in più al mio bagaglio. A Casalmaggiore mi sono trovata bene e stavo giocando un buon campionato prima che arrivasse l’infortunio. Eventi sfortunati a parte, penso che al completo avremmo potuto dare filo da torcere a molte squadre. Sono contenta di aver lavorato con Carlo Parisi, un ottimo allenatore sempre attento nella cura dei dettagli“.
Per ripartire ha scelto il Pays d’Aix Venelles. Com’è nata l’occasione di tornare in Francia (dopo l’esperienza a Cannes nella stagione 2013-2014) e cosa l’ha colpita maggiormente del progetto del suo nuovo club?
“Il Pays d’Aix Venelles è una società ambiziosa, che vuole crescere e punta in alto: giusto un anno fa vinceva la Coppa di Francia. L’allenatore (Alessandro Orefice, n.d.r.), così come lo staff, è italiano e crede fortemente in me. Perciò non potevo trovare squadra migliore dopo il mio infortunio, anche perché conosco già il sistema francese e la lingua non è un problema. Poi avevo il desiderio di giocare all’estero: l’anno scorso, a causa della pandemia, non sono potuta andare al Sesi Bauru in Brasile, ma questa volta non ci sono stati ostacoli e posso vivere questa esperienza con la mia famiglia“.
A proposito, come si sta ambientando la piccola Nicole?
“Mia figlia Nicole sta un po’ ripercorrendo quella che era stata la mia infanzia, in cui ho viaggiato molto e mi capitava anche di cambiare nazione. Personalmente non mi ha mai spaventato il cambiamento. E se magari all’inizio può essere difficile per lei, credo che queste esperienze potranno servirle in futuro. Intanto si sta ambientando e comincia a capire il francese“.
Quali sono i suoi obiettivi personali per la nuova stagione?
“Vorrei vincere entrambi i titoli nazionali, proprio come era successo nella mia esperienza a Cannes“.
Una curiosità: c’è un motivo particolare per cui le giocatrici del Pays d’Aix Venelles vengono soprannominate “les Rebelles” (le Ribelli)?
“In realtà, è soltanto lo ‘slogan’ della società. È come dire le Pantere di Conegliano“.
Al via della prossima Ligue A ci saranno ben 5 giocatrici italiane. Come si spiega questo “esodo” verso la Francia?
“Innanzitutto dobbiamo dire che il campionato francese di oggi è diverso da quello della mia esperienza nella stagione 2013-2014: non c’è più una squadra dominante e costruita per vincere la Champions League come era il Cannes. Ora c’è grande equilibrio, con almeno quattro o cinque squadre che possono contendersi il titolo. Un fattore che attira le giocatrici può essere che qui la pallavolo è considerata a tutti gli effetti un lavoro, con tanto di busta paga. Invece, dal punto di vista dei club, penso che le italiane facciano gola ovunque all’estero perché arrivano dal sistema pallavolistico migliore al mondo“.
Per concludere, qual è il suo sogno nel cassetto?
“Vincere ancora qualche titolo prima di appendere le ginocchiere al chiodo“.