Di Redazione
L’Ufficio per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha pubblicato oggi sul proprio sito le linee guida sulle modalità di svolgimento degli allenamenti nella cosiddetta “Fase 2“. Il documento è precedente alla circolare del Ministero dell’Interno che ha dato il via libera agli allenamenti anche per gli sport di squadra, e dunque si riferisce ai soli sport individuali, ma le disposizioni che riporta sono valide e interessanti anche per le altre discipline.
Le linee guida, che recepiscono in gran parte le indicazioni del report “Lo sport riparte in sicurezza” realizzato dal Politecnico di Torino e consegnato nei giorni scorsi dal Coni al Ministero, toccano una serie di argomenti utili per organizzare l’attività: caratteristiche e modalità di trasmissione del coronavirus, sintomatologia del Covid-19, criteri della valutazione del rischio e classificazione e analisi dei siti sportivi, misure di prevenzione e protezione, profili psicologici di atleti e lavoratori, supporto tecnologico e misure di sorveglianza e vigilanza.
Uno degli aspetti più delicati e controversi è quello sui dispositivi di protezione: il documento, infatti, riconosce che le misure di prevenzione del contagio consigliate dall’autorità “sono di difficile attuazione in molti momenti della pratica sportiva, anche in fase di allenamento per tutti i livelli di pratica, da quella amatoriale a quella professionistica. In particolare, l’utilizzo di mascherine e visiere è spesso incompatibile con il carico metabolico e con il gesto sportivo“. Pertanto, proseguono le linee guida, “devono essere prese in considerazione anche altre misure di mitigazione, meno utilizzate in altri ambiti lavorativi e sociali, che agiscano in modo coordinato per consentire una ripresa il più possibile sicura. Tra queste: la gestione di presenze contingentate, per limitare la possibilità di diffusione del contagio; la sostituzione di attività in presenza con attività virtuali; la tutela sanitaria in ambito sportivo“.
Nella pratica, si consiglia quindi di rimodulare gli accessi ai siti sportivi, tramite la turnazione, la suddivisione in gruppi e il supporto da remoto; di garantire la distanza di almeno 1 metro tra gli operatori (staff tecnico e personale di supporto) e preferibilmente di 2 metri tra gli atleti non in fase di allenamento; di non posizionarsi faccia a faccia nei locali di ristoro e in quelli igienici. E ancora, favorire orari di ingresso e uscita scaglionati, prevedere percorsi personalizzati nelle zone critiche e adottare pratiche di igiene particolarmente accurate (ad esempio, bere sempre da bicchieri monouso o bottiglie personali). Il tutto, ovviamente, prevedendo la pulizia e la sanificazione dei siti sportivi con frequenza proporzionata al loro utilizzo.
Tra gli esempi di supporto tecnologico allo sport, il documento ne riporta poi uno specifico per la pallavolo, parlando di sistemi che segnalino agli atleti e ai tecnici, con un messaggio di allerta, le situazioni in cui il distanziamento sociale rischia di venir meno a causa del tipo di esercizi che si stanno svolgendo: “Proponiamo il caso in cui, durante un allenamento in palestra di ripetizione di fondamentali nella pallavolo (per esempio, le schiacciate), che rientrerebbe in classi di rischio elevate, alcuni degli atleti non si accorgano che la distanza da chi li precede o li affianca è scesa sotto i livelli consentiti“.
Il documento integrale, che contiene anche le tabelle di classificazione dei luoghi sportivi e delle attività sportive in base al rischio di contagio e delle misure di prevenzione e protezione, è consultabile online a questo link.
(fonte: Sport.governo.it)