Dopo due settimane di VNL femminile la cosa per la quale ci siamo presi una cotta quasi adolescenziale sono senza dubbio i timeout di Julio Velasco. Finalmente, verrebbe da dire senza per forza puntare il dito contro qualcuno in particolare, in ambito femminile siamo al cospetto di un allenatore che non ferma il gioco per spezzare la routine in battuta di un’avversaria o dire cose banali che le sue giocatrici ascoltano con l’attenzione che può avere un millennial a un comizio elettorale per le europee, ma bensì un tecnico che dà indicazioni chiare, dirette, inequivocabili come il libretto d’istruzioni di un set Lego.
Non solo, da quel microfono aperto sopra la sua testa, nel match della prima week vinto contro la Turchia, lo abbiamo sentito anche invitare le sue giocatrici a tirare fuori gli attributi, trasformando chiunque stesse guardando il match in Tv nel meme di Leonardo di Caprio che sobbalza sulla poltrona indicando lo schermo con il dito.
Ad ogni modo, proprio grazie a quei timeout, ora è più chiaro a tutti il Velasco-pensiero che sta alla base del processo di trasformazione e crescita di questa squadra. Una squadra che in primis non deve essere “Egonucentrica” ma armarsi di più soluzioni offensive, il che non vuol dire non vedere Paola best scorer ad ogni partita, ma bensì una distribuzione migliore del gioco in attacco.
Cosa che da una parte vuole togliere a Paola, e forse questo non è del tutto sbagliato, il peso enorme che questa maglia ha sempre avuto sulle sue spalle, nonostante sia ancora giovanissima; dall’altra mira a distribuire questa responsabilità quasi in parti uguali su tutte le altre azzurre.
Le chiavi del gioco a cui punta Velasco sono fondamentalmente due: più primi tempi al centro e una migliore efficacia degli attacchi in posto 4 e soprattutto in 2. Tradotto, meno “pallette”, più buchi a terra!
Se mettiamo a confronto la finale di Champions League e la partita contro il Brasile, sfide decise entrambe al quinto set, Orro ha alzato in totale esattamente 143 palloni in entrambi i match, di questi Egonu ne ha attaccati rispettivamente 59 (con il 27% di efficacia) e 56 (29%), ma diversa è stata soprattutto la distribuzione al centro: 14% di palloni alle centrali contro Conegliano, 22% contro il Brasile, e in generale in tutta questa seconda settimana di VNL.
Dunque il lavoro sul gioco al centro ha già portato risultati evidenti e inconfutabili, nella terza week di Fukuoka, e nella settimana di preparazione che la precederà, si dovrà cercare di alzare il livello di resa degli altri colpi in attacco.
Su ricezione e difesa, invece, i dettagli da limare saranno minimi, mentre un altro fondamentale da migliorare assolutamente è quello del servizio: 45 errori dai nove metri in quattro match sono un numero fin troppo elevato, considerando soprattutto la qualità che può esprimere questa squadra in battuta. Altra arma che poche altre squadre possiedono nel loro arsenale come dimostrano i 24 ace (potremmo fare anche meglio) sparati nella tappa di Macao.
L’obiettivo di tutta questa trasformazione e distribuzione delle responsabilità voluta da Velasco, però, non si deve leggere solo in questi freddi numeri ma anche in una comunione d’intenti più radicata e consapevole per arrivare ad essere squadra (come la nazionale maschile?), ad essere gruppo compatto, unito, tanto in campo quanto fuori, come per esempio nello spogliatoio, dove forse in passato è volata qualche parola di troppo perché qualcuna è stata messa su un piedistallo troppo alto e qualcun altra su uno troppo basso.
Decisamente meglio essere tutte sullo stesso livello. Il risultato ora, dopo otto partite di VNL, è sotto gli occhi di tutti. Ed è decisamente un bel vedere.
Quantomeno per noi tifosi e addetti ai lavori, per noi italiani, ma non per quelle altre nazionali che in questa estate lotteranno per il bersaglio grosso a Parigi. A loro forse, questa nostra trasformazione, inizia un po’ a spaventare perché è un dato di fatto che allo stato attuale la nostra sia la formazione che ha dimostrato di avere i margini di miglioramento più ampi.
È proprio per questa consapevolezza che dopo il match contro la Francia, squadra che definire modesta è fargli un complimento, avevamo titolato “Italia bene ma non benissimo”. Un titolo provocatorio, certo, ma che voleva veicolare un messaggio chiaro: qui non ci si deve accontentare, qui bisogna continuare a lavorare, a migliorarsi e a puntare sempre più in alto.
Le parole di Velasco e delle azzurre dopo ogni match non hanno fatto altro che confermare questo pensiero: “c’è da aggiungere un mattoncino alla volta, partita dopo partita” abbiamo sentito dire per tutta questa Week 2.
A furia di mettere mattoncini leggendo le istruzioni di Velasco e del suo staff, che solo a vederli schierati lui, Barbolini, Bernardi e Leggeri viene quasi da chiedersi se sia legale questa cosa (pensando a un altro meme, quello di Messi), l’Italia ora aspetta solo la matematica certezza della qualificazione olimpica. A Fukuoka quel pass ce lo metteremo in tasca, e anche presto, questo è fuori discussione, ma non crediate che “il Velasco” non voglia cominciare questa avventura senza provare a vincerla… la VNL.
E non tanto per puntarsi una stellina sul petto, quanto perché vincere insegna a vincere. “A Tokyo secondo me è stato fatto un errore clamoroso – disse il ct nel giorno della presentazione della stagione delle nazionali –, portando alla VNL due squadre diverse da quelle che poi hanno partecipato ai Giochi. Anche se questa squadra gioca da tempo insieme, hanno passato tutto l’inverno separate, e ora devono giocare, vivere i momenti della partita per prepararsi all’evento più importante”.
“Quindi, a partire dalla seconda tappa in Cina, parteciperemo con la squadra più completa possibile. Io spero anche di arrivare alle finali, perché sono convinto che è meglio essere un po’ più stanchi, facendo però esperienza nelle partite che contano, che essere più riposati senza fare quest’esperienza“.
Al momento, su sette posti da titolare, le certezze di Velasco si chiamano Danesi, Sylla, Orro, Egonu, De Gennaro.
Lubian il posto dovrebbe averlo conquistato, ma Fahr, sin qui usata con scrupolo, è molto di più di una semplice alternativa.
Altra questione aperta è il secondo posto in banda. Bosetti garantisce solidità in seconda linea, ma in attacco l’idea di “provare” Antropova in quella posizione stuzzica anche il ct, che con la scusa del doppio cambio a Macao l’ha fatta schiacciare anche in 4 e Kate gli ha fornito solo feedback positivi.
A Fukuoka, quando classifiche e ranking saranno ormai inutili da leggere, si potrebbe anche assistere a qualche interessante variazione sul tema. Non resta che metterci comodi in poltrona come Di Caprio e aspettare di puntare il dito.
Di Giuliano Bindoni