Di Redazione
Da calciatore in erba a pallavolista provetto! Una storia un po’ particolare quella di Lorenzo Bonetti, che dopo essere stato una giovane promessa dell’Atalanta, a 17 anni ha deciso di dedicarsi al volley seguendo le orme di mamma Rosa, ex giocatrice di Bergamo. Da qui una carriera pallavolistica che l’ha portato in diverse città italiane, in squadre di A2 ma anche di massima serie, per poi approdare quest’anno in serie B con la formazione di Aversa. Una strada che tanti giovani vorrebbero percorrere ma nella vita di Bonetti c’è di più.. non è stata sempre tutta “rosa e fiori”. Il 13 luglio 2012 scopre di avere una brutta malattia: il 17 agosto la diagnosi di Linfoma non Hodgkin, un tumore alle cellule a livello di inguine e addominali. Nel 2016 decide di raccontare la sua “esperienza” e scrive il libro “Sotto rete”.
Ha iniziato col calcio e poi si è dato alla pallavolo. Quest’anno hai giocato ad Aversa in B, invece…
“Si quest’anno ho giocato ad Aversa, alla Romeo Normanna. Ho preso questa decisione di venire qui, anche se avevo altre proposte sia per rimanere in A2 che A1, perché è una società molto ambiziosa che vuole arrivare in alto, in una nuova realtà che è la Campania e quindi ho accettato molto volentieri di far parte di questo gruppo, di questa squadra. Ora stiamo lottando per entrare nei play off, ce la metteremo tutta per cercare di raggiungere l’obiettivo che la dirigenza si era imposta. La serie B è un campionato difficile, devo dire molto difficile, perché ci sono molte squadre agguerrite che hanno voglia di far bene quindi è stato un anno non semplice, però siamo ancora in corsa per cercare di centrare i play off e per provare a salire in serie A”.
Tra un campionato e l’altro però, hascoperto di avere un cancro. Cosa ha provato? E come è riuscito ad affrontare questa notizia e questa battaglia?
“La mia storia è un po’ travagliata, ho giocato tanti anni tra A1 e A2 e appunto un giorno mi hanno diagnosticato una malattia molto grave che è quella del “Linfoma non Hodgkin. Ovviamente quel giorno lo ricordo in maniera particolare perché non è stato semplice accettare questa cosa, ma fin da subito ho cercato di provare a capire quando potessi tornare in campo, ho cercato di vivere questo brutto momento come se fosse un infortunio, ho cercato di viverlo vicino alla mia famiglia, ai miei amici e al mondo della pallavolo perché mi hanno davvero dato tanta forza e mi hanno aiutato a superare questo momento. Ovviamente quando scopri di avere una malattia del genere non è semplice però io penso che grazie alle medicine, ai dottori, alla ricerca e alla forza di volontà che uno ci mette per superare queste cose, ce la si può fare… io ce l ho fatta e sono stato davvero fortunato, innanzitutto perché ho scoperto questa malattia che di solito si scopre troppo tardi ed è ancora più difficile superarla, io ho avuto la fortuna di scoprirla abbastanza presto, ho avuto la fortuna di curarla in un ospedale molto all’avanguardia, quello di Bergamo, e con dei medici specializzati e soprattutto ho avuto la fortuna di avere delle persone vicino a me che mi hanno sempre trattato da Lorenzo Bonetti, che ero e che sono ancora adesso. Non mi hanno mai fatto sentire malato e per me questa è stata una grandissima forza e la voglia di ritornare in campo mi ha caricato veramente molto e fortunatamente, dopo 5 mesi dalla scoperta della malattia, sono riuscito a tornare in campo e a giocare la mia prima partita dopo la malattia. Sono riuscito poi l’anno successivo andare a Monza in A2, vincere il campionato e salire in A1 quindi diciamo che oltre a togliermi la soddisfazione di essere riuscito a tornare in campo, sono riuscito a tornare a giocare ad altissimi livelli e questo penso sia stata una grandissima fortuna. Sono molto orgoglioso di quello che ho passato e di quello che ho fatto perché è un esperienza molto significativa e davvero dura, ma che ti segna molto e ti fa capire veramente cosa sono le cose belle della vita”.
Ne hai parlato anche nel tuo libro “Sotto Rete”. Come mai questa idea di scrivere un libro?
“Ti dico la verità, mi ha contattato Paolo Fontanesi, uno scrittore molto importante e famoso che tra l’altro ha scritto i libri di Icardi, Zambrotta e molti altri. Quando mi ha contattato non ci credevo, pensavo fosse uno scherzo, poi però mi ha chiamato dicendomi che aveva voglia di scrivere un autobiografia sulla mia vita perché avevo molte cose da raccontare anche se avevo solo 27 anni e quindi mi ha dato questa possibilità. Ho preso al volo questa opportunità, primo perché non capita tutti i giorni di scrivere un libro e secondo perché penso che quando uno affronta delle esperienze del genere debba raccontarle e debba farle sentire alla gente per dare una possibilità e una speranza, perché se ce l’ho fatta io a guarire ce la possono fare tutti. In più dopo la malattia sono riuscito a raggiungere altri obiettivi, altre vittorie e altre situazioni importanti a livello sportivo quindi penso che queste malattie, grazie alla medicina, come ho detto prima, si possano guarire ma soprattutto uno può tornare molto più forte di prima perché si capiscono le cose belle della vita, ti temprano, ti fanno capire bene cosa significa avere la possibilità di fare questo lavoro, ti fanno capire cosa vuol dire avere la fortuna di conoscere tutti i giorni, tutti gli anni, nuove persone, nuovi compagni di squadra, nuovi allenatori, staff tecnici, dirigenti e ti fanno vivere queste esperienze nei migliore dei modi”.
Non solo giocatore, scrittore ma anche appassionato di moda
“Si è vero non solo giocatore nel senso che è nata una grande opportunità dopo aver scritto il libro di essere seguito da tantissima gente sui social, su Instagram, e da li diciamo che è nato un po’ un gioco, con alcuni brand che hanno cominciato a contattarmi e visto che a me piace molto il mondo della moda, il vestirsi, il dettaglio, ho preso la palla al balzo e per gioco ho iniziato. Mi piace indossare, mi piace fare delle fotografie un po’ strane, infatti in alcuni articoli mi hanno definito come il “modello volante”(ride) e questa è stata una cosa divertente. E’ una cosa che mi piace fare e quindi invito tutti a seguirmi perché penso che con delle fotografie, degli scatti un po’ stravaganti oltre a divertirmi, faccio divertire e penso che sia una cosa positiva oltre alla pallavolo e alla mia storia”.
Cosa c’è nel futuro di Lorenzo Bonetti? Sia a livello personale che sportivo
“Innanzitutto nel mio futuro c’è che ho un bellissimo rapporto qui con la Romeo Normanna e quindi penso e spero di portare questa società ad alti livelli e di rimanerci a lungo perché ho instaurato un ottimo rapporto con tutti e mi trovo benissimo qui in Campania ad Aversa. Ritengo che sia un posto molto bello e che ha voglia di pallavolo e questa è una cosa molto importante. Poi ovviamente nel mio futuro ci sarà una famiglia con Isabella, perché lei con me sta passando questi momenti, momenti belli. Abbiamo tantissime cose da fare ancora e spero presto di potermi “stabilire” in un posto per crearmi una famiglia insieme a lei. Poi sicuramente nel mio futuro ci sarà ancora la pallavolo perché con il volley ci ho vissuto, è la cosa che mi ha dato la forza, è la mia vita, è uno sport che mi ha dato tanto e che io cercherò di ricambiare e poi vedremo cosa il futuro mi riserverà.
Noi ovviamente ringraziamo Lorenzo Bonetti per questa intervista che ci saluta così:
“Un saluto a voi e spero che la mia storia serva a dare una piccola speranza a chi in questo momento non sta passando un bel periodo. Spero inoltre che questa società arrivi in alto perché se lo merita, ha voglia di vincere, ha voglia di portare la pallavolo ad alti livelli qui e quindi grazie ancora a tutti”.