Louisa Lippmann: “In Russia per un’esperienza nuova e stimolante”

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Di Alessandro Garotta

Una certezza assodata quando si parla della Germania è che il tedesco non è assolutamente una lingua dal suono dolce. Per quanto l’epica sassone e il romanticismo ci abbiano regalato opere notevoli scritte in quest’idioma, cambiare opinione sulla lingua rimane impossibile. Esiste però una parola che riesce a farsi notare in positivo all’interno di questa giungla di consonanti e vocali aspirate: è la parola “wunder. In un linguaggio come quello tedesco che tende ad agire per complicazione, questa emerge proprio per la sua inaspettata capacità di essere riduttiva, intuitiva ed assolutamente efficace. In italiano la tradurremmo con il termine “meraviglia”.

Non è un caso dunque che i media tedeschi associano spesso questa parola ai colpi della giocatrice simbolo della loro nazionale: l’opposta Louisa Lippmann, che in esclusiva ai microfoni di Volley NEWS ha parlato delle sue ultime esperienze con le maglie dello Shanghai Bright Ubest e della Lokomotiv Kaliningrad

Louisa, com’è stato tornare in campo per la stagione 2020-2021, dopo il lungo stop per l’emergenza sanitaria? 

Sono molto contenta di essere tornata a praticare lo sport che più amo. Nei mesi lontano dal campo, mi mancava la possibilità di stare insieme alla squadra, lavorare e alzare l’asticella giorno dopo giorno. Penso che sia un privilegio poter continuare a fare il proprio lavoro anche in tempi difficili come quelli che stiamo vivendo“. 

Nella prima parte della stagione, ha giocato allo Shanghai Bright Ubest. Le è piaciuta l’esperienza in Cina? 

Mi sono trovata davvero bene: quella con lo Shanghai è probabilmente una delle esperienze più belle nella mia carriera. Quest’anno era una situazione diversa dal solito a causa della pandemia, ma nonostante ciò è stato bello poter ritrovare le mie compagne. Purtroppo, non siamo riuscite a raggiungere il nostro obiettivo, ovvero raggiungere la finale come nella scorsa stagione, anche se nel complesso abbiamo giocato un buon torneo e il mio bilancio è positivo“.

Foto CVA

Com’è stato giocare nella “bolla” del campionato cinese? Era la soluzione migliore per giocare durante la pandemia, secondo lei? 

Sì, non c’era soluzione migliore. Non ero abituata a giocare tante partite in così poco tempo e a stare nello stesso posto per settimane, anche se devo dire che l’organizzazione è stata semplicemente perfetta“.

Poi è volata in Russia: quali motivi l’hanno spinta a scegliere la Lokomotiv Kaliningrad? 

Penso che la Superleague russa sia un ottimo campionato, in cui prevale l’aspetto fisico su quello tecnico e si gioca sempre contro giocatrici alte e forti. Quindi, per me è un’esperienza completamente nuova e stimolante. Nella mia scelta sono stati importanti i buoni feedback che avevo ricevuto su questo club“.

Come si trova a Kaliningrad? Si è abituata allo stile di vita russo? 

Intendi se ho già provato la vodka e il caviale? La risposta è no (ride, n.d.r.). Però, appena sono arrivata qui ho avuto un caloroso benvenuto e le compagne di squadra sono sempre gentili e disponibili. Poi conoscevo già Lau (Laura Dijkema, n.d.r.), che è qui da inizio stagione, e mi ha aiutato molto“.

Come valuta la stagione della Lokomotiv? Quali sono i vostri punti di forza? 

Essendo arrivata in corsa non è facile per me dare un giudizio, soprattutto per quanto riguarda la prima parte dell’annata. Posso dire che siamo una squadra forte e completa, in cui tutte le attaccanti sono abili a mettere la palla a terra“.

Foto VC Lokomotiv

Ora le Final Six di Superleague a Kazan. Cosa si aspetta? 

Sarà un torneo molto interessante con partite di alto livello e grande intensità. Noi daremo il massimo per raggiungere il miglior risultato possibile“. 

Facciamo un passo indietro. Qual è stato il momento più alto della sua carriera? 

Il preolimpico nel gennaio 2020: uno dei momenti migliori ma allo stesso tempo anche tra i più tristi (Germania ko in finale contro la Turchia, n.d.r.). Sono davvero orgogliosa di come abbiamo giocato quel torneo e come siamo cresciute sotto il profilo del gioco gara dopo gara; purtroppo, però, non abbiamo staccato il pass per le Olimpiadi… rimane ancora una sensazione di amaro in bocca“.

Quindi non ci sono dubbi su cosa le manca ancora…

Sicuramente le Olimpiadi. È il mio sogno più grande“. 

Un’ultima curiosità. La scorsa estate ha partecipato al torneo di Düsseldorf di beach volley in coppia con Isabel Schneider. Com’è stata la sua prima esperienza sulla sabbia? Ha intenzione di ripeterla in futuro? 

È stata bella e divertente! Ma anche molto dura. Per me era un passo verso l’ignoto ma dopo la cancellazione della stagione indoor, non vedevo l’ora di tornare a giocare e avevo una buona occasione per mettermi alla prova. Sono grata per quella possibilità, poi vediamo cosa mi riserverà il futuro…“.

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Stephen Maar tra passato, futuro, famiglia (si sposa) e Trento: “L’avversaria peggiore, ma…”

Sale in Zucca

Prendi un ragazzo di 22 anni che arriva in Italia, a Padova, direttamente dal Canada. Capisci subito che ha un’energia speciale, fatta più di quello che non è ancora, ma che saltuariamente ti mostra in campo, che di quello che poi sarà il suo vissuto negli anni successivi. Questo ragazzo fa un percorso, articolato tra alcune delle piazze più importanti della Superlega, parliamo di Verona, Milano, Cisterna. Arriva a Monza, gioca dei playoff meravigliosi e una finale Scudetto contro pronostico, tra esplosioni di gioia, rabbia agonistica, palloni che pensi possano saltare per aria e un tormento interiore, che è la sua cifra. 

L’arrivo a Piacenza di Stephen Maar è forse l’ultima fase di questa evoluzione complessa, durata otto anni (per la parentesi russa alla Dinamo Mosca ci arriviamo) e nella quale lo schiacciatore oggi tira qualche somma, un po’ perché a trent’anni tutto appare più chiaro, tutto prende una forma diversa, e forse perché si è pronti per essere ciò che veramente si vuole essere da grandi, con o senza la pallavolo davanti:

“Ho trovato la mia tranquillità, il mio mondo. Per tanti anni sono andato avanti, girando il mondo e vivendo anni molto intensamente. Per la prima volta quest’anno la mia famiglia avrà la priorità rispetto a tutto e in estate voglio spendere un po’ di tempo assieme a loro”.

 
 
 
 
 
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Ha annunciato il matrimonio con la sua compagna Molly Lohman, pallavolista, solo qualche settimana fa. Vi sposerete in Italia?

“Le ho chiesto di sposarci in un pomeriggio sul Lago di Garda. Ma per ora non abbiamo i dettagli precisi anche perché dobbiamo incrociare le agende e i programmi. Adesso che mi fa pensare, sarebbe proprio bello se ci sposassimo in Italia (ride n.d.r.)”.

Anche perché l’Italia è stata la sua fortuna Maar. Ma anche per noi averla nel campionato italiano.

“Un bel viaggio, lungo otto stagioni, che comprende anche la mia parentesi russa. Ho giocato in tantissime città e ho considerato casa ogni luogo in cui sono stato. Ognuno di quei luoghi mi ha lasciato qualcosa, dalle persone, alle esperienze”.

Quella che ricorda per un motivo particolare?

“Credo Cisterna. È stato un anno molto particolare, dopo Milano e prima della proposta di Monza, dove poi ho trascorso tre anni della mia vita. Era un contesto molto piccolo, una città molto vivibile e una squadra capitanata da Fabio Soli e da uno staff, ricordo su tutti Gioele Rosellini, con cui ho lavorato molto bene. La pallavolo era seguitissima ed è stata la prima volta in Italia in cui le persone con cui avevo a che fare nella quotidianità, parlo magari del panettiere o dei ragazzi o ragazze che trovavo al supermercato, poi le ritrovavo sugli spalti a tifare la domenica”.

Si ricorda il Maar di Padova invece? Arrivato con tante novità a Padova? 

“Ricordo una squadra completamente nuova, che fece un inizio di campionato incredibile. Peccato perché poi ci siamo persi durante l’anno. Ma ripeto, la casa per me è ovunque in Italia”.

Ora la casa è Piacenza. Un anno che è stato letteralmente una montagna russa.

“Un anno in cui questo weekend cominceremo un importante semifinale contro Trento, e a cui teniamo davvero molto”.

Dall’arrivo di Travica, Piacenza sembra avere una luce nuova.

“Ogni cambio porta con sé uno scossone, o meglio, una reazione. Il periodo di difficoltà precedente ci ha fatto riflettere e c’è stata come pensavo e dicevo una reazione da parte di tutti. Ora tutti ci crediamo un po’ di più. Certo, Trento è l’avversaria che nessuno vorrebbe ritrovare in semifinale, anche perché è stata la migliore della regular season. Io ora non penso più a chi mi ritroverò di fronte, ma a come lo affronterò”.

foto Gas Sales Bluenergy Piacenza

La affronterà, mi permetto di dire in una condizione mentale diversa.

“Cosa intende?”

La rivedo in campo con una serenità che non conoscevo.

“Sì, è un bel momento della mia vita”.

Stephen Maar pensava di arrivare fino a qui quando studiava alla McMaster University?

“Non pensavo di avere fino a qui. Ho tanta gratitudine per tutti coloro che mi hanno permesso di fare un percorso, la mia strada. Ho studiato, ho aperto la mente a tutto ciò che mi è stato insegnato e ritrovarmi oggi a questo punto mi rende davvero orgoglioso”.

Di Roberto Zucca