Di Roberto Zucca
Quello che colpisce di Gigi Randazzo è che non smette mai di crederci. Anche quando il ginocchio ti mette k.o. per molte settimane e i giorni vengono scanditi dai ritmi di una clinica in cui si cerca di andare più veloci per guarire prima. Per tornare. Per esserci.
Randazzo, perché al silenzio di un infortunio ha scelto di mostrarsi nel recupero?
“Perché non bisogna mostrare solo i momenti più belli della carriera. Bisogna mostrare tutto il percorso e capire che spesso le scale si possono risalire pian piano. È una forza per me ricevere l’affetto di chi mi segue ma è uno stimolo anche per chi si trova nelle mie stesse condizioni”.
Da dove viene tutta questa determinazione?
“Da me stesso. E dalle persone che mi circondano. Ringrazio molto Padova per avermi supportato nell’affrontare il momento, i compagni di squadra, gli amici, i miei genitori che mi vivono da lontano e Ilaria”.
So che è molto riservato, ma le posso chiedere di raccontarmi questo momento suo e di Ilaria?
“Ilaria è una persona molto importante. Viene da me non appena riesco ad avere una giornata libera. Mi è stata molto vicino in questo momento e da sportiva quale è, ha sempre i modi e le parole giuste per supportarmi nell’affrontare questo momento”.
Si è dato un obiettivo?“
Si. Le qualificazioni olimpiche. Voglio tornare ed esserci, motivo per cui sto lavorando sette giorni su sette per rientrare. Con costanza, sacrificio. Alla nazionale tengo moltissimo”.
Per lei queste Olimpiadi sono importanti?
“Molto importanti”.
Perché rappresentano il riscatto?
“Perché sono importanti per il movimento e perché quella maglia per me vorrà sempre dire tutto”.