Foto LVF/Rubin

Maria Luisa Cumino ha detto basta: “È stato difficile, ma volevo smettere al top”

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Di Alessandro Garotta

Cara mia pallavolo, è arrivato anche per me quel momento… Sei e sarai il mio primo grande amore, e la passione per te resterà sempre viva. Devo dirti un enorme grazie, perché se oggi sono la persona che sono è gran parte merito tuo“. È così che qualche giorno fa, Maria Luisa Cumino – palleggiatrice piemontese, classe 1992 – si è congedata dalla pallavolo giocata. Molto più di una semplice passione o un lavoro. Questo sport per lei è stato una palestra di vita, le ha insegnato a non arrendersi mai, a metterci la faccia, a prendersi responsabilità, a perdere, a soffrire, a lottare ma anche a vincere, a gioire, a vivere emozioni bellissime e uniche, ancora più forti perché condivise con le compagne di squadra. 

In un’intervista ai microfoni di Volley NEWS, Cumino ha ripercorso le emozioni di vent’anni sul taraflex e ha parlato del nuovo capitolo della sua vita.

Foto Guido Peirone/LPM Pallavolo Mondovì

Maria Luisa, quando è nata l’idea di smettere di giocare? Come ha capito che era il momento giusto?

Appendere le ginocchiere al chiodo non è semplice, e soprattutto non è una decisione che si prende dall’oggi al domani, ma è frutto di un lungo periodo di riflessione in cui bisogna ascoltare se stessi e le proprie sensazioni. Ci vuole anche un po’ di coraggio per chiudere un capitolo che ha accompagnato 20 anni della tua vita e incominciarne uno nuovo. Probabilmente per me è arrivato questo momento, o almeno così mi hanno suggerito le mie sensazioni. La motivazione principale è che dopo tanti anni di sacrifici era sempre più difficile e faticoso stare lontano da mio marito, e dunque coniugare la vita da atleta con quella familiare“.

Going out on top, direbbero i media anglosassoni: uscire di scena al massimo, al vertice della propria carriera. Quanto è importante per lei questa consapevolezza?

È sempre stato tra i miei desideri smettere con la consapevolezza di essere al top della carriera. Infatti, non ho mai voluto giocare solo per il guadagno e nemmeno scendere in campo sapendo di iniziare a soffrire per acciacchi o problemi fisici. Anche se fisicamente stavo bene e avrei potuto continuare, sono felice e convinta della mia scelta perché nella vita non c’è solo lo sport“.

Foto LPM Pallavolo Mondovì

Qual è il bilancio della sua ultima stagione alla LPM BAM Mondovì?

Il bilancio della mia stagione a Mondovì è certamente positivo. Siamo partite con il piede giusto disputando un girone di andata molto buono; al rientro in campo dopo lo stop dovuto al Covid, siamo incappate in due sconfitte consecutive e da lì abbiamo avuto alcuni alti e bassi che ci siamo trascinate fino ai Play Off. Nonostante qualche difficoltà anche nel momento clou del campionato, siamo riuscite ad arrivare in fondo tirando fuori tutto quello che avevamo. Mi dispiace di non aver raggiunto la promozione come coronamento di questo percorso, ma comunque sono contenta di aver chiuso la mia carriera con un’esperienza del genere“.

In caso di promozione avrebbe continuato a giocare?

Non credo che avrei continuato a giocare. Tra marzo e aprile ho ricevuto proposte da tante società, in primis quella da Mondovì; ovviamente è qualcosa che mi ha fatto piacere, però ero già convinta della mia decisione e quindi non avrei accettato in ogni caso“.

Foto di Alessio Marchi

Ripercorrendo le tappe principali della sua carriera, quali sono i ricordi più belli?

Conserverò nel mio cuore tanti bei ricordi, a partire dall’esperienza nel settore giovanile a Chieri, città in cui sono nata e cresciuta. Ogni volta che torno non perdo l’occasione per ritrovarmi con le ex compagne dell’Under 13, che nel frattempo sono diventate mie care amiche. Non dimenticherò mai i primi anni lontano da casa e gli esordi nelle varie categorie, da quello in B1 ad Asti a quello in A2 a Bolzano, fino ad arrivare a Busto Arsizio. È stato straordinario vincere la Coppa CEV con una società così blasonata, ma allo stesso tempo molto familiare. Dopo l’annata interrotta dalla pandemia ho giocato per la prima volta da titolare in A1 a Trento, terminando all’ottavo posto in regular season, nonostante una squadra costruita per affrontare la categoria inferiore. Infine, mi sono tolta grandi soddisfazioni anche a Mondovì perché per la prima volta sono riuscita a raggiungere i Play Off di A2 e ho provato emozioni pazzesche a giocare la finale“.

Ha qualche rimpianto o sconfitta che ricorda con dispiacere?

Una sconfitta che ricorderò con dispiacere è senza dubbio l’ultima in ordine cronologico, ovvero quella contro Macerata. È stato un finale di stagione pazzesco e sarebbe stato bellissimo chiudere la carriera con una promozione… Alla fine, è mancata la ciliegina sulla torta. Per quanto riguarda i momenti più difficili della mia carriera, potrei raccontare di quando sono andata a Forlì per giocare in A2 e all’ultimo la società è stata ripescata, quindi sono stata mandata via a preparazione già avviata perché dovevano sistemare la squadra per affrontare l’A1. Non è stato bello, ma dopo qualche settimana ho colto al volo l’opportunità di giocare a Maglie, in Puglia; nonostante fosse un passo indietro in termini di categoria questa esperienza si è poi rivelata molto importante.

Un altro momento complicato è stato quello che ho vissuto a Legnano: già da novembre sapevamo che la società non avrebbe rispettato gli accordi e non c’era la possibilità di prendere gli stipendi. Sognavo un approccio diverso per la mia prima esperienza in A1… Abbiamo cercato comunque di fare del nostro meglio, ma dopo l’addio di molte giocatrici era davvero impossibile evitare la retrocessione. Forse l’unico piccolo rimpianto è che mi sarebbe piaciuto restare a Trento per un’altra stagione, dopo aver giocato un grande campionato da neopromossa. Questo fa parte delle dinamiche del mercato e delle decisioni delle società, dei procuratori e delle altre giocatrici. Da lì, però, è nata la possibilità di andare a Mondovì. Perciò, è proprio vero che quando si chiude una porta, si apre un portone“.

Foto Trentino Rosa

Quanto sono stati importanti il lavoro costante e la passione per arrivare in Serie A e raggiungere i traguardi della sua carriera?

La passione per la pallavolo è sempre stata forte, anche nei momenti più difficili. È proprio la passione che porta a fare sacrifici, stare lontano dalla propria famiglia, vedere meno gli amici… Ma, alla fine, si viene ripagati dalle emozioni e dalle soddisfazioni che solo lo sport può regalare. Il lavoro costante è stato altrettanto fondamentale: essendo una giocatrice fisicamente ‘normale’ mi sono dovuta rimboccare le maniche per farmi valere e così sono arrivata in Serie A1 senza saltare nemmeno una tappa nella mia gavetta“.

Cosa le mancherà maggiormente della pallavolo?

Senza dubbio mi mancherà l’adrenalina del prepartita, le emozioni e le esultanze in campo, gli allenamenti e la preparazione in vista dell’impegno nel fine settimana, il rapporto con le compagne e la condivisione dello spogliatoio“.

Quale reputa sia il valore più importante che lo sport le ha trasmesso?

In realtà, ce ne sono tanti. Per esempio, la fiducia in sé e negli altri. Nello sport di squadra per eccellenza, in cui è permesso un solo tocco, è importante fidarsi delle compagne e questo l’ho imparato bene giocando come palleggiatrice. E ovviamente bisogna avere fiducia anche nei confronti dell’allenatore, dello staff, del procuratore. Altri valori importanti che insegna la pallavolo sono il rispetto – inteso come rispetto delle regole, delle compagne, delle avversarie – e la disciplina“.

A cosa si dedicherà ora? Pensa di rimanere nel mondo della pallavolo?

In questi anni, parallelamente alla carriera pallavolistica, ho studiato e mi sono laureata in Ottica e Optometria. Durante l’esperienza a Trento, ho trovato un’occasione di lavoro in un negozio di ottica a Bolzano e così da qualche settimana è iniziato un nuovo capitolo della mia vita. Forse iniziare a lavorare a 30 anni è un po’ tardi per il mondo ‘normale’, o forse è presto lasciare la pallavolo a quest’età. Sta di fatto che sono molto contenta perché l’Ottica è un’altra mia grande passione.

Inoltre, prossimamente vorrei fare un corso di tedesco visto che ormai vivo a Bolzano e durante le vacanze staccherò un po’ la spina andando a giocare a Beach Volley con gli amici. Poi a settembre vedrò se iniziare una carriera da allenatrice in qualche settore giovanile. Al momento ho questa certezza: dopo aver terminato la mia carriera da atleta, affronterò nuove sfide con la stessa dedizione e voglia di mettermi in gioco, sia in ambito lavorativo sia in quello affettivo e familiare. Quindi, vorrei prendermi cura della casa, stare con mio marito, i miei genitori e mio fratello che presto diventerà papà, vedere le mie amiche… Insomma, i progetti sono tanti e vorrei dedicarmici in toto“.

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