Di Redazione
Non è sempre facile conciliare gli studi con lo sport, specialmente quando si raggiungono categorie di vertice. Lo sa bene la centrale Lubian, che intervistata dal quotidiano “La Repubblica Milano” ha dichiarato che è più facile una partita con la Nazionale che la maturità.
Marina Lubian ha giocato la partita più difficile della sua vita. Si è seduta davanti alla commissione e ha portato a casa la maturità scientifica al liceo Cardano di via Natta. Un 68. «Io puntavo a passare», dice. Perché per una pallavolista professionista fare il liceo significa riuscire a conciliare tutti i giorni allenamenti, trasferte e studio. Lubian ha 19 anni, ha giocato in A1 con il Club Italia, ha già diverse medaglie sul petto. Tra le ultime, quella d’argento ai mondiali, con la Nazionale. Un secondo posto dietro la Serbia, dopo una finale in cui, fino all’ultimo, milioni di italiani hanno sperato e sognato l’oro. Tra poco disputerà con la nazionale under 20 i Mondiali in Messico.
Come conciliava tutto? «Alla mattina andavo a scuola, poi tornavo a casa a mangiare, riposavo e correvo agli allenamenti. Alla sera studiavo».
Mai pensato di mollare? «Due mesi fa. Pensavo che qualunque cosa avessi fatto mi avrebbero bocciata e non volevo presentarmi all’esame, poi i miei genitori mi hanno aiutata e mi sono sentita meglio».
Mai pensato di lasciare la pallavolo? «No, per me è tutto, è la mia vita».
Ma è più difficile la maturità o una partita con la nazionale? «La maturità, senza dubbio. La pallavolo mi viene naturale, sono consapevole di cosa posso o non posso fare, a scuola no».
Cosa farà ora? «Mi iscriverò a Psicologia, perché mi piace ascoltare le persone. E studiare è importante per la formazione di una persona e la pallavolo non dura per sempre».
Qual è il suo obiettivo? «Finire l’università in un tempo ragionevole e far sì che la pallavolo diventi davvero un lavoro a tempo pieno per me».