Di Stefano Benzi
È un momento un po’ particolare per tutto lo sport: una tragedia come quella di Davide Astori fa riflettere. Lo sport non può considerarsi un territorio libero da tragedie come queste che sembra debbano sempre capitare altrove e a qualcun altro. La prevenzione ha fatto molto: è giusto sottolineare che tutta l’Europa considera i protocolli medici per chi fa sport a livello agonistico, qui in Italia, come esemplari. Una volta era la scuola a occuparsi di controlli e vaccinazioni: oggi sono le società sportive a tenere traccia delle visite e pretendere esami cardiologici approfonditi prima di concedere l’abilitazione allo sport agonistico. Ma come si vede questo può anche non bastare: Astori è morto nel sonno per cause naturali. Alcuni muoiono ancora oggi sui campi da gioco dove magari è disponibile uno splendido e modernissimo defibrillatore: perché non c’è nessuno che lo sappia usare; o magari perché è scarico, staccato dalla rete elettrica.
Ecco perché la mia storia di oggi vuole raccontarvi di una persona che magari pochi conoscono: si chiama Kevin Parker e di mestiere fa l’allenatore in un college.
Il 9 settembre di ogni anno Kevin riceve una cartolina di ringraziamento da una delle sue ex allieve, Dayle Woods. Era il 2013 e Dayle si apprestava al solito allenamento della squadra di pallavolo nel centro sportivo dell’Aquinas College: improvvisamente la ragazza si sente male, sbianca e crolla a terra. Le sue compagne di squadra urlano atterrite: Kevin con grandissima freddezza capisce quello deve fare. Corre al defibrillatore, che era regolarmente messo sotto carica, lo prende e si precipita sul corpo inanimato della ragazza praticando defibrillazione e massaggio cardiaco. Dopo tre interminabili minuti in cui il cuore di Dayle è fermo, finalmente torna il battito. Arriva l’ambulanza e Dayle viene portata in ospedale. Kevin e quel defibrillatore le hanno salvato la vita.
Dayle oggi è tornata a una vita normale: riesce anche a fare un po’ di sport, si è regolarmente laureata a maggio. È diventata una ragazza simbolo negli Stati Uniti: il suo volto è conosciuto un po’ dappertutto perché è protagonista di un cortometraggio intitolato “Three Minutes in September” che parla di come un allenatore in gamba e un defibrillatore le abbiano salvato la vita. Il film, patrocinato dalla Gatorade, è stato distribuito in tutti i college, le high school e i centri sportivi d’eccellenza di tutto il paese.
Lei e Kevin sono rimasti molto legati: “Gli devo la vita – dice oggi la ragazza – e sono contenta che una storia difficile come la mia possa essere una testimonianza utile a far sì che la prevenzione e la competenza siano ancora più diffuse in tutte le palestre”. Parole che risuonano di grande responsabilità dopo i casi di Larry Nassar, medico della Michigan State e della squadra americana di ginnastica e di Rick Butler, allenatore storico nell’ambito delle scuole, entrambi accusati di molestie e violenze sessuali dopo lunghe indagini. Una falla pesante nel sistema sportivo americano…
Kevin Parker oggi ha 45 anni, da 12 è allenatore di atletica e volley ad Aquinas ed è una delle figure che gli States vogliono ricordare in un mese fondamentale per tutto lo sport americano: marzo è il mese degli allenatori scolastici. Purtroppo ci sono quelli che possono rovinarti la vita, ed è giusto prenderne atto: ma ci sono anche quelli che te la possono salvare…