Con un applauso infinito e un grande abbraccio collettivo Palazzo Wanny saluta la Savino Del Bene Scandicci, che si trattiene a lungo in campo per salutare i suoi tifosi, anche dopo l’amara cerimonia di premiazione. Sconfitta ma non vinta, la squadra toscana ha lottato fino in fondo anche in Gara 4 della Finale Scudetto: “Innanzitutto è più che doveroso fare i complimenti a Conegliano – commenta Massimo Barbolini – perché ha giocato come al solito a livello altissimo, ma tanti complimenti anche alle nostre ragazze, perché tra semifinale e finale siamo andate forse oltre le nostre possibilità. Ovvio, oggi c’è tanta delusione, perché non capita tutti gli anni di arrivare in finale, però per quello che conta – e conta tanto – possiamo dire di averle provate tutte. Purtroppo loro non hanno mollato mai, non hanno mai sbagliato una partita, quindi era veramente difficile. Bravi loro, molto bravi noi per il percorso fatto quest’anno“.
È la prima finale scudetto per la Savino Del Bene ma è anche l’ultima di Barbolini, il cui ciclo in Toscana finisce qui, con due Coppe europee (CEV e Challenge) in bacheca: “Io penso che questo sia solo l’inizio per Scandicci, è una società che sta lavorando benissimo. Purtroppo fare risultati non è facile quando ti trovi davanti tutti gli anni un contender di questo livello, e quest’anno c’era anche Milano che sembrava nettamente favorita rispetto a noi. È stato un bellissimo percorso, purtroppo si è interrotto sul più bello, però non penso che dobbiamo avere grosse recriminazioni. Magari una o due occasioni in qualche partita le abbiamo avute, però facendo la somma sono molte di più le occasioni che hanno avuto loro, e se le sono meritate“.
Ora il tecnico emiliano si concentrerà sulla nazionale, dove sarà assistente di Julio Velasco, e poi sulla nuova avventura negli USA: “Ma prima penso a riposarmi, perché ce lo meritiamo tutti. Sono state 37-38 settimane di grande lavoro, non ricordo un allenamento in cui le ragazze non abbiano dato il massimo. Siamo arrivati fin qua, abbiamo forse sorpreso molti, però ce lo siamo davvero meritato“.
di Eugenio Peralta