Di Redazione
Abbiamo intervistato un nome importante del beach volley, un nome del quale potrebbe parlare solo il suo palmares, un nome che ha vissuto un periodo “buio” a causa di ben quattro infortuni in un anno e mezzo. Un nome che ora è pronto a tornare con una carica, una grinta e un sogno rappresentato dai cinque cerchi olimpici, Matteo Ingrosso.
Vorrei iniziare la sua intervista con una curiosità: quanto ha vinto?
“Ho vinto quello che c’era da vincere (ride ndr), non voglio essere così diretto ma il beach volley mi ha dato tanto nella vita, girando il mondo e giocando i tornei qualche soddisfazione me la sono portata a casa. Il mio palmares è abbastanza lungo, già nel 2010 mi sono laureato campione d’Italia, ho vinto due tappe nell’europeo in Lettonia e in Svizzera, una semifinale del Grand Slam in Norvegia e una medaglia d’argento all’Open in Messico. Senza dimenticare la medaglia d’oro nei Giochi del Mediterraneo, le sette vittorie consecutive di tappa nel campionato italiano, e il primo posto in Qatar nel loro campionato”.
Da quanto non gioca più indossando la maglia azzurra e perché?
“Io e mio fratello Paolo siamo usciti dalla nazionale quattro stagioni fa, era l’anno in cui c’era la qualificazione olimpica, un anno molto importante, stavamo giocando bene, eravamo in forma e tra i primi venti al mondo vicini quindi alla qualifica; purtroppo però in allenamento a Long Beach Paolo si fece male al dito, siamo dovuti tornare in Italia, vedendo così sfumare il sogno olimpico. Successivamente, mi sono fatto male anche io e abbiamo saputo che non rientravamo nei progetti della federazione, circostanza che da una parte ci ha dato un grande dispiacere ma dall’altra ci ha dato maggiori stimoli e rinforzato ancora di più”.
E da lì cos’è cambiato in lei? Che appello si sente di lanciare?
“Sono cambiate tante cose, io fui costretto a star fermo per fare 4 interventi in un anno e mezzo: uno all’anca, ad entrambe le ginocchia e ad un’ernia; è stato difficile, ma questi due anni che ho passato tra fisioterapia ed ospedali mi hanno rafforzato in una maniera incredibile, non ho mai pensato di mollare lo sport perché è tutta la mia vita”.
Una vera lotta…
“È stata una lotta ma avevo una determinazione e una volontà per tornare a giocare e ad essere quel Matteo di prima, in mezzo alle spiagge, in mezzo alla gente sorridente. il Matteo detto “El matador” di sempre. Ho avuto una grande forza , soprattutto psicologica, perché ho deciso di non fermarmi e di lottare per affrontare i problemi che la vita ti mette davanti. Mi dico un “bravo” per aver passato e superato tutto questo da solo e ovviamente “grazie” a tutta l’equipe medica del prof Bisciotti, consulente dei medici e dei fisioterapisti dell’Inter che mi ha seguito”.
Adesso cosa sta facendo?
“Dato che mio fratello sta giocando con Piacenza in A2 mi sto allenando con lui, l’idea è quella di recuperare al 100% la condizione fisica con l’indoor, magari in una squadra anche della mia regione (la Puglia). Sento che posso dare molto su entrambi “i terreni”..”.
Il beach volley è già uno sport particolare perché si è solo in due, nel suo caso specifico cosa si prova a giocare con il proprio gemello vicino?
“Ci sono pro e contro, e ovviamente sono di più i pro. Essere gemelli non è facile, ci sono situazioni in cui dobbiamo venirci in contro ma ci compensiamo in tante cose dentro e fuori dal campo. Abbiamo giocato tanti anni insieme, e ci sono aspetti tattici, di astuzia e di istinto che caratterizzano solo noi”.
In un futuro.. si vede accanto a lui o anche ad altri?
“Sicuramente quello che si fa con il proprio gemello non si farebbe con qualcun altro. Vero è che dopo qualche anno magari si vuole fare anche un’altra esperienza, che non vuol dire assolutamente che non giocherei con mio fratello, giocherei con lui per altri anni volentieri anche perché le cose che mi sono capitate mi hanno permesso di capire come si deve stare dentro e fuori dal campo”.
Si avvicina il Natale, cosa vorrebbe trovare sotto l’albero, cosa si augura?
“Io non ho mai chiesto regali, sono una persona che quello che ha avuto l’ha sempre guadagnato. Non voglio niente sotto l’albero ma mi auguro solo una cosa: tornare sul campo da gioco e vedere quel Matteo sorridente, quel Matteo un po’ “pazzoide” che fa divertire e scatenare la gente”.
L’obiettivo di Matteo Ingrosso quando sarà al 100% fisicamente?
“In questo momento vorrei andare in una squadra per stare in mezzo ad un gruppo avendo come obiettivo quello di farmi conoscere, calcare il campo e far capire a tutti che sto bene. Nell’indoor vorrei partire da un A2, arrivando a giocare titolare, per poi provare a fare quello scalino in più che si chiama Superlega. Per quanto riguarda il beach, se ci fosse l’occasione di far nuovamente parte della Nazionale sfrutterò al massimo questa grande opportunità e darò ovviamente il mio massimo contributo. Ora penso a star bene fisicamente per poi arrivare d’estate a giocare molti tornei e poi chissà, se tutto dovesse andar bene, non mi farò sfuggire e lotterò per raggiungere il mio massimo obiettivo che è ovviamente Tokyo 2020”.
Cosa significa per lei Tokyo?
“L’Olimpiade è il sogno di ogni atleta, se capita è una grande soddisfazione, se non capita la vita continua lo stesso. Io non sono mai stato così bene come adesso, quindi spingo, do il mio contributo e se gli altri vorranno e capiranno io sono pronto…”.