Quattro anni di dura e proficua gavetta sono quelli che Mattia Gottardo ha trascorso tra la Pallavolo Padova e la Cucine Lube Civitanova per costruirsi il futuro che ha sempre sognato. La decisione di quest’anno di andarsi a giocare la sua valigia piena di speranze e di esperienza in quel di Cuneo non è una mossa azzardata, bensì una strategia che fino ad ora ha dato la possibilità allo schiacciatore di Cittadella di dimostrare di essere un giocatore di grande valore per la Serie A2:
“La scelta che ho fatto mi ha dato la possibilità di arrivare a Cuneo all’interno di un bellissimo gruppo. Sapevo inoltre che la serie A2 sarebbe stata un campionato competitivo, ma non mi aspettavo fino a questo punto. Ogni partita che abbiamo affrontato si è dimostrata insidiosa, sia per il livello che per la complessità delle squadre incontrate“.
Quali sono le sorprese e quali le conferme che ha trovato?
“Sapevamo ad esempio, anche perché conoscevo alcuni di loro, che Grottazzolina sarebbe stata una squadra molto forte e assai attrezzata, mentre sono rimasto piacevolmente colpito da Prata. È una formazione che viaggia ad un altissimo livello e anche nel loro caso ci sono tanti nomi interessanti“.
Lei arriva a Cuneo a ventidue anni dopo un percorso fatto di formazione, ma anche di cambio di ruolo. Ci dobbiamo aspettare anche qui un cambio di rotta?
“No, perché desideravo giocare in attacco e riprendere le certezze che avevo costruito negli anni delle giovanili di Padova. Ho sempre giocato come schiacciatore quando ero più piccolo, finché nelle prime due stagioni alla Kioene in Superlega mi è stato proposto di fare il libero, inizialmente come cambio di Danani. Ho chiesto però al mio procuratore di poter ricominciare, dopo Padova, a giocarmi un’esperienza da schiacciatore per capire se volessi tornare al mio primo amore o decidere di restare un libero per gli anni della maturità“.
A quel punto arriva Civitanova.
“Mi ricorderò sempre il giorno in cui il procuratore mi chiamò per dirmi che Cormio mi aveva richiesto alla Lube come quarto schiacciatore. Ero in treno, andavo ad un raduno azzurro. Chiesi di poterci solo pensare per qualche ora, ma in cuor mio quando ho sentito quel nome e la proposta del DS avevo già deciso. Ho chiamato casa ed eravamo tutti colpiti perché sapevamo cosa sarei andato a fare e in quale contesto. Non ho esitato un minuto a dire sì a quella bella proposta“.
Se c’è una cosa dello scorso anno alla Lube che si ricorda è la sua grande serenità.
“È un gruppo con il quale ho avuto l’opportunità di allenarmi a grandi livelli, indossando la stessa maglia di giocatori come De Cecco o Anzani o del mio amico Diamantini, con il quale è nata una bellissima amicizia. Non posso non citarle Chinenyeze o D’Amico, con il quale ho fatto gruppo e con i quali ci sentiamo ancora praticamente tutti i giorni“.
Che esperienza è stata, anche senza giocare ogni domenica?
“Intensa. Direi che è stata una prova e un’opportunità. Dal punto di vista dei risultati è stata se vogliamo un’esperienza a 360 gradi, ossia fatta di momenti bellissimi e di vittorie, ma anche di delusioni che comunque, alla mia età e in quella parentesi di Civitanova, rappresentano un’occasione di crescita“.
Perché Cuneo?
“Semplice. Mi mancava il campo e la voglia di giocare mi ha fatto optare per questa squadra“.
Una squadra fatta da molti ex di Superlega con l’obiettivo di vincere.
“Stiamo spingendo tanto e non mi sbilancerei sulla parte legata agli obiettivi, anche perché la competizione è tanta. Certamente siamo una squadra fatta per essere una bella novità nel panorama della A2. Con novità intendo che il sestetto è nuovo e il tempo per rodare era necessario richiederlo. Come lei ha detto, ci sono elementi di grande esperienza, che però con questo campionato avevano necessità di prendere le misure“.
Posso chiederle, con la sincerità che la contraddistingue, come mai non siano arrivate solo vittorie? Con lei, Sottile, Botto, Volpato la domanda può apparire una provocazione.
“Dico due cose. La prima è che affrontare la A2 con elementi come quelli che ha nominato, ma in generale con tutti, è una bellissima sensazione. Le dico inoltre che spesso pecchiamo sul fatto di non riportare quel livello così intenso degli allenamenti anche in partita. Ci sono state delle gare in cui potevamo portare a casa i tre punti, ma siamo stati sopraffatti proprio dal non aver dimostrato di poter affrontare la gara con il ritmo della settimana“.
Lei è stato una presenza fissa delle nazionali. La porta momentaneamente chiusa come se l’è spiegata?
“Non me la sono spiegata. Ci ho convissuto e certamente il desiderio di tornarci è forte, ma non rappresenta un’ossessione. Ho fatto degli anni incredibili in azzurro, e ciò che mi è successo da giovane è dentro di me nel bene e nel male, nel senso che ho fatto tesoro di tutto. Credo che la cosa migliore adesso sia pensare all’anno a Cuneo, poi l’azzurro lo vivrò quando sarà il momento“.
di Roberto Zucca