Di Redazione
Anche l’ex CT della nazionale Mauro Berruto è intervenuto sulla notizia dell’apertura al professionismo nello sport femminile, in seguito a un emendamento approvato dalla Commissione Bilancio del Senato.
“Splendida notizia! Ora, tuttavia – ha chiesto Berruto su Facebook – qualcuno mi spiega perché quei pallavolisti (atleti, allenatori, staff, uomini, donne) che si allenano 6-7 ore al giorno, vivono in città diverse dalla propria esercitando solo quel mestiere, che spesso non hanno neppure modo di poter continuare gli studi, che sono chiamati in campo anche il giorno di Natale, sarebbero puri dilettanti?”
“Al netto di alcune superstar (perché neppure loro si esprimono?) – continua l’ex CT – quanti sono quelli che nei campionati maggiori hanno poi modo di trascorre un pezzo importante di vita con quanto guadagnato senza, per dire, il versamento di un euro di contributi pensionistici in decenni di carriera, senza tutele in caso di gravidanza o di infortuni gravi, spesso in balìa di contratti, diciamo così, creativi? Perché il campionato che esprime i due club campioni del mondo (ma le condizioni di cui sopra valgono anche per alcuni campionati di categoria inferiore) e che si dichiara l’Nba della pallavolo, continua a non voler affrontare questo tema? Perché nessuno si pone almeno una domanda? Per quale ragione un pallavolista dovrebbe subire questa enorme disparità di trattamento rispetto a un calciatore o a un cestista?”
La conclusione di Berruto: “Evviva le calciatrici professioniste e che questo (primo, anche per loro) passo sia l’inizio. Per tutti, però“.
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