Di Redazione
Davide Mazzanti è senza dubbio l’uomo di cui più si parla in questo periodo nel mondo pallavolistico, specialmente dopo aver portato le sue giovanissime ragazze fino all’argento dei Mondiali.
Il ct della Nazionale italiana, classe 1976, nativo di Fano, allenatore con una forte esperienza di tecnico in A1 donne, è una persona “come noi”: a Montesilvano, dove la squadra di pallavolo festeggia 50 anni di attività, Mazzanti è arrivato in jeans e camicia per iniziativa dei suoi amici Marco Volpe, vicepresidente della società e consigliere federale, ed Enrico Cecamore, team manager del Club Italia. A riportare le sue parole è Il Centro, nell’edizione odierna.
«In Nazionale», spiega Mazzanti, «mi metto al fianco delle giocatrici. Non impongo loro regole e non correggo errori, ma plasmo i princìpi insieme alle atlete, cerco di alzare l’asticella con loro e voglio stupirmi dei progressi che fanno. Le pallavoliste tradizionalmente sono conservatrici. Dicono: “Non rischio così non sbaglio” in attesa che l’avversario commetta un errore o che una compagna realizzi il punto. Ecco, voglio che si rischi di più ma questa è una scelta che va pesata perché se si sbaglia troppo non si va da nessuna parte».
Sui tre tie break che l’Italia ha disputato – due vinti, contro il Giappone e la Cina, e l’ultimo, quello della finale perduta con la Serbia – Mazzanti ha commentato che «sono momenti che non si dimenticano mai quando si arriva a disputare partite così, decise per pochi punti di differenza. Ma la pallavolo è fatta anche di questo». Sul futuro della squadra c’è che «eravamo la compagine più giovane del torneo, quindi i margini di miglioramento ci sono. Possiamo dare molto di più, ne sono convinto».
Conclude rivolgendosi agli allenatori: «Non siate autoreferenziali e non pensate di essere arrivati. Guardate sempre gli altri tecnici come facevo io con Lorenzetti e Paolini, due maestri. Sto mettendo su una struttura che permetta alla Nazionale di vivere gli allenatori».
(Fonte: Il Centro)