Di Eugenio Peralta
All’indomani dell’eliminazione nei quarti dei playoff scudetto per mano della Saugella Monza, è tempo di bilanci in casa Unet E-Work Busto Arsizio. La stagione delle farfalle è terminata in anticipo rispetto alle attese, ma ha anche portato in dote la terza Coppa CEV nella storia della società. Si chiude così, anche se manca ancora l’ufficialità, l’esperienza alla guida della squadra bustocca di Marco Mencarelli, durata quattro anni. Il tecnico umbro, che radiomercato dà ormai prossimo alla panchina di Scandicci, traccia un bilancio dell’annata appena trascorsa e dell’intero ciclo in un’intervista esclusiva per Volley NEWS.
Un suo giudizio sulla stagione della UYBA?
“Sono estremamente soddisfatto. Il tanto lavoro alla fine ha pagato: abbiamo portato a casa una Coppa che non era affatto scontata, anche se era nelle nostre corde. Vincere un titolo è sempre importante. E’ uno dei tanti indicatori che fanno sì che l’epilogo sia meno amaro”.
La sconfitta contro Monza però è stata netta, soprattutto in gara 3.
“Non ne avevamo davvero più dal punto di vista fisico. Era difficile portare a termine anche gli allenamenti mantenendo un livello costante. Abbiamo dato tutto fino all’ultimo, ma non è bastato“.
A cosa è dovuto questo calo?
“Siamo rimasti in lotta serrata per il quarto posto con Monza e Casalmaggiore fino all’ultima giornata della stagione regolare, e questo mi ha costretto a fare meno turnover del previsto e a ‘spremere’ il più possibile le titolari”.
Alcune giocatrici hanno reso meno di quanto ci si sarebbe aspettato. E’ d’accordo?
“In realtà, più o meno, è andato tutto secondo le previsioni. Sapevamo che Meijners sarebbe emersa nell’ultima parte della stagione. Forse da Grobelna ci attendevamo qualcosa in più, ma l’impatto con il campionato italiano non è mai semplice. Soprattutto non poteva esserlo in una stagione come questa, in cui il livello della competizione è cresciuto tanto da sorprendere anche gli addetti ai lavori, riportando la pallavolo italiana ai livelli di una decina di anni fa“.
A livello personale come ha vissuto la sua avventura a Busto Arsizio?
“E’ stata la mia prima esperienza in serie A, qualcosa che lascerà il segno nella mia vita professionale. Non dico la scuola elementare, ma le medie forse sì! Anno dopo anno ho percepito la mia crescita, traendo grandi motivazioni dal fatto di sentirmi utile nel dare forza alla squadra. E’ stato un quadriennio notevole, in cui abbiamo fatto molto bene anche dal punto di vista del management: sono fiero del lavoro svolto insieme a Enzo Barbaro, con cui abbiamo creato un gruppo straordinario rispettando il nostro budget“.
Nell’ambiente si sente dire spesso: Mencarelli è bravo con le giovani, ma non è adatto ad allenare atlete di vertice. Cosa risponde?
“La constatazione è giusta, il pregiudizio no. Un anno con giocatrici esperte non l’ho mai vissuto, neppure nell’anno in nazionale seniores, che doveva essere una stagione di transizione verso la creazione di un nuovo gruppo. Finché non ci provo, non si può dire che non lo sappia fare… Comunque le critiche non mi demoralizzano, anzi mi gasano. Mi spingono a dimostrare che quanto si ipotizza non è vero”.
Ma lei si sente pronto?
“Mi sento più pronto, questo sì. Diciamo che sono uscito dalla nursery e sono in fase di svezzamento (ride, n.d.r.). Ho cominciato da poco, ho fatto qualcosa di buono ma anche qualche castroneria. Ancora una volta devo dire grazie alla mia società che mi ha dato il tempo e la possibilità di imparare. Ad allenare in serie A bisogna arrivare in qualche modo: c’è chi fa prima qualche esperienza da vice, e chi va subito a sbatterci la faccia come me”.
Adesso la aspetta una lunga estate con le nazionali giovanili.
“Sono ottimista: sfruttiamo l’onda lunga di un periodo ricco di ottime giocatrici, sia considerando il loro valore attuale, sia in prospettiva. Il nostro movimento esprime squadre molto competitive con una continuità che non ha uguali al mondo: siamo tra i primi da quasi 15 anni“.