Di Redazione
La Sieco Service Ortona, prima dello stop forzato, stava recitando un ruolo da protagonista nel campionato di Serie A2: quarto posto a quattro punti dalla seconda.
Il capitano Michele Simoni, racconta a Il Messaggero Abruzzo, come sta vivendo questa situazione lontano dal taraflex e non nasconde un pizzico di rammarico e di rabbia sottolineando il fatto che i giocatori non abbiano tutele.
Una decisione, quella di fermare prima i campionati di A2 e A3 e poi la Superlega che ti aspettavi?: «No.Troppa fretta per tutelare soltanto gli interessi delle società che così hanno dato il via al taglio degli emolumenti. Mancavano solo tre partite per chiudere la stagione, si poteva farlo in una settimana. Così invece se si darà seguito al taglio del 30% come sembra, andrà via un mese di stipendio per ogni singola partita; un sopruso a danno dei giocatori».
Ma la tua società ha accordato il 20%. «Vero, ma se poi la decisione presa dall’alto dovesse essere quella non potrà che adeguarsi». «Per come è stata gestita la vicenda senz’altro. Gli atleti non sono stati tenuti in alcuna considerazione». «Insieme agli altri undici capitani dell’A2 fui chiamato, riunione durata tre ore, dall’ad della Lega Massimo Righi al quale ribadimmo, tutti uniti che volevamo continuare con i dovuti accorgimentI la stagione, del resto agli sgoccioli. E invece dopo qualche ora la presa in giro con il comunicato finale dello stop definitivo».
«Troppa fretta. Si poteva, si doveva aspettare il 4 maggio e invece si è colpita la parte con meno tutele perchè adesso si perde il 30% e poi se e quando si ricomincerà andrà minimo via un altro 20% con contratti da rinegoziare. La gestione attuale a mio parere non è all’altezza di un movimento vincente come nessuno insieme al beach volley ma incapace di proporsi sul mercato, come per esempio 11 rugby, che per numero di tesserati e appassionati i nostri numeri li vede con binocolo».