Dopo le polemiche scatenate dalla recente decisione della FIVB di stravolgere il programma delle manifestazioni internazionali, indicendo i Campionati Mondiali ogni due anni e non più ogni 4, la Federazione internazionale difende le sue ragioni con un comunicato ufficiale. Un lungo elenco di “domande e risposte” per spiegare come, dal punto di vista del massimo governo organizzativo del volley mondiale, la scelta sia basata su “less is more” e sull’esigenza di preservare la salute e il benessere degli atleti: l’esatto contrario di quanto sostenuto dai detrattori (tra cui, a titolo di esempio, il presidente della Lega femminile Mauro Fabris).
Secondo la FIVB, i Mondiali ogni due anni permetteranno di “dare più opportunità a 32 nazionali per genere di competere sul palcoscenico mondiale, e creare maggiore visibilità per le nazionali e per la disciplina della pallavolo“; al tempo stesso, però, “il calendario è stato semplificato con la rimozione di altri eventi a livello mondiale e continentale, come la World Cup, le qualificazioni continentali e le qualificazioni alle Olimpiadi“. I posti per i tornei di Los Angeles 2028, infatti, saranno assegnati attraverso i Mondiali stessi, i campionati continentali e il ranking internazionale.
Tutto ciò, a parere della Federazione internazionale, permette di “mantenere l’equilibrio tra l’agonismo e la natura competitiva dello sport, da una parte, e la necessità che gli atleti abbiano tempo sufficiente per il riposo, il recupero e l’allenamento, dall’altra. Il nostro obiettivo è creare un calendario che non soltanto offra competizioni spettacolari, ma supporti anche il benessere e la performance dei nostri atleti a lungo termine, assicurando loro di potersi concentrare sulle competizioni principali e riducendo sostanzialmente il numero di trasferte internazionali durante la stagione“.
A sostegno della sua tesi la FIVB porta anche dei numeri: la durata dei Mondiali sarà ridotta da 23 a 17 giorni, ogni squadra giocherà al massimo 7 partite (il 26% in meno della media delle ultime edizioni) e anche alle Olimpiadi, a partire da Parigi 2024, ogni nazionale disputerà solo 3 partite nella fase preliminare. In realtà il vero problema sembra essere rappresentato dalla VNL, che prende il via a pochissimi giorni dalla chiusura delle competizioni di club; anche in questo senso, però, la Federazione assicura che più del 65% delle atlete donne e del 77% degli uomini hanno avuto oltre 31 giorni di riposo prima di iniziare la competizione, mentre solo per l’11% delle donne e l’1,7% degli uomini il riposo è stato inferiore ai 18 giorni.
Basterà tutto ciò a convincere i giocatori? Secondo la FIVB, la Commissione Atleti presieduta da Madelein Meppelink (e di cui fa parte da pochi giorni anche l’azzurro Simone Anzani) ha giocato un ruolo attivo nella definizione delle date, e “la voce degli atleti rimane una componente fondamentale nello sviluppo e nell’implementazione dei calendari“. Ma la sensazione è che il malcontento per l’asfissiante affollamento di impegni sia sempre più diffuso ed esplicito.
(fonte: FIVB)