foto Franco Moret / grafica VolleyNews.it

Nicolò Katalan: “Voglio giocare senza pormi limiti, stupendomi di quello che sarà il finale”

DATA PUBBLICAZIONE
TEMPO DI LETTURA
più di 5 minuti
SHARE
SHARE
TEMPO DI LETTURA
più di 5 minuti

Sono giorni in cui inevitabilmente penso a Trieste perché ricorre il trentennale dalla pubblicazione di Va dove ti porta il cuore di Susanna Tamaro, romanzo di formazione mio e di un’intera generazione di scrittori nati negli anni ’80, ambientato in una delle città più incantevoli e complesse del nostro Paese. Sono anche giorni in cui ogni qualvolta vedo una foto di Nicolò Katalan penso in primis alla Tamaro, che ha dei lineamenti abbastanza simili e una cadenza assolutamente identica, oltre a quella personalità triestina che porta in campo, ma non solo.

Già lo scorso anno Katalan si è messo in luce per la sua naturale collocazione all’interno di un ecosistema unico fatto di pensieri profondi, riflessioni personalissime sull’approccio alla pallavolo e alla carriera e letture e ascolti musicali (suo papà è socio di un negozio di dischi) che, nonostante sia banale fare paragoni e chiedo venia per questo, mi fanno pensare a lui come il nuovo Luca Vettori:

“Questo paragone mi fa sorridere. Conosco a grandi linee il personaggio di Luca e la carriera che ha fatto. Ma non so quanto risultiamo affini”.

Vettori ogni tanto sembrava un uomo di un altro tempo. Anche lei mi sembra alle volte un personaggio pirandelliano. Se vogliamo, anche poco italiano.

“Forse perché sono figlio di Trieste, e l’aver abitato in una città così ti colloca forse in una dimensione tra l’Italia e il crocevia di nazioni che la popolano da sempre. Prima di arrivare in serie A, poi, ho trascorso un periodo nelle giovanili e anche in B con Sloga, che è sempre una squadra triestina, ma è anche abbastanza slovena nella formazione e in altri aspetti. Avevo compagni sloveni, ma anche serbi, e questi primi approcci al volley così internazionali mi hanno lasciato questa attitudine come dice lei, poco italiana”.

L’anno scorso l’uomo dei record per ciò che riguarda il muro. Quest’anno Katalan viaggia altissimo in classifica con la sua Tinet Prata.

“È una bella sensazione. Oggettivamente siamo partiti senza porre limiti alla provvidenza. Non siamo stati la squadra delle dichiarazioni e non ci siamo e non ci stiamo ponendo dei confini su ciò a cui si può puntare”.

Foto Franco Moret

Quando ha iniziato a capire che, come si suol dire, anche Prata c’è?

“Già contro Ravenna. Mi sono reso conto di quanto siamo bravi a restare attaccati al set e di quanta voglia questa squadra ha di lottare fino alla fine. Nonostante con Ravenna o con Brescia siano arrivate delle sconfitte, ci siamo portati a casa l’attitudine nel proseguire a giocare in questo modo ed è così che poi sono arrivate delle affermazioni importanti”.

Avete battuto la corazzata Acicastello.

“Una bella vittoria, una gara difficile in un palazzetto importante, contro una squadra davvero attrezzata per fare bene. Sono partite che in primis fanno morale e che ti rendono orgoglioso del lavoro che stai facendo”.

Cinque anni alla Tinet. Si trova bene come il primo giorno?

“Mi trovo benissimo come all’inizio. Quest’anno dovevamo fare i conti con i cambiamenti in squadra e nello staff e credo che siamo stati bravi in questo. C’è voluto parecchio lavoro e se vogliamo anche la voglia di conoscersi”.

foto: Franco Moret

Mi dica il fattore distintivo che fa essere questa Prata tra le prime della classe.

“Io sono un grande sostenitore dell’intensità e dell’aumento di essa nella quotidianità dell’allenamento. Mi sono fatto l’idea che il campionato sia molto equilibrato e che tu debba essere bravo a recepire gli stimoli di tutti e riproporli sotto forma di questa progressione che deve partire dall’inizio della settimana e culminare nel momento della gara”.

Se continuasse così, anche se non diamo nomi alle cose in questo momento del campionato, si capisce che Katalan si aspetta un bel finale della storia.

“Quello che muove il mondo è la curiosità, lo penso davvero. Lo stupore che si genera andando a scoprire dove si può arrivare nella pallavolo è un fattore importante. Voglio continuare a giocare senza pormi i limiti e stupendomi di quello che sarà il finale. La sensazione di dire la nostra è cresciuto e cresce settimana dopo settimana”.

Di Roberto Zucca

CONDIVIDI SUI SOCIAL

Facebook

ULTIMI

ARTICOLI