Di Roberto Zucca
È l’uomo dei record. Delle medie stratosferiche (l’ultima cifra è quella dei 41 punti nella gara vinta contro Piacenza in quattro set) e dei risultati che tutti i posti due sognerebbero. Quando lo si fa notare, Nimir Abdel-Aziz si ritrae, non tanto per scaramanzia, quanto perché nella vita è davvero è una persona modesta che però sta però regalando un grande sogno all’Allianz Milano:
“Non mi misuro mai con i numeri, le statistiche o quello che la stampa definisce record. Penso sia meglio così, anche perché non mi appartiene il pensare ad elementi che siano troppo legati alla sola performance personale. Quello che mi interessa è vedere la squadra ottenere il risultato pronosticato. Che ci siano dentro i 41 punti di Abdel-Aziz, è una cosa che mi creda, mi lascia indifferente”.
Quanto è importante questo valore nella Allianz?
“È un valore che rispecchia la squadra che siamo. Unita, capace di prendersi le proprie responsabilità, e la responsabilità delle vittorie e delle sconfitte. Piazza è un allenatore che lavora molto su questo aspetto e sul costruire il valore del singolo. Non ci sono giocatori più o meno importanti”.
Come si viene fuori da un periodo in cui Piano e Alletti sono ai box?
“Intanto, prima di considerarli giocatori ai box, li considero dei compagni di squadra speciali. Ad esempio con Matteo è nata una bellissima amicizia. È un ragazzo sensibile, presente, umile. Giochiamo assieme da tanti anni e fuori dal palazzetto passiamo molto tempo assieme”.
Eppure di lei si dice che sia una persona a tratti schiva. È timidezza?
“No, sono schivo di natura. Non sono quello che parla sempre con tutti, sono semplicemente selettivo”.
Il presidente dice che la squadra non può essere Nimir dipendente. I tifosi però la idolatrano e gridano “tanto c’è Nimir”. Come si vive tutto questo?
“Non capita sempre. Anche io ho vissuto momenti in cui non ho performato come mio solito. Si impara a fare pace col risultato e con i commenti dei tifosi e degli appassionati. È il nostro mestiere. E io contribuisco ai risultati della squadra in misura uguale agli altri”.
Quanto è ambiziosa la Allianz Milano di Piazza?
“Molto. Ed è giusto che lo sia. Siamo una bella squadra e abbiamo un grande allenatore. Roberto mi è stato vicino nelle mie scelte professionali e mi ha allenato tanti anni fa a Cuneo. Con lui, la squadra e la società voglio raggiungere dei bei traguardi”.
Tre anni a Milano. Se fosse una guida dei turisti olandesi dove li porterebbe?
“Ai Navigli, a Brera in primis. Sono quartieri di Milano stupendi. Per il resto non mi chieda consigli su ristoranti o locali perché si mangia bene ovunque. Dipende solo dai gusti!”.
Ha letto l’appello di Saitta? Le dispiace essere in campo a Natale?
“Davide ha parlato di questo tema soprattutto dal punto di vista religioso e familiare. Io ho la famiglia lontana ed ho messo in conto il fatto di non poter tornare a casa e di stare in viaggio e poi in campo nelle festività. In più, una volta giocato, devo partire subito per le qualificazioni olimpiche con la nazionale”.
Lei ha vissuto fino ai 4 anni in Namibia. Che ricordo ha di quel periodo?
“Non molto nitidi. Mio papà vive ancora lì mentre io, mamma e mio fratello siamo partiti alla volta dell’Olanda. Dico sempre che ho il desiderio di tornarci per ripercorrere le mie origini. Ma con la vita che faccio per ora è impossibile, non ho abbastanza tempo”.