Di Roberto Zucca
“Persona singolare, fuori del comune, che desta meraviglia per qualità eccezionali”. Il dizionario Treccani definisce così la voce fenomeno. Ed è qui che l’accostamento con ciò che Nimir Abdel-Aziz ha compiuto nelle ultime settimane diventa reale, autentico. Si dice “è la stampa, bellezza!”, ma appena si tenta di chiedere a Nimir se ciò che è stato scritto sul suo conto nell’ultimo periodo lo abbia in qualche modo lusingato, il blasonato opposto dell’Itas Trentino si ritrae:
“No, la prego. Io non mi ritengo un fenomeno. Non sono uno che passa le giornate successive alle partite leggendo ossessivamente ciò che viene scritto su di me e sulla squadra, o a guardare i video degli highlights delle partite o le statistiche. Non fa parte di me, quindi non ho contezza di ciò che accade sulla stampa o altrove”.
Partiamo da un dato oggettivo. Lei è uno dei pochi pallavolisti in grado di fare davvero la differenza.
“Io credo che sia tutta la squadra a fare la differenza. Questo è uno sport di squadra, dove il contributo di un giocatore singolo è possibile solo se si gioca assieme agli altri cinque in campo. Un punto siglato da me o da un altro giocatore è il risultato di un lavoro fatto anche in ricezione, difesa, palleggio e muro”.
Però il video delle undici battute fatte contro Novosibirsk parla di lei. Ed è stato un boom di visualizzazioni.
“Parla di una squadra, Trento, che ha giocato una bella partita e che durante quel mio turno di battuta, concluso con qualche ace, onestamente non ricordo quanti, ha fatto delle giocate vincenti e mi ha permesso di stare in battuta a lungo. La prospettiva cambia”.
Quella partita è ricordata anche per il fatto che lei la l’ha giocata da palleggiatore. Mi rendo conto che sembra una squadra Nimir-centrica. La lusinga?
“Ma non è così! Ho detto che qualora la squadra abbia bisogno di me, sono disposto a giocare in qualsiasi ruolo. E quando Lorenzetti non ha potuto schierare Giannelli e Sperotto ho messo a disposizione la mia esperienza di palleggiatore per aiutare la squadra. È capitato ad altri giocatori e capita in questa situazione di emergenza. È giusto così”.
Cosa le ha detto Giannelli di quella sua prova di palleggiatore? Tra di voi sembra scoccata una bella scintilla.
“Ha fatto i complimenti a tutta la squadra. Ho immaginato il fatto che volesse essere lì con noi a lottare per quella vittoria, che non è certo arrivata perché Abdel-Aziz ha palleggiato. Io e lui siamo molto simili su questo, siamo persone che si sottraggono dalle attenzioni e dalle lodi. Riguardo il feeling che è scattato in campo, dico che non avevo dubbi. È un grande palleggiatore e ci siamo trovati molto bene da subito”.
Trento ha fatto un po’ di fatica. La vittoria netta contro Civitanova ha rappresentato il vostro vero giro di boa?
“Arriva dopo una serie di buone prove e naturalmente fa piacere aver battuto una squadra così forte come la Lube. Abbiamo lavorato e stiamo ancora lavorando per arrivare a quella condizione di forma che dovrebbe essere lo standard di questa Trento. Siamo quasi arrivati al punto e sono contento di questo. Ora spero solo che anche Dick (Kooy n.d.r.) possa tornare presto in campo a lottare con noi”.
Chi ha detto che a Trento non avrebbe potuto ottenere ciò che ha ottenuto a Milano si è dovuto ricredere?
“Beh, io non l’ho mai pensato. Sono due storie diverse. A Milano ho trascorso delle belle stagioni e qui a Trento sono arrivato per fare semplicemente il mio, ciò che Angelo aveva in mente per me. È troppo presto per tirare le somme di questa esperienza, quindi dico che per ora ho dato solo il mio contributo. E per ora dico che, in questo anno così particolare è davvero una bella esperienza”.
Il segreto di Nimir ho capito che non ce lo svelerà. Però si accorge che i tifosi la amano anche per quello che non esprime solo dentro il campo? La gente percepisce la sua umiltà.
“Io sono così. E se la gente impara a volermi bene, ad apprezzarmi per la mia umiltà mi fa davvero piacere. Non c’è un segreto, perché tendo ad essere molto trasparente non solo nel gioco, ma anche fuori dal campo. Credo di essere molto distante dall’ottica del personaggio. Preferisco comunicare con quello che dimostro in campo piuttosto che con quello che dico fuori dal campo”.