Di Redazione
Rischia di avere delle conseguenze anche sulla federazione cinese la vicenda di Yang Fangxu, la giocatrice della nazionale prima sospesa e poi squalificata per quattro anni dalla commissione disciplinare della FIVB per uso di sostanze dopanti. Il caso è clamoroso perché la giocatrice è stata una delle grandi protagoniste della vittoria alle Olimpiadi di Rio de Janeiro e perché la Cina da tempo ha avviato tutta una serie di iniziative per affrancarsi dall’immagine di paese in qualche modo connesso con casi di doping conclamati e prolungati nel tempo in diverse discipline.
La situazione adesso diventa anche diplomatica perché la CADA, l’agenzia cinese antidoping, non ha mai rivelato il caso della giocatrice di pallavolo sospesa nonostante ne avesse l’obbligo: la questione è stata tenuta sotto silenzio per oltre due anni fino alla sospensione, avvenuta prima dei Giochi d’Asia dello scorso anno.
La sostanza proibita che è stata rinvenuta nei test del sangue e nelle controanalisi di Yang Fangxu è l’eritropoietina, si tratta di un’evoluzione della prima EPO, ritenuta pericolosissima anche per la salute degli atleti che la assumevano, che facilita l’ossigenazione del sangue sotto sforzo. Dopo la prima sospensione e le controanalisi che hanno confermato l’uso di sostanze dopanti, è arrivata la squalifica fino al settembre 2022.
Pochissimi i siti cinesi che hanno ribattuto la notizia: uno di questi ha riaperto la questione quando, poco tempo fa, ha fatto una domanda sulla vicenda di Yang Fangxu ai dirigenti della Federazione cinese presenti a una conferenza stampa. Silenzio imbarazzato e nessun commento. Nessun commento ufficiale nemmeno da parte della giocatrice. La vicenda però sta assumendo un clamore sempre maggiore on line, un clamore direttamente proporzionale al tentativo delle istituzioni sportive cinesi di farla passare sotto silenzio.
(Fonte: South China News)