Di Redazione
Giorgio Bottaro, direttore generale di casa Teodora, vede il futuro dello sport italiano fondamentale per una ripresa a tutti i livelli e per il necessario ritorno alla normalità, e tratta questi argomenti nell’intervista rilasciata oggi al Corriere di Romagna.
«Secondo me andrà ripensata del tutto l’attività sportiva con criteri diversi. Prendiamo la Teodora, che vinse il suo primo scudetto con giocatrici che lavoravano, anche grazie ad un posto trovato dalla società. Le ragazze percepivano forse meno che in altre città, ma a Ravenna c’era qualità della vita e fame di vittoria, quindi ci si allenava con entusiasmo dopo le 19, con studentesse e lavoratrici.
Si deve tornare a quell’ipotesi? Probabile. Si deve tornare a viaggiare con pulmini e in giornata? Più che probabile. Bisognerà rinunciare alle sedute mattutine? Quasi sicuro. Bisognerà poi portare ancora più attenzione al settore giovanile, mantenendo l’identità e la storia delle società, che in questo momento ha più punti che uniscono invece che dividere.
Nessuno adesso può farcela da solo, nelle ultime tre settimane ho parlato con diverse società del territorio, che agiscono anche solo a livello di attività giovanile, per capire il loro momento e magari avere suggerimenti. Ci siamo sempre lasciati dicendo che se è possibile fare qualcosa insieme, dovremo farlo. Con gli sponsor dovremo parlare anche di attività integrate, quindi lavoro per giocatrici e magari membri dello staff, utilizzando il loro mondo e la loro sfera d’influenza. Il settore giovanile andrà utilizzato dalle società sportive anche per educare e formare, è una funzione che lo sport non deve abiurare.
La Teodora non ridurrà l’impegno in questo senso ma sono convinto che anche le altre società non lo faranno, a prescindere dal tipo di disciplina. Amministrazione pubblica e Comune dovranno essere bravi a venire incontro alle società su questo argomento».
In chiusura, Bottaro parla delle società dilettantistiche ma anche dello sport come ritorno alla normalità: «Per quanto riguarda le società dilettantistiche, si tratta di realtà con una valenza fondamentale, dai giovani fino alla terza età. Bisognerà sostenerle, non solo con una forma contributiva, ma anche riducendo loro i costi, e parlo soprattutto di palestre, pulizie e trasferte possibilmente ravvicinate.
Dopo il coronavirus il benessere fisico poi sarà fondamentale da ricostruire, quindi lo sport dovrà essere la prima bandiera di una normalità riacquistata, sia praticandolo in prima persona che tornando ad assistervi»