La piccola Franka è nata solo da qualche giorno e Petar Dirlic e la sua compagna Tea sono già al settimo cielo. Se poi aggiungiamo che la carriera dell’attaccante croato sta decollando come mai prima, con l’approdo all’Allianz Milano, il gioco è presto fatto. Ovviamente il lieto evento sposta una gran parte della felicità di Petar sulla sua dimensione privata, ma questo non lo distoglie dai suoi doveri di grande professionista della disciplina. Perché Dirlic è disciplina allo stato puro:
“Per me è un anno molto importante qui a Milano, in quanto rappresenta un’occasione di crescita. Dopo la scorsa stagione a Cisterna volevo alzare l’asticella e puntare ad una realtà che avesse come obiettivo quello di arrivare alle finali scudetto. Qui avrò l’opportunità di giocare anche la CEV, progetto che porteremo avanti in parallelo e nel quale vogliamo dare il massimo“.
Lo scorso anno Milano è stata, mi permetta di dirlo, la sorpresa dei Play Off. Obiettivo è ripetersi?
“Non solo. L’obiettivo è superare lo scoglio della semifinale e provare ad arrivare in fondo. Non sono un giocatore che si accontenta di bissare un ottimo risultato, ma vorrei che anche grazie al mio piccolo contributo e al mio lavoro, la squadra possa fare quel passo in più“.
È consapevole di essere entrato in una famiglia?
“Sono consapevole del fatto di essere entrato in una squadra che ha già creato un’alchimia nelle scorse stagioni e che ha avuto solo qualche innesto. Questo ci ha permesso di lavorare da subito sulla parte più tecnica, perché i nuovi si sono subito ambientati molto bene. Poi sì, mi rendo conto che c’è un bell’affiatamento e ci sono elementi come Matteo Piano che creano un bellissimo clima all’interno dello spogliatoio. Con me è arrivato anche Damiano Catania, con cui ho condiviso l’esperienza di Cisterna. È un ottimo gruppo e lavoriamo molto bene assieme“.
È appena diventato papà.
“Siamo molto felici. Abbiamo preso casa in zona Bicocca per stare vicino all’ospedale in cui è nata nostra figlia Franka, ossia il Niguarda, ed è andato tutto per il meglio. Per noi sarà tutto nuovo, ma bellissimo“.
A Milano si trova bene, deduco. Di Spalato cosa le manca?
“A Milano mi trovo benissimo. La grande città mi ha sempre creato curiosità e l’impatto non solo con il volley è stato ottimo. Io, faccio una piccola precisazione, sono di Kastela, che è un piccolo borgo ad una quindicina di chilometri da Spalato. Ed è proprio dalla mia città che ho cominciato a giocare. Ovviamente mi mancano i miei familiari, mio fratello, gli amici e poi il calcio“.
Il calcio?
“(ride n.d.r.) Sì, sono tifosissimo dell’Hajduk Spalato, la squadra del cuore. Appena posso cerco di guardare la partita in tv, ma andare a vederla del vivo è qualcosa che da quando sono in Italia, mi manca parecchio. Ho avuto anche il mio periodo calcistico, ma ero troppo alto. La pallavolo è arrivato non prestissimo nella mia vita“.
La nazionale invece?
“Quella è una grande soddisfazione e una responsabilità. Vestire i colori del mio paese è un grande onore“.
Si è disegnato un percorso da qui ai prossimi anni?
“Con la nazionale? Mi piacerebbe che la squadra evolvesse come hanno fatto nazionali quali la Slovenia, ad esempio. Mi rendo conto che siamo ancora pochi croati a giocare ad alto livello. Spero che nei prossimi anni il numero dei nazionali che giocano in paesi e in campionati competitivi, come il nostro, possa raddoppiare. Per il resto spero di poter fare qualche buon Europeo e magari un bel Mondiale con risultati soddisfacenti“.
E in Italia a cosa punta?
“Ho il sogno dello scudetto. È per questo che resterò fin quando non vincerò un campionato“.
Non ci abbandonerà poi, Dirlic!
“(ride, n.d.r.) No no, è il campionato più bello del mondo. Insisterò fino a quando non riuscirò a cucirmi lo scudetto addosso“.
di Roberto Zucca