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Passione Volley – Irriducibili Gialloblu: “A Modena si cresce con la pallavolo”

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Di Agnese Valenti

Il nostro viaggio tra le tifoserie italiane prosegue con un’altra intervista: questa volta facciamo tappa nel Tempio del nostro volley, il PalaPanini di Modena, dove sono di casa gli Irriducibili Gialloblu. Da sempre al fianco di una delle squadre storiche della pallavolo mondiale, i tifosi modenesi ci aiutano – con le parole di Stella Donini – a scoprire una realtà talvolta trascurata dai media e un punto di vista originale sul fascino e i problemi dello sport che amiamo.

Come nascono gli Irriducibili Gialloblu?

Derivano dall’unione di due gruppi diversi, venuti dopo Febbre Gialla, storico gruppo dei supporters di Modena ai tempi della Panini. Per problemi con il presidente di allora, che era abbastanza ‘focoso’, la tifoseria si sciolse e si divise in due gruppi. Per qualche anno abbiamo tifato separatamente, andando non sempre d’accordo ma senza grossi problemi. Nel 2011 stava tornando grande entusiasmo, eravamo quasi arrivati in semifinale scudetto con Trento: avevamo tanta gente e allora abbiamo scelto di formare un unico grande gruppo, e da lì sono nati gli Irriducibili Gialloblu! Al momento nel direttivo siamo in sette e siamo ‘misti’ a livello di età: 4 veterani, 3 sotto i 25 anni… stiamo cercando di far crescere un po’ i giovani, perché ci mancava proprio questa componente. Stiamo tentando di mandare avanti il discorso con gente che abbia voglia di farlo. In totale, al momento, siamo circa 200 tesserati. Siamo stati anche molti di più, ma purtroppo i due anni di Covid-19 hanno allontanato molto le persone, anche, ad esempio, dal punto di vista della voglia di andare in trasferta“.

Foto Irriducibili Gialloblu
  1. Secondo lei c’è stato un allontanamento dei tifosi dai palazzetti?

Per quello che riguarda Modena, noi siamo una realtà un po’ ‘anomala’, avendo tanti abbonamenti. Ad esempio noi degli Irriducibili, quando eravamo contingentati, dovevamo addirittura ‘prenotarci’ oppure facevamo dei sorteggi per poter entrare, nonostante fossimo tutti abbonati. È una realtà un po’ diversa dalle altre: nel nostro palazzetto non ho visto tanto l’allontanamento dei tifosi. Più che altro l’ho notato per quanto riguarda le trasferte, per viaggiare e muoversi negli altri palazzetti che magari non si conosce. Perché da noi sappiamo esattamente com’è organizzato, è tutto molto tranquillo“.

  1. Come si è avvicinata al gruppo e qual è stato il momento più bello da tifosa?

Facevo già la tifosa ai tempi di Febbre Gialla, poi sono entrata nel direttivo di uno degli altri due gruppi. Seguo la pallavolo da quando ero piccola: a Modena ci cresci con il volley, non puoi fare diversamente! Quando vivi sempre dentro al palazzetto, bene o male ti avvicini ai gruppi di tifosi che ci sono: il loro entusiasmo ti porta a farne parte. Abbiamo tanti momenti bellissimi, ma il ricordo che ho maggiormente sentito in questi ultimi anni è sicuramente la Coppa Italia del 2015: erano tantissimi anni che non vincevamo niente. Averla conquistata partendo da sfavoriti (contro Trento, n.d.r.), è stato uno dei momenti più emozionanti degli ultimi anni. Era una squadra veramente speciale, erano molto uniti, molto disponibili con tutti: eravamo un unico grande gruppo, squadra e pubblico. Poi vincere a Bologna, vicino a casa… abbiamo praticamente occupato il palazzetto!“.

Foto Irriducibili Gialloblu
  1. Segue la pallavolo da molti anni: secondo lei, ci sono differenze con il tifo negli altri sport e cosa è cambiato negli ultimi anni?

Andavo anche allo stadio: è tutta un’altra cosa. Nella pallavolo c’è sicuramente anche l’avversario, ma quando è finita la partita si va a bere una birra tutti insieme e si festeggia. È tutto molto più a portata di famiglia: non ci sono gli esagitati che si possono trovare in altri sport, e se capita che ci sia qualche elemento del genere (che negli anni ci siamo ritrovati ‘in casa’ anche noi) basta isolarlo e non succede niente. In altri sport fanno molto più ‘branco’ che gruppo: da noi invece è esattamente il contrario. Si va al palazzetto per divertirsi, per passare due ore senza pensieri. È un altro modo di tifare. È cambiato molto negli anni: sicuramente si è evoluto, e i social network hanno modificato molto il pensiero generale. Sei sempre sotto gli occhi di tutti, ogni cosa che fai, sia la squadra che i tifosi. Questo fa parte del gioco moderno“.

Foto Modena Volley
  1. Come avete vissuto il periodo della pandemia?

Modena Volley è molto attiva sui social e quindi siamo sempre informati su tutto quello che succede. Due anni a guardare la partita in TV, tra l’altro con un servizio streaming non proprio ottimo, non è stato assolutamente facile. Più che altro perché si perde la collettività: ognuno tifa da casa propria, ma non è la stessa cosa. Hanno fatto anche l’esperimento l’anno scorso, di far fare il tifo su Zoom durante la Coppa Italia, proiettando i tifosi che ovviamente da casa guardavano la partita! Ce l’ho ancora in mente perché sono rimasta traumatizzata (ride, n.d.r.)… è stato un po’ aberrante! Capisco che ci abbiano provato, però vivere la partita da casa non è viverla al palazzetto. Ti manca il partecipare attivamente alla squadra e al gioco.

Dopo la partita si va a mangiare la pizza, ci si scambia una chiacchera prima… al palazzetto c’è un ambiente familiare, un gruppo di amici, che purtroppo da casa manca. Noi, come tifoseria, facciamo spesso la differenza, e viverla da casa è stata veramente dura! Certo, non si poteva fare diversamente, ma avrebbero sicuramente potuto aprire un po’ prima. Ad esempio, rispetto al calcio, ma anche cinema e teatri (dove magari al buio non si vede se si indossa la mascherina o meno), siamo arrivati sempre un po’ in ritardo. Quando gli altri erano arrivati ad una capienza più alta, noi ancora eravamo al 35%“.

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  1. Ci sono altri problemi, al di là dell’emergenza? Ci sono rischi di disaffezione alla pallavolo?

Sul piano nazionale la pallavolo, secondo me, sta facendo un po’ fatica: nonostante le vittorie agli Europei, sia maschili che femminili, l’attenzione resiste nelle realtà più piccole, dove c’è più seguito, mentre nelle metropoli negli anni si è visto un minore coinvolgimento. C’è stata qualche grande città che sporadicamente ha avuto qualche momento di gloria, ma è durato piuttosto poco. Anche a Milano, nonostante vada bene, con il quinto posto di quest’anno, nel palazzetto non c’è una tifoseria numerosa. Le squadre fanno anche più fatica a rimanere a livelli alti, a mantenere standard elevati: chi è abituato ad andare al palazzetto per veder vincere, se non vinci purtroppo non viene più, soprattutto se non sei una realtà abituata ad andarci sempre. Sarà dura uscire dalla pandemia senza strascichi, soprattutto dal punto di vista economico, per garantire certi standard a cui il pubblico è abituato. Noi siamo andati a vedere Modena anche quando era veramente triste, ad esempio quando si perdeva sempre 3-0 e non ci si qualificava per i playoff; ma in generale sai che, se vuoi avere un riscontro dal punto di vista del pubblico, devi dare anche una squadra adeguata“.

1° PUNTATA – I Sirmaniaci
2° PUNTATA – Amici delle Farfalle

(continua)

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