Di Stefano Benzi
Stavolta non c’è alcuna festa e il rammarico è grande. Ma è anche inutile fare finta di essere quelli che ragionano con il senno di poi: che lo Zenit sarebbe stato un ostacolo durissimo lo si sapeva e bastava aver dato un’occhiata a una delle quattro partite vinte in precedenza dai russi, tutte per 3-0, per poterlo testimoniare. Per battere un carro armato del genere serve una partita quasi perfetta ed era necessario sbagliare pochissimo. La Lube ha sbagliato forse troppo, ma ha anche giocato con grande aggressività: e senza questo carattere il cratere ora sarebbe molto più ampio.
Nel primo set la Lube riesce nell’impresa anche solo di essere competitiva: rintuzza l’aggressività dello Zenit che in due occasioni riesce a conquistare break favorevoli. È fondamentale stargli addosso e i marchigiani ci riescono: non solo, nella fase finale del set hanno addirittura due sontuose occasioni per chiudere il match ma Christenson diventa sfortunato protagonista del match prima sbagliando i temi di un appoggio a Juantorena, che si fa murare e poi buttando in rete il suo turno di servizio. Lube sfortunata con un primo tempo di Candellaro che il videocheck battezza out di un nulla. Al primo set point i russi concretizzano: e tanti saluti.
Nel secondo set la Lube trova un break davvero brillante: quattro i punti di vantaggio al 22esimo rally. Ma nemmeno questo atteggiamento molto più aggressivo rispetto al primo set paga: i russi si prendono il loro tempo e come in un round di braccio di ferro, dopo essere stati sotto, ribaltano la situazione e si portano avanti. La Lube va sotto pressione e poi decisamente in affanno. I russi si portano sul 23-19 e gestiscono gli ultimi punti senza alcuna ansia.
Lube sempre molto aggressiva anche nel terzo set ma quella avversaria è una squadra straordinaria: si parla tanto e sempre del solito Leon, magari pure troppo… la chimica nello Zenit è una componente fondamentale. È una squadra spietata che non sbaglia quasi mai. Anderson o Mikhayloz o Leon… c’è l’imbarazzo della scelta dall’altra parte mentre la Lube comincia ad avere la testa pesante e soffre. Un paio di errori di Sokolov in attacco, un’invasione chiamata a Christenson, un errore pesantissimo di Juantorena al servizio in un momento cardine del terzo set, rendono tutto davvero troppo complicato. Lo Zenit gestisce il finale con la consapevolezza di chi sa di essere più forte: e il match viene chiuso senza indecisioni da parte dei russi che conquistano il loro primo titolo mondiale. Leon chiude con 19 punti, il top scorer è Juantorena con 22 punti.
La delusione tra le fila della Lube è grande, ed è comprensibile: ma in tutta onestà questo Zenit si è dimostrato davvero troppo forte per tutti. Una raffica di 3-0, cinque!, dal primo match alla finale. La Lube sa di aver commesso qualche errore ma anche di aver dato davvero tutto. Non è bastato…